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Berlino 2025: Kontinental ’25, la nuova odissea morale di Radu Jude
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Radu Jude torna al Festival di Berlino con il film Kontinental ’25, un’opera che sfida le convenzioni del dramma sociale con la sua miscela unica di tragedia, ironia e riflessione etica. Il regista rumeno, noto per il suo approccio innovativo e provocatorio, porta sullo schermo la storia di Orsolya, un’ufficiale giudiziaria di Cluj costretta a confrontarsi con una crisi morale dopo aver sfrattato un senzatetto, che si suicida poco dopo.

Un racconto radicato nella realtà sociale rumena

La premessa del film Kontinental ’25 nasce da un fatto di cronaca che ha colpito profondamente Jude, il quale ha visto in esso il riflesso di una società sempre più polarizzata dal divario economico. “Nonostante la crescita del PIL, la forbice tra ricchi e poveri in Romania non ha fatto che allargarsi”, afferma il regista. Il film, dunque, diventa una lente d’ingrandimento su una realtà in cui il progresso economico non significa necessariamente maggiore giustizia sociale.

Cluj, la città in cui si svolge la vicenda, è il simbolo di questo contrasto. Da un lato, un polo tecnologico in espansione con ambizioni da smart city; dall’altro, un’urbanizzazione caotica che ha lasciato ai margini i più vulnerabili. Il film cattura questa dicotomia anche visivamente, con immagini di villaggi periferici senza infrastrutture contrapposte a grattacieli e centri direzionali all’avanguardia.

locandina

Kontinental '25 (2025): locandina

Una costruzione narrativa ispirata ai maestri del cinema

Jude cita due fonti di ispirazione principali per la struttura del film: Europa ’51 di Roberto Rossellini e Psycho di Alfred Hitchcock. Come in Psycho, la narrazione si sposta dalla vittima al presunto “colpevole”, in questo caso Orsolya, la quale, pur non essendo direttamente responsabile della tragedia, si interroga sul proprio ruolo all’interno di un sistema disumanizzante. “Lei si sente complice, come chiunque altro attorno a lei”, osserva Jude.

Il ribaltamento prospettico è accompagnato da un tono che oscilla tra il dramma e la commedia. “Quando analizziamo le nostre reazioni di fronte alle tragedie, spesso ci accorgiamo di quanto siano assurde”, dice il regista, che si rifiuta di etichettare il film Kontinental ’25 come satira, preferendo definirlo una riflessione sull’assurdità delle dinamiche sociali contemporanee.

 

Un’estetica minimalista e un cinema povero di mezzi, ma ricco di idee

Girato in soli 10-11 giorni con un iPhone e senza l’ausilio di luci artificiali, Kontinental ’25 si inserisce nella tradizione del cinema “povero di mezzi”, evocando i film di Rossellini e i Lumière. La scelta di un’estetica essenziale non è solo una questione di budget, ma un preciso intento artistico: “Molti film sulla povertà sono realizzati con budget milionari, creando un paradosso che volevo evitare”, spiega Jude.

Un altro elemento visivo che colpisce è l’uso di riprese documentaristiche, con immagini di edifici reali che gradualmente prendono il sopravvento sulla narrazione. Tale fusione tra finzione e realtà è un filo conduttore nella filmografia di Jude e qui assume una valenza particolare, suggerendo che la vicenda di Orsolya è solo una delle tante storie sommerse in un contesto più ampio.

 

Eszter Tompa: un’interpretazione che aggiunge complessità alla protagonista

La scelta di Eszter Tompa per il ruolo di Orsolya è stata quasi fortuita: l’attrice, che aveva un piccolo ruolo nel precedente progetto Dracula, ha colpito Jude per la sua intensità e capacità di trasmettere sfumature complesse. Inoltre, il suo background ungherese aggiunge un ulteriore strato alla narrazione, toccando temi di identità e nazionalismo in una Transilvania storicamente contesa.

Eszter Tompa

Kontinental '25 (2025): Eszter Tompa

Dinosauri e capitalismo: un’allegoria post-umana?

Uno degli elementi più curiosi del film Kontinental ’25 è la presenza di statue di dinosauri, inserite quasi per caso dopo che la troupe ha scoperto un Dino Park vicino alla location delle riprese. Per Jude, queste immagini possono essere lette come un simbolo di un futuro post-umano o della tendenza a commercializzare ogni aspetto della storia e della natura. “Credo si possa scrivere un intero saggio sul loro significato”, scherza il regista.

Un nuovo capitolo per il cinema rumeno

Radu Jude si è affermato come una delle voci più originali del cinema europeo contemporaneo, capace di unire rigore storico, sperimentazione formale e sguardo critico sulla società. Con Kontinental ’25, il regista prosegue il suo percorso, confermando il suo interesse per il confine tra fiction e documentario e la sua capacità di trasformare eventi quotidiani in potenti riflessioni esistenziali.

Mentre il cinema rumeno si evolve oltre la generazione della New Wave, Jude sottolinea la necessità di maggiore diversità stilistica, ispirandosi alla versatilità del cinema portoghese. “Forse sto dicendo solo un sacco di stronzate diplomatiche”, conclude con autoironia. Ma se c’è una cosa certa, è che Kontinental ’25 non lascia spazio a facili diplomazie, bensì a domande difficili e scomode che il pubblico del Festival di Berlino 2025 difficilmente dimenticherà.

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