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Le serie non mi piacciono
di Lehava
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Lehava

Lehava

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Scrivo questo post di getto, di pancia, in un momento di sconforto e con il rischio di pigliarmi qualche improperio. I più giovani mi guarderanno con commiserazione, tacciandomi di essere soltanto una boomer - e la cosa non è che mi dispiaccia in fondo, perché è vero! Ps: per i vecchietti: boomer è un neologismo semantico coloritamente spregiativo, oggi accettato dall'Accademia della Crusca, alla quale rimando per la definizione precisa e dettagliata.

Veniamo al dunque: a me le serie non piacciono. Che volete che vi dica? Non faccio naturalmente di tutta un'erba un fascio: ammetto ce ne siano di ben fatte, e ne ho pure guardate alcune puntate. Eppure ….. ecco, forse è una questione di carattere: non sono mai riuscita a fidelizzarmi nell' "arte": da negli anni della giovinezza, con gli amici, la domanda era: "quale è il tuo attore preferito?" "il tuo cantante preferito?" "il tuo scrittore preferito?". E' ovvio che si tratti di semplificazione banale, ma anche qui, su film.tv., alcuni utenti non hanno mai nascosto la propria predilizione viscerale e totale per un autore specifico. Magari ammettendo errori ed insuccessi, ma rimanendo comunque aggrappati alla propria certezza personale. Io però no. Proprio non ci riesco. Chissà, magari è la legge del trapasso di una vita spesa nella costanza. Forse non c'azzerra ma affezionarsi in toto, Oddio,  non c'è verso! Altro mie gravi pecche - e questa sono tanto, tanto mie :-) - la mancanza di pazienza, a cui si aggiunge disordine, sbadataggine, pigrizia e e sopportazione fisica limitata.

Mi è impossibile. Ci ho provato ma nulla: noia e nervoso sovrastano. Il fatto è questo: chi riesce a seguire una narrazione a puntate, magari con distanza settimanale e quindi attesa sulle evoluzioni, a ricordarsi che quel giorno specifico trasmettono, ad appassionarsi in un tempo dilatato di cui non si è padroni (non, per intenderci, come con un libro per cui le pause fisiologiche - perchè non si può finire in un fiato, almeno, quasi mai - sono decisione del lettore)? Non io, Lehava. O meglio, come accennato, tentativi sono stati portati avanti e ricordo con affanno soprattutto il primo, quando ancora ero giovane ed atletica: "Lost". Chissà perchè mi ero convinta che sarebbero state una decina di puntate: bella la prima! "Dai, resisti, è una maratona, ma è tua". Ma all'apparir del vero, tu misera, cadesti. E la buona Lehava mollò la presa sconfortata. 

Ritornando a monte la confutazione sarà: posizione discutibile, sciocchina! Il ritmo può essere impugnato, registrando puntate. Ma chi se lo tiene a mente quando ci sono? Ok, Lehava, allora non ci arrivi proprio! Te le guardi in streaming!!! semplicemente scaricandole. Quando e dove vuoi. Qui però interviene la pigrizia: che palle, farlo. Non sono proprio sgamata, e la cosa mi richiede un po' di impegno, un po' di tempo. Si aggiunge, l'impazienza. Il frazionamento resta, che è poi quello della lettura solo che il libro ce l'ho lì, basta allungare la mano a fatica zero. Ma perchè non scarichi tutto, ti tieni in memoria e guardi la serie tutta di un fiato? Ok, ci metti del lavoro, ci spendi minuti, ma annulli il suddetto frazionamento e impazienza. A quel punto la domanda è: chi ci riesce a resistere? Io vorrei tenere gli occhi aperti, ma dopo un po', bum! Orfeo mi accoglie fra le sue braccia forti e scioglie la presa giusto qualche ora dopo (quando devo sgattaiolare in bagno, nel bel mezzo della notte. Tipico. Ahi, l'incontinenza). Non che la luce del giorno migliori l'esito. La ronfata è in agguato dietro il cuscino o del duro schienale. 

Alla fine: ieri sera mi sono vista "Once upon a time in Hollywood" ed ecco, l'illuminazione! Come Paolo sulla via di Damasco (nell'olio di Caravaggio però: mi piace l'idea sadica che pigli una bella schiappata nella caduta da cavallo). Fiotti di splendore dall'alto confermano, s ce ne era bisogno, che amo il cinema. Amo il cinema che inizia e finisce (ammetto, sono riuscita con sforzo supremo a giustificare "Il Signore degli Anelli". Non chiedetemi di più) in un battere di ciglia finte (quelle che vanno di moda oggi, tanto lunghe che per muoversi necessitano di un po' più di una frazione) e lo fa sul grande schermo. Ebbene sì. E' una questione di ambiente, di seduta (siano le poltroncine ma pure le sedie di legno dove, in una sala oratoriale, mi sono guardata "La La Land" qualche anno fa), di vista, di momento. La mia testa ed il mio cuore sono solo lì, per comprendere a palpitare.

Poche volte, troppo poche, ma valgono nella qualità del sentimento.

Il resto? Beh, il resto, alla fine della fine, è televisione.

 

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