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Non drammatizziamo... È solo questione di classifiche (ovvero il meglio e il peggio del 2021. Senza restrizioni)
di M Valdemar ultimo aggiornamento
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  Ebbene, emmale, implacabile come il brindisi di malavoglia con il familiare detestato, ecco l’ennesima classifica di fine anno. Secondo illustrissimo, infallibile giudizio: il mio; che sono uno trino e cretino.

2021, non un grandissimo anno per il Cinema: i film più belli [uff, che strazio, che noia siderale, che pesantezza gastrointestinale] e quelli più brutti, ma così brutti, ma così brutti che la visione di un talk condotto da Mario Giordano pare un supplizio quasi accettabile.
Facile fare i buoni, i buonisti, i bravi, i donabbondii, i babbani, i babbioni, i prudentissimi paraculi: questo pezzo contiene gioiosamente cattiveria e Verità, malignità ed eleganza, gaiezza e crudezza e virulenza.
Lasciatevi trasportare, cari lettori, in questi binari semimorti semiscemi che conducono laddove voi umani e subumani non potreste immaginarvi: a un punto qualsiasi, credo. Punto: .
Ad ogni modo, come nelle precedenti puntate di una serie tanto seriosa quanto speciosa nonché pulciosa, (quasi) ogni film è accompagnato da un estratto del giudizio di utentesse e utenti nonché utent* della nostra galassia filmtviana.
Decisioni mie, parole vostre (perlopiù).
Ma vi lascio alla impedibile lettura.

p.s. 1: eventuali rimostranze, richieste, proteste, denunce civili e penali vanno indirizzate unicamente alla pregiatissima Direzione di Codesto Spettabile Sito.
p.s. 2: vi è una terza categoria oltre a quelle sopra enunciate: i “film embè”, quelli cioè a vario titolo attesissimi che alla visione hanno lasciato agilmente indifferenti.
p.s. 3: i p.s. sono finiti. Un po’ come gli spettatori dopo la delirante abbuffata di Spider-Man: No way home.

Moral Guidance: Hank von Hell. Adios, Denim Demon.

 

  

DIVISION ONE: Pretty Decent Exposure

1 - DRIVE MY CAR
"Dunque trovarsi è vedere lo sguardo dell’altro, e torniamo a Dostoevskij “Non passione ci vuole, ma compassione, capacità cioè di estrarre dall’altro la radice prima del suo e farla propria senza esitazione”. Le stratificazioni del film sono molte, come l’anima di una roccia che rivela, deposti l'uno sull'altro, il tempo trascorso e le vicende, e come in una parete rocciosa le pieghe e le intersezioni parlano di incontri casuali di materia, di espansioni di vita. Come un lungo viaggio iniziato solo per fuggire da un posto senza sapere dove andare in un altro. Ma la casualità non esiste, nell’abitacolo di una macchina si vive in un non luogo che però è nello spazio, il tempo diventa relatività assoluta, può sfrecciare o interrompersi, può portare dove non ti aspetti, ma lì puoi ritrovare te stesso che eri convinto di aver perso o accettare quello che sei diventato." [yume]

2 - IL COLLEZIONISTA DI CARTE
"Schrader percorre le strade della solitudine in un America che si scopre sempre più abbandonata a se stessa, emulando, in questo, il coevo "Nomadland" che proponeva un viaggio documentario in antri inesplorati del paese. Schrader, che sceglie i casinò e i loro perduti avventori, mai appagati dal facile guadagno e spesso vittime della schiavitù dei debiti contratti con altri, non si sottrae ad un giudizio individuale nei confronti di una deriva massiva del paese, in questo mostrandosi ben più agguerrito di Chloe Zhao. Non poteva essere altrimenti visto lo scottante argomento delle ingiustizie perpetrate nelle stanze della guerra." [obyone]


3 - DAU.NATASHA
"Primo film di un ambizioso progetto che intende fare luce sugli aspetti più bui, crudi e contraddittori del regime sovietico più longevo del '900, Dau.Natasha si concentra su un' anima umile e fragile per rendere conto delle scelleratezze di un regime che ha sempre sottomesso e vanificato ogni diritto altrove spesso considerato inalienabile. Diretto con piglio ispirato e concentrato su tre atti lunghi ed insistenti concentrati su altrettanti momenti forti che passano dalla passione, all'ebbrezza alla tortura, il film di Khrzhanovsky ( che ha già diretto il biopic incentrato sullo scienziato Premio Nobel Landau) e Oertel è il primo capitolo di un progetto esteso che, partendo dall'istituto dedicato allo scienziato, ambisce a mettere in luce le contraddizioni di regime che resero l'Urss una potenza tutta segreti, sottomissioni e privazioni per i cittadini, umiliati e considerati un mero numero anagrafico sacrificabile per gli onori patrii." [alan smithee]


