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Scene madri (1). La sottile linea rossa: "Io sono due volte l'uomo che è lei"
di davidestanzione
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 "Tra la lucidità e la follia c'è solo una sottile linea rossa". Così scriveva Rudyard Kipling e così l'ha girato Terrence Malick, tra lucidità e follia, tra livore e contemplazione, alternando decantati filosofici e crude raffigurazioni naturaliste al limite dell'impressionista. Un epidermico poema sinfonico sulle brutali storture della guerra, quello partorito dal più grande eremita della settima arte, con uno script in grado di risultare al contempo documentaristico e assorto, mistico e terragno. Un'epica smantellata e antieroica in cui il sussulto pneumatico dell'universo (di UN universo) viene riversato sullo spettatore in qualità di pura essenza, di respiro emanato a pieni polmoni che include coloro che ne vengono pervasi e insieme li condanna senza pietà, alitando mortifero e implacabile. Un opera-mondo, il terzo film di Malick: definizione che, per una volta, non è in dissonanza o in eccesso rispetto alle reali ambizioni dei film, dei suoi sconfinati piani sequenza biggerthan life in quanto posti un gradino più in alto della vita stessa, in quel limbo evanescente in cui attecchisce e balugina quel “Dio” tanto invocato o ciò che a lui è più simile o assimilabile. Un “Dio ovunque” e plurale. Spinoziano, a voler essere epigrammatici, incarnato(si) in celluloide nella sua forma più alta ed epurata, priva di scorie concettuali e dialettiche. Solo Terrence Malick, con la gravosa leggerezza del suo genio, poteva ritrarre in celluloide il Dio spinoziano con tale fotogrammatica semplicità. Solo lui. “Chi sei tu, per vivere sotto tutte queste forme”.Un capolavoro che può anche diventare una lacerante ossessione spirituale, “La sottile linea rossa” di Terrence Malick. Vedetelo, vivetelo, rivivetelo, rivedetevelo. Assorbitelo e sciupatelo, lasciate che vi prenda e che vi ustioni, uscitene il più tardi possibile. E se siete insegnanti di filosofia magari usatelo per spiegare Spinoza. Vale più di mille parole. “Buio dalla luce, conflitto dall'amore. Sono il frutto di una sola mente, i tratti di un solo volto. Oh anima mia, fa che io sia in te adesso ...”

“In questo mondo un uomo, solo, non è niente. E non esiste un mondo all’infuori di questo.”

“E’ lì che sbaglia capo, io un altro mondo l’ho visto, anche se a volte penso solo di averlo immaginato.”

E il volto di Sean Penn quando JimCaviezel gli dice: “Io sono due volte l’uomo che è lei”. Impagabile l’espressione interrogativa e sprezzante che gli impregna il volto. Immenso.

 

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