Sono allibito, quindi sto scrivendo un post che più che a un post assomiglia ad uno sfogo. Perché è stato davvero sconcertante e deludente per me apprendere che il nuovo film di Aurelio Grimaldi, il promettente “Raqmar” in uscita oggi 15/05/2025 avrà il piacere di vederlo in sala si e no il regista stesso e forse qualche suo parente. Ebbene sì: due le sale che lo programmano in tutta Italia - annuncia Film.tv.it - che a guardar bene forse arrivano a cinque, con la benevolenza e abbondanza di uno o massimo due spettacoli giornalieri.
Quasi non ho parole, anche se la casa di distribuzione (Enjoy Movies) che non è proprio Eagle Pictures o Medusa, ma neanche Teodora o Movies Inspired, fin da subito non mi aveva fatto presagire il meglio.
Perché da assiduo frequentatore del cinema in sala, consumatore della qualunque dal mainstream all’essai, dall’horror al dramma, mi chiedo perché dei tanti, tantissimi film distribuiti con almeno una ventina di sale - cifra che a occhio e croce definirei il minimo per smuovere almeno gli accaniti ricercatori cinefili a raggiungere il capoluogo di regione o comunque fare i 100/150 km massimi pur di arrivare all’obiettivo di vedere il film - non possa rientrare anche “Raqmar”. No, per questo film si è scelta l’invisibilità totale. Nella stessa settimana “Paternal Leave” della moglie di Luca Marinelli, dal trailer e dalla trama un soggetto stravisto in mille declinazioni (anche recenti), ne ha ben 150!
Raqmar (2025): locandina
Raqmar (2025): Leo Gullotta
La carta stampata anche specializzata lo ha sostanzialmente ignorato, forse non hanno trovato informazioni neanche i giornalisti, anche sulla rete pochissimo materiale, e sul fatto ormai conclamato della praticamente non distribuzione un silenzio assordante. I pochi che ne scrivono sono tuttavia entusiasti, raccontano un’opera che affronta con sensibilità e “fuori dalle solite logiche” (cito Nocturno.it) il tema dello sfruttamento del flusso migratorio nel nostro Paese.
Eppure non è opera di un’esordiente a rischio, non è neppure un film dell’Ubzekistan con sottotitoli. Nel cast ci sono Leo Gullotta, Alessio Vassallo e Giuliana De Sio, eh. E’ un film di Aurelio Grimaldi, eh. Uno che con alcuni dei suoi film più quotati dal punto di vista commerciale sta beatamente in tv su canali come Cielo in continuazione (penso alle continue repliche de La donna lupo o L’educazione sentimentale di Eugenie). Uno che ha saputo tirare fuori il suo talento oltre che con i film d’esordio, con opere di rara intensità e delicatezza come il piccolo “Iris” o il rifacimento “Rosa Funzeca” apprezzate dalla critica. Un autore controverso, talvolta disturbante, certo, ma mai banale. Ce ne sono davvero così tanti in Italia?
Non è nuovo a un’altalenanza di riscontro critico e commerciale il regista, per carità, anche a Film.tv.it in un’intervista rilasciata a Merzo 2020 a Pietro Cerniglia il regista già raccontò del successo delle sue ultime distribuzioni ai festival internazionali e meno qui nel nostro Paese, ma credo che la totale invisibilità di “Raqmar” davvero Aurelio Grimaldi non la meriti. Non la dovevamo permettere.
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