4 - UNA DONNA PROMETTENTE
"è un’opera stratificata e coraggiosamente sui generis, scritta e - fra gli altri con Margot Robbie - prodotta dalla stessa regista, che conferma il talento dell’autrice: praticamente termina dopo un’ora di thriller-dramedy, per poi riprendere placidamente proseguendo così, per 15 minuti, lungo una falsariga romantica, e... sfociare in un’epifania - non inaspettata, ma comunque deflagrante - che porterà, nel giro di un altro quarto d’ora, ad una seconda svolta giroscopica, ancora più annichilente, direi in forma e sostanza totalizzanti: e da lì, sempre attraverso un eguale lasso di tempo, si giunge al finale, forse la parte - anche se contiene un ulteriore twist - più consueta." [mck]


5 - MEMORY BOX
"Fotografie, collage, audiocassette, la new wave diventano l’ancoraggio non solo emotivo ma anche linguistico-visivo con cui far dialogare due generazioni, due realtà, due epoche – analogica vs. digitale – tentando così di colmare un gap, favorire un riallineamento che il silenzio, il represso, rendevano fino a quel momento impossibile.(…) a smuovere le acque di un passato non vissuto in prima persona è l’adolescente tenuta al riparo dai ricordi materni dolorosi: fotoromanzi artigianali, collage di una giovinezza dove l’amicizia e gli amori dovevano fare i conti con le bombe e gli omicidi, immagini di repertorio e voci registrate si distendono sullo schermo, ricompongono i frammenti di un “film” vissuto ma mai restituito, che la fuga di allora mise idealmente in un ripostiglio che lo scorrere del tempo ha finito per ostruirne e negarne qualsiasi accesso". [pubblicata su cinematografo.it – recensione di Valerio Sammarco]


6 - WHAT JOSIAH SAW
"What Josiah saw è un ottimo horror che, ancora una volta, scava nelle radici marce di un'America apparentemente devota e votata al bene, dietro la cui candida facciata si nasconde la mostruosità che tiene insieme tutta una impalcatura sorretta da un fragile cordone ombelicale di corruzione senza scampo." [alan smithee]

locandina

What Josiah Saw (2021): locandina

[spettacolare già dalla locandina]


7 - WELCOME VENICE
"Lo sguardo del regista veneto si allunga sulle conseguenze che il Covid-19 ha avuto sugli imprenditori più o meno rapaci (è uno dei primi film italiani in cui si vedono le persone indossare le mascherine). Ma è anche uno sguardo su due mondi lontanissimi e inconciliabili, sulla dialettica irrisolvibile (con finale da manuale del cinema) tra fatica e soldi facili, tra tradizioni secolari e speculazioni finanziarie. Sottotraccia, il film – che peraltro riprende una Venezia tutt’altro che da cartolina, senza sacrificare splendide immagini lagunari – propone anche un’analisi a tutto tondo sui sensi di colpa dei due contendenti, entrambi lacerati dal non avere saputo salvare un altro fratello in momenti difficilissimi e cruciali. Come le moeche, Welcome Venice è una piccola pepita che impreziosisce il cinema italiano ai tempi della pandemia." [barabbovich]


8 - BACK TO THE WHARF
"In Back to the warf dominano piogge e turbe esistenziali, attraversato, com’è, da un senso di ineluttabilità che ammanta l’animo di Song Hao opprimendone l’animo votato a un fato segnato. Quando la tragedia e i fili dell’impaginazione thriller si intingono nel sentimento, rappresentato dal legame con Pan, il film si eleva per la delicatezza e la sensibilità del linguaggio, fino a toccare vette di intensità crescente, di passione struggente. Prima che l’intorpidimento fisico e spirituale abbandoni Song verso un epilogo di disperata liberazione." [M Valdemar]


9 – MANDIBULES
"Un buddy movie, dicevo, sull'amicizia di due disadattati del tipo che “Dio li fa e poi li accoppia”, a far danni on the road nel Sud della Francia, dove a farci ridere sono soprattutto le gag tra i protagonisti, affiatati componenti di un duo comico ben avviato in Francia: la loro mimica esilarante, i battibecchi su questioni assurde, i loro progetti demenziali di arricchimento destinati al fallimento ma pure ad un'inaspettata riuscita, il ridicolo gesto di intesa “Taureau” utilizzato per esprimere qualsiasi emozione positiva, il cui sfuggente e multiforme significato cercano inutilmente di spiegare agli ospiti della villa." [port cros]


