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"Detour" 1945, Recensione
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RETROVIEWER. RETROPROIEZIONI (MAI) VISTE

Di Filippo Stefano Matarazzo (Regista di Cafè Jonquille)

Ci sono rimaste due scelte: amore o morte. Orson Welles

 

Frammenti di un Bicchiere rotto, schegge di vetro, cristalline,

Frammenti di un Bicchiere rotto, sempre lo stesso.

 

 

Primo Frammento: La Fuga, La Morte

Scappare da situazioni, persone, luoghi, per poi ritrovarsi ad avere a che fare nuovamente e per sempre con le stesse persone, luoghi e situazioni, magari altre, ma identiche: questo è il Detour che a livello filosofico è molto vicino all’eterno ritorno di Nietzsche, è stato il primo ad avere un’idea completa di Detour,
ma la scoperta era giovane, ci volevano cent’anni di cinema per rendere l’idea di Detour insopportabile, impossibile solo pensarla senza star male, all’inizio era un’idea affascinante ma il cinema e la vita non potevano, come sempre hanno fatto, che abusarne. Chiudere gli occhi durante un Detour? Si rischia di perdere la strada, di uscire di strada, ma non certo finisce il Detour, il Detour non può finire che con la nostra morte. Ma siamo noi ad uscire di strada, a finire la corsa, a rientrare nei Box o è la macchina che ci chiama a sé, che decide d’andare a sbattere, che ci costringe a tornare ai box? Siamo noi gli assassini del signor Haskell o è stato lui a morire, qualcun altro ad ucciderlo?

 

 

 

Secondo Frammento: l'Ossessione

Lo sguardo che il cliente-protagonista ha nel bar ad inizio film è lo sguardo rassegnato di chi ancora viva d’illusione mentre tenta di liberarsene, mentre
continua il suo Detour…
 
L’ossessione del Detour, sia della comprensione filosofica del
Detour che dello stesso vivere e farsi vivere del Detour è ben espresso da questa frase-situazione (un cliente ascolta un motivetto che l’ossessiona):
 
Quel motivo! Perché quel maledetto motivo mi seguiva ovun-
que senza darmi tregua?   Avete mai desiderato cancellare un pezzo della vostra memoria senza riuscirci? Potete cambiare ambiente. Ma basterà un profumo o una frase detta da qualcuno e ci cascherete di nuovo.

 

 

Terzo Frammento: l'illusione

Un’illusione può essere uccisa da un’illusione altrui o noi stessi creiamo anche quell’altra illusione che definiamo illusione altrui?  Siamo gli artefici totali della nostra vita o le vite di più persone si incrociano e fanno un percorso assieme?
E se un’illusione che noi non riteniamo nostra gli altri ce l’attribuiscono come nostra, è una nostra illusione o un’illusione altrui, e quest’illusione altrui non è ancora comunque  nostra? È la polizia che sbaglia se ci accusa ingiustamente o siamo noi a credere che la polizia ci accusi ingiustamente in quanto noi siamo effettivamente colpevoli di quell’illusione (e sono sempre e comunque
le illusione ad essere condannate)?

 

 

 

Quarto Frammento: La Scelta

Qual è il nostro rapporto con la morte? Dobbiamo vivere col timore di essa o sapere che ci appartiene sempre e comunque o rifiutarla categoricamente?
Il regista decide di filmare qualcosa e quindi la maniacalità di Kubrick è accontentata o il film ha un’autonomia propria in quanto racchiude certi momenti,
passaggi di Detour: insomma monto il film in due o tre modi e poi ne scelgo uno: uno dei giri, dei momenti del Detour, giro la scena più volte e poi ne scelgo uno, due o tre luoghi e poi ne scelgo uno, due o tre inquadrature poi ne scelgo una,
due o tre possibili tagli poi ne scelgo uno, due o tre tipi d’interpretazione e poi ne scelgo uno: sono racchiusi in potenza, in questo senso tutti i Detour
possibili in un unico Detour?

 

 

Quinto Frammento: il Cinema


Quando si fa un paragone tra due film che sono lontani anni luce uno dall’altro è perché effettivamente sono vicini in quanto sono solo due degli infiniti giri di cui è composto il Detour? E quindi un film non è altro che il risultato già morto, la corsa già avvenuta con tanto di risultati finali: Schumacher secondo ecc.. e invece il Detour è la pre-produzione, la produzione, la post-produzione e la mente di chi osserva un film, non più nella pellicola? Questo suo essere Detour è l’unico senso e vita del cinema, l’unico suo motivo d’esistere?  Insomma nel filmato della gara automobilistica (una qualsiasi gara automobilistica o in "pista di fuoco" di Edward Ludwig) viene intrappolato solo una minuscola parte della gara in ogni senso come in un film non viene che inquadrata una minuscola parte del film stesso? Forse questa l’idea di Ghezzi (accennata filsoficamente nei suoi lavori) di non voler spegnere la telecamera, tentare di filmare tutto il Detour, cosa impossibile ma affascinante.Ed ecco la solita domanda che riemerge nella conversazione Eco-Ghezzi (Documentario) “perché non fai cinema?” Ecco ogni volta un giro, una risposta diversa, un diverso modo d’affrontare la situazione, ma l’importante è il giro stesso, giro  di parole: Detour. Incompatibilità e incomprensione tra le persone:   Detour.

 

 

Sesto Frammento: la Reincarnazione

Che fare però dei morti che ci portiamo sulle spalle? Tentare di
eliminarli o portarli con noi nel nostro Detour? E quando durante un Detour  riposiamo, siamo ai Box, che avviene? il Detour và avanti, è vero, ma in che modo se noi stiamo dormendo, in che modo agiamo su ciò che sta avvenendo?
Il film “Mortacci” sottolinea il fatto di come siamo vivi in un Detour continuo finchè tutti avranno cancellato dalle loro esistenze il nostro Detour, e solo in quel modo saremo usciti dal Detour. Haskell non è più il morto che è steso per terra ma la ragazza che sale con noi sull’auto: ecco la versione americana di
Mortacci: la gente continua a vivere in altre persone, la reincarnazione esiste ed è reale ma è più semplice di quel che crediamo: la ragazza è Haskell, ma anche non
lo è.

 

 

Settimo Frammento: Interpretazione


La ragazza però se ne viene con: “il tuo problema è che prendi tutto sul serio invece di prendere quello che capita” .Il destino o qualcosa di misterioso può abbattersi su di noi anche senza averne un motivo. Concludendo, ripeto, Detour cinematografico del ripresentarsi di oggetti, simboli, espressioni,
canzoni, concetti… Come un bicchiere continuamente rotto… sempre lo stesso… Ecco che avevamo già intuito il Detour senza sapere di cosa si trattasse a livello concettuale. Lo avevamo vissuto, quotidianamente, senza mai capirlo. Ora una chiave d'interpretazione è stata fornita, non ci sono più scuse

 

TEMI ED ELEMENTI DEL FILM:

l’ossessione della musica
 
l’ossessione dell’amore
 
L’ossessione per la donna
 
l’ossessione degli uomini per i soldi
 
Il rapimento
 
Colpevolezza o innocenza dell’altrui morte

 

 

ALTRI DETOUR: (film, concetti, astrazioni)


la ragazza di “Su, su, due volte vergine di Wakamatsu”
Il pianoforte in “Detour”
Il rapimento

Colpevolezza o innocenza dell’altrui morte

“RUNNING IN MADNESS, DYING IN LOVE”
“Su, su due volte vergine”
Tutta la filmografia di Koji Wakamatsu 

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