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Grigoriy Dobrygin, Chulpan Khamatova

Quiet Life (2024): Grigoriy Dobrygin, Chulpan Khamatova

 

Ed anche l'ottantunesima edizione della Mostra del Cinema è stata archiviata. Un'edizione davvero bollente in cui è stato un privilegio fare la fila in Sala Perla, Sala Casino e Sala Volpi, tutte all'interno dell'ex Casa da Gioco del Lido. In tutti gli altri posti un'afa terribile ed un sole cocente mettevano a rischio la sanità mentale di pubblico e accrediti chiamati, soprattutto i secondi, a mettersi in coda con un certa premura per accaparrarsi i posti preferiti. Ebbene sì, ci voleva qualche tettoia all'esterno per non cuocere in attesa di entrare in ghiacciaia. Una volta dentro era obbligatorio infilare il pastrano e le calze di lana. Il mare, dal canto suo, s'è divertito ad alimentare l'altrui sofferenza privando i festivalieri del ristoro della sua brezza anche nel giorno in cui Angelina Jolie s'è presentata sul Red Carpet col paltò di pelliccia. E la povera Julienne Moore, a cui avevano stirato i capelli in una giornatina da 90% di umidità, l'han dovuta seguire con la bomboletta di lacca alla mano per incatramare i ciuffi ribelli nell'aria salmastra. Comunque bella come il sole nel suo scintillante abito giallo. Nel giorni della Mostra più di qualcuno ha sfidato il bon ton esibendo vestitini svolazzanti, pure nella burrascosa giornata di venerdì in cui il vento, desaparecido come il deputato brasiliano Rubens Paiva, ha scoperto qualche tetta e qualche "vulva sciroppata" come quella sepolta nel tormentato "orto americano" del freddo Idaho. Nel caldo afoso del Lido, invece, la Tesla del 112 ha rallegrato i passanti in un cortocircuito di sportelli automatici, luci stroboscopiche e musica disco. Ai più è sembrata la consolle di un dj anziché la volante della polizia che nella profusione di luci e movimenti di porte riscaldava ulteriormente un'atmosfera pregna di sudore. Si, credo proprio che anche la supercar delle "fiamme oro" abbia sudato agitandosi come un gabbiano starnazzante nel lungomare Marconi. Non solo il clima denso di umidità ha perlato la pelle accalorata del pubblico veneziano.

  

scena

L'orto americano (2024): scena

 

Si dice sia stato altrettanto bollente "Babygirl" di Halina Rejin. Non l'ho visto ma spero di recuperarlo e verificare personalmente. Di certo non lo è stato abbastanza "Queer" per il mio vicino di poltrona che forse sperava in un film porno ed invece si è dovuto accontentare di Guadagnino ed una mano sulle chiappe. Tiepido mi sembra il termine giusto. Ma se fuori uomini e donne si scioglievano come il burro al sole, in sala si combatteva contro il gelo nordico dell'amore norvegese, un amore affatto passionale, decisamente chiacchierato, eccessivamente cerebrale. Tra piogge e temporali si buttava un gelido sguardo sull'algido "Aprile" di Dea Kulumbegashvili, tra rapporti sessuali freddi e scabrosi. Mentre il regista Alexandros Avranas faceva della mancanza di "calore" umano il leitmotiv di "una vita tranquilla" si ghiacciavano i piedi e le mani tra la neve soffice e pura che cadeva sul villaggio di Maura Delpero, una coltre che ormai non sembra possa più ricoprire i campi e i pascoli montani danneggiati dal cambiamento climatico. E chi dimenticherà più le geometrie minimaliste ed inospitali del brutalista Laszlo Toth? Ma il calore, tutt'altro che domo, affatto impaurito dall'aria condizionata e da un pioggia solitaria prosciugava la polpa dei pomodori e la resistenza degli uomini di "One of those days when Hemme dies", tiepido riscaldava l'autunno di Maria Callas, dolcemente bagnava il diafano volto di Tilda Swinton sdraiata sul lettino di un solarium circondato dalla pace che noi tutti cercavamo, indolenti per le file da fare al bagno, al bar, ai cancelli della mostra, all'autobus... Insomma, è stata una Mostra faticosa e beffarda che ha regalato emozioni e divertimento. Il caldo l'ha fatta da padrone ma non ha impedito a nugoli di fan di accamparsi di notte davanti al Palazzo del Cinema per aspettare la sera dopo l'arrivo delle Star. Il sole in fondo si poteva coprire con l'ombrello da pioggia e l'effetto del pomodoro secco mitigare con qualche borraccia d'acqua. In premio c'era un autografo ed un selfie con Nicole Kidman, Brad Pitt, George Clooney ed il giullare Lady Gaga. Venezia vale un po' di fatica. La Biennale però ci regali l'anno futuro, una bomboletta di deodorante e una bottiglia d'acqua invece della solita borsa. In calce i film che ho visto ed il mio sindacabile e non ancora definitivo giudizio. Il tutto in ordine rigorosamente cronologico.

 

Tilda Swinton

La stanza accanto (2024): Tilda Swinton

 

Nonostante *** 1/2

Quiet Life ****

El jockey *** 1/2

Maria ***

Marco ***

Trois amies ****

Why War ***

Campo di battaglia *** 1/2

The Brutalist ***1/2

Wolfs *** 1/2

Ainda estou aqui *** 1/2

Leurs enfants apres aux *** 1/2

The room next door ****

Vermiglio ****

L'attachement *** 1/2

Harvest *** 1/2

Queer *** 1/2

Happy Holidays ****

Joker: Folie à deux *** 1/2

April *** 1/2

Stranger eyes *** 1/2

Aicha ****

One of those days when Hemme dies ** 1/2

Love ***

L'orto americano ** 1/2

 

 

Giuseppe De Domenico, Martina Scrinzi

Vermiglio (2024): Giuseppe De Domenico, Martina Scrinzi

 

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