10 - L'ARMINUTA
"L'Arminuta è un film intimo e riuscito: a Bonito il merito di averlo diretto in punta di piedi lasciando affiorare man mano l'infelicità di fondo e le personali ricerche di riscatto, oltre che della figlia doppiamente ripudiata, anche delle sue due madri, facendone un ritratto al femminile a tutto tondo, e riuscendo paradossalmente - nella complessiva delicatezza - a centrare i momenti migliori in scene di contatto anche più o meno violento (due su tutte: a cena, Vincenzo picchiato con la cinta dal padre sullo sfondo, quasi fuori fuoco, con camera a mano ferma puntata sulla tavolata; di notte, la scena delle carezze dello stesso Vincenzo alla protagonista)." [pazuzu]

[Appena fuori dalla classifica: Sir Gawain e Il Cavaliere Verde - Bull - Il gioco del destino e della fantasia – Office Royale]

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DIVISION TWO: Wake up and smell the Carcass

 

1 - OLD
"La struttura narrativa va avanti banalmente e spesso con un susseguirsi di incongruenze narrative, elementi forzati e quasi noiosi. Shyamalan resta intrappolato nella sua macchina creativa, è costretto a utilizzare tasselli ormai consumati, assimilati, senza ispirazione. Non c'è più stupore, il soprannaturale non ha consistenza, non ha identità. La chiave ed i simboli vengono continuamente spiattellati, come parole crociate facilitate, vengono serviti continuamente senza alcuna connessione con un luogo che vorrebbe apparire soprannaturale, ma scade in luogo poco credibile e senza identità." [Barone Cefalu]


2 - THE FRENCH DISPATCH
"Alla fine sembra un girotondo di aneddoti in cui Wes Anderson parla di quello che si è sempre detto di lui, forse nel tentativo di svelare con un complesso metatesto di scatole cinesi che anche così si può fare satira, come la fa - all'acqua di rose - della cultura sessantottina, dei vezzi ideologici europei (da che pulpito), delle spaccature sociali, dell'arte contemporanea, di se stesso. Una satira meta-satira che tanto non si prende sul serio quindi gli si può dir poco. Alla fine solo per dire, col lezioso immancabile commento musicale di Desplat, quant'è bello raccontare le storie e quanto sia importante, forse anche quant'era bello e importante, in uno slancio nostalgico tradito da un ritmo che è quello dello scrollio di uno smart-phone o di un videogioco a scorrimento. Un pasticcio abbastanza indigeribile e con un ritmo confusissimo, che vede probabilmente per la prima volta (salvo rare eccezioni) Wes Anderson come reale regista superficiale." [EightAndHalf]

3 - DIABOLIK
"Un omaggio agli ambienti e alla mentalità gretta, ma poi vogliamo perderci nel retrò, nel fumetto da riporto, in certa comunque soporifera ricercatezza che non si addice alle letture originali, pensate e costruite - a ben guardare - per i pendolari dell’epoca. Giusto mezz’oretta senza andare troppo per il sottile.  Diabolik nasce rustico e sbrigativo, i camerieri si ammazzano e via nel tombino, mancano solo tre fermate." [LAMPUR]


4 - CHAOS WALKING
"Un prodotto d'intrattenimento probabilmente riservato ai più giovani; il regista rinuncia, pur facendone cenno, ad approfondire temi interessanti quali l'impatto dell'uomo in un mondo "vergine", concentrandosi sull'azione e l'avventura." [axe]

Tom Holland, Daisy Ridley

Chaos Walking (2021): Tom Holland, Daisy Ridley

[un'adorabile bestiolina e due attori-cane; ma perché lei ha una scopa in testa?]


