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Coraggio o incoscienza?
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In quel meraviglioso ventennio degli anni '60 e '70, il cinema viveva uno dei suoi momenti più alti. Registi, attori, direttori della fotografia, sceneggiatori, montatori, musicisti sembrava facessero a gara per sfidare le leggi della fruibilità in nome della sperimentazione, con risultati a volte discontinui, se si vuole, ma con il folle desiderio di invertire i presupposti intrinsechi di un'arte comunque "industriale", per sua natura costretta ad attraversare senza scampo le forche caudine del recupero dei (più o meno ingenti) capitali investiti attraverso gli incassi in sala.

Il tutto con la compiacenza, o quantomeno la tolleranza, di produttori, distributori ed esercenti. Anche molti di coloro che utilizzavano di norma un linguaggio magari più convenzionale non erano immuni da questa tendenza: il dimostrare di saper sperimentare sfidando il ritorno commerciale era quasi una tacita prova d'esame obbligatoria per ottenere lo statuto di artista completo. La cosa interessante è che siccome il sincretismo cinematografico costringe diversi elementi artistici a interagire - o se non altro a coabitare - ecco che in un film, magari non riuscito nella sua interezza, si riesce ancora oggi a gustare degli sprazzi di sana libertà espressiva anche fosse solo nel tipo di montaggio o illuminazione, recitazione o sonorizzazione di una sola scena particolare.

Per esempio, un film che non mi sento di definire un capolavoro assoluto - Un tranquillo posto di campagna di Elio Petri - contiene dei momenti sublimi tra i quali una delle più affascinanti intro/titoli di testa della storia del cinema. Un vero e proprio video-clip sull'astrattismo, sia visivo che sonoro.

Dopo gli anni '70, solo pochi fortunati maestri sono riusciti ad avere (o mantenere) il potere contrattuale di imporre scelte più ardite. La forbice tra mainstream e avanguardia si è ormai allargata a dismisura. 

Quel virtuoso "esame di passaggio" non è più obbligatorio, anzi è visto con sospetto, se non con totale avversione. La nota più triste è che non sono solo coloro che finanziano un progetto a rifiutare  proposte non omologate additandole come mere idee "stravaganti", ma sono addirittura gli artisti stessi che spesso si limitano preventivamente auto-censurandosi, tra l'altro in modo via via sempre meno consapevole.

Entrando nell'ambito delle mie conoscenze specifiche, provocatoriamente mi viene da pensare che se un maestro come Morricone si fosse palesato con una trentina di anni di "ritardo", oggi forse non ci saremmo neanche accorti della sua presenza. 

 

 

 

Postfazione (di Database)

Inizia con questo post la collaborazione a Cinerepublic di Giovanni Venosta, musicista e compositore, divoratore di film, collezionista compulsivo e appassionato. E grande divulgatore, per chi ha la fortuna di conoscerlo. Una fortuna che ora siamo felici di condividere con voi, qui su Cinerepublic.

 

Filmografia di Giovanni Venosta Film.tv.it

Filmografia di Giovanni Venosta. Filmografia completa, immagini, foto e opinioni del pubblico

 

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