5 - MALEDETTA PRIMAVERA
"Che fretta c’era… di fare un film de merde. Vecchio come una vecchia hit usata come furbo, riconoscibilissimo titolo, molesto come una popolarissima hit latinoamericana di decenni fa (la Lambada, madre de dios), piatto e standardizzato come la processione paesana di un qualche santo in un qualsiasi posto, risaputo manco fosse l’ennesimo coming of age spara-cliché. E poi. La Ramazzotti che ramazzotteggia. [il generatore automatico di micaelaramazzotteggiate dice che puoi mischiare tra loro scene a caso di film differenti in cui Ella appare che tanto è lo stesso. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si ramazzotteggia]" [M Valdemar]

6 - GODZILLA VS KONG
"Godzilla vs. Kong al contrario cerca invece di ridimensionare tutta la drammaticità con un tono più prosaico e poco ambizioso, anche attraverso un lavoro di (eccessiva) semplificazione e con una sceneggiatura costruita unicamente per trovare una qualche giustificazione allo scontro, usando personaggi e dialoghi solo a questo scopo e trascurando invece tutto il resto, ma senza riuscire ad amplificarne l’impatto epico o drammatico." [YellowBastard]

7 - MARILYN HA GLI OCCHI NERI
"Marylin ha gli occhi neri" avrà le migliori intenzioni del mondo ma a conti fatti risulta un'occasione sprecata, un tentativo maldestro di costruire una commedia a sfondo sociale che provi a dire qualcosa di nuovo sull'emarginazione e il tentativo di inserimento lavorativo di uomini e donne adulti con disturbi compulsivi della personalità, purtroppo ridotti a facili macchiette cariche di logori luoghi comuni e con dialoghi spesso banali." [steno79]

8 - IL MATERIALE EMOTIVO
"Tutto il mondo è paese, evidentemente. Comprendo che per raccontare la storia intima di un libraio risulti più suggestivo e credibile collocarla nel centro di Parigi, piuttosto che in una periferia romana, e comprendo pure che la scelta del cast Italo francese serva principalmente a scopo di lucro a garantirsi due platee al prezzo di una. Ma è proprio la storia che non funziona, e sparisce dinanzi a scenografie suggestive che certo ricordano da vicino lo stile un po' teatrale dei film anni '80 del maestro Scola (da La Famiglia, a Splendor a Capitan Fracassa), da cui il soggetto di Margaret Mazzantini è tratto." [alan smithee]

Sergio Castellitto, Bérénice Bejo

Il materiale emotivo (2021): Sergio Castellitto, Bérénice Bejo

[una delle centocinquantadue inquadrature della Torre Eiffel: daje Castelli', viva la merda!]


9 - NO TIME TO DIE
"Perché il problema del film, anche a sorvolare sulle intenzioni di sceneggiatura, è che è diretto da un mestierante su commissione, che in Bond non trova alcuna gioia né soddisfazione. Un film-macchina, che aspira al cosmico (il Male nell'etere con un nemico che si chiama Liuzifer; un'arma nano-robot che ammazza con il DNA; l'amore assoluto che riscrive le leggi del mondo-Bond; un cattivo ucciso dopo una battuta razzista) ma che è completamente indefinibilmente incontrovertibilmente sconsolatamente senz'anima." [EightAndHalf]

10 - SECURITY
"In realtà si tratta di un film girato male, pieno di incastri implausibili e di situazioni forzate, e interpretato peggio. Il vero mistero di questo giallo – inspiegabilmente diretto dal regista britannico Peter Chelsom – è: per quale ragione c’è ancora qualcuno che continua a scambiare Silvio Muccino per un attore? E perché Maya Sansa, che – con l’eccezione di quella della Littizzetto – ha la voce più sgradevole di tutto il cinema italiano, in tanti anni non ha imparato almeno una seconda espressione, oltre al ghigno che le si stampa in faccia persino quando accenna a un sorriso?" [barabbovich]

[altra robaccia immonda: Anni da caneFrammenti dal passato, Cry Macho, SupereroiSul più belloBastardi a mano armataIt snows in Benidorm]

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TITOLI embè. Molto rumore per nulla.


FREAKS OUT (carino-ricalcatino-innocuo)
DUNE (non un film “meta” ma una metà di film. Bruttarella, pure)
RIFKIN'S FESTIVAL (trapassato)
I MOLTI SANTI DEL NEW JERSEY (il passo di una puntata di una serie tv moscia)
TRE PIANI (tre piani di moscezza: ne bastava uno)

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 GHOST TRACK. TITOLI CHE HO SCELTO DI NON VEDERE, NÉ VEDRÒ.


SPIDER-MAN: NO WAY HOME (fanculo esaltati. E mi rivolgo ai critici nerd)
ETERNALS (più o meno come sopra. Ma poi basta il trailer, su, per subodorare la monnezzitudine)
HOUSE OF GUCCI (devo davvero spiegare perché?)



Buon 2022. Per i sopravvissuti del 2021.

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