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Cannes 2021: I film raccontati dai registi (3)
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Concludiamo la rassegna dei titoli presentati in concorso al 74mo Festival di Cannes. con gli ultimi 5 film. Sabato sapremo chi avrà agguantato la Palma, con la speranza di vedere l'opera presto in sala. A oggi, infatti, non sono molti i titoli della sezione principale acquistati per il nostro Paese.

 

TITANE: QUANDO L'APPARENZA INGANNA

"Mi trovavo davanti a un puzzle molto complesso, un argomento molto denso, che ovviamente ho dovuto semplificare ma con cautela perché rischiavo di perdere la portata esistenziale a cui aspiravo. Si è trattato di un vero atto di equilibrio. Per dare una forma definita a Titane, mi sono aggrappata molto al personaggio di Vincent e alla sua fantasia, all'idea che attraverso una bugia si possa far nascere amore e umanità. Volevo fare un film che fosse a priori "ostile" per via della sua violenza primaria ma in cui ci si doveva attaccare profondamente ai personaggi e che alla fine avremmo percepito come una vera storia d'amore. O, meglio, come una storia della "nascita dell'amore": tutto è una questione di "scelta".

La vera sfida del film erano le protesi reali che dovevano essere indossate da Agathe (la giovane attrice protagonista). Tutti i giorni si sottoponeva a lunghe e laboriose sessioni di trucco. Per lei è stato stancante mentre per me stressante dal momento che i vari ritocchi facevano ovviamente perdere tempo. Le protesi erano qualcosa che giocava un ruolo centrale durante il piano di lavoro giornaliero. Mi dico sempre di non ricorrervi più ma ci casco sempre! Le protesi diventano parte integrante degli attori e forniscono una sensazione realistica che nessun effetto potrebbe donare".

Julia Ducournau

scena

Titane (2021): scena

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RED ROCKET: IL PARASSITA DELLE PORNOSTAR

"A febbraio 2020, sono tornato a Los Angeles per due settimane, per sistemare alcune cose. Ed è sopraggiunto il coronavirus. Siamo stati messi in lockdown e chiuse le frontiere: in pratica, sono rimasto bloccato a casa mia. Sono rimasto in attesa per un mese prima di rendermi conto che forse era meglio andare avanti, accantonare la storia in Canada e dedicarsi a un altro progetto. Da quel particolare momento è nato Red Rocket, girato durante la pandemia con una troupe composta da sole dieci persone. La storia è semplice: squattrinato, Mikey Saber fa rientro nella piccola Texas City dopo essersi bruciato le ali a Los Angeles con la speranza di tornare a vivere con l'ex moglie e la suocera. Le due non dovrebbero accoglierlo ma lo fanno. Mikey è un bambinone che relativizza costantemente le cose per preservare la sua salute mentale. Mantiene un atteggiamento positivo perché è incapace di far fronte al brutto momento in cui si trova: questo è l'unico modo che gli permette di andare avanti... Tutto è sempre colpa degli altri.

Mikey si guadagna da vivere a spese degli altri, delle loro false speranze e del loro lavoro. Lo potremmo definire un "magnaccia d'alto bordo", una figura raramente esplorata al cinema - con l'eccezione di Star 80 di Bob Fosse - o in televisione e in letteratura. Il magnaccia d'alto bordo è un vero parassita, spesso un marito o un fidanzato disoccupato, che gestisce gli affari di una pornostar, più popolare di lui, che coccola e sfrutta al tempo stesso. La vita dei protettori del porno si basa sullo sullo sfruttamento e sull'uso della loro compagna. Nel porno, le donne sono coloro che guadagnano migliaia di dollari mentre gli uomini, nella migliore delle ipotesi, ne guadagnano centinaia. Vivono allora a scrocco delle donne e hanno un atteggiamento di superiorità, condito da una buona dose di abnegazione e ignoranza. Sono da sempre affascinato dal mondo del porno ma non volevo realizzare un dramma austero o una tragedia moralizzante. Volevo farne semmai un film in grado di passare dalla commedia al sentimentale".

Sean Baker

Simon Rex

Red Rocket (2021): Simon Rex

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THE STORY OF MY WIFE: COSA SIGNIFICA ESSERI UMANI

"Abbiamo realizzato questo film sull'amore, sulla passione, sul dramma, sull'avventura, sui mille colori della vita... un racconto spudoratamente sentimentale su cosa significa essere un uomo, su cosa significa essere una donna, su cosa significhi essere umani. Se guardate Lizzy e Jakob, Léa Seydoux e Gijs Naber che li interpretano, non vedete gli opposti. Vedete due persone con la pelle chiara, i capelli biondi, gli zigomi alti e gli occhi con un taglio straordinariamente simile. Potrebbero essere fratello e sorella. Oppure, potrebbero essere la parte maschile e femminile della stessa anima...

Non sono solita usare storie di altri. Scrivo io i miei film e questa è la prima volta che adatto un'opera letteraria. Milán Füst, l'autore del romanzo da cui il film è tratto, è una specie di scheggia impazzita nella letteratura ungherese e mondiale. Molto spesso, viene frainteso o lodato per gli aspetti sbagliati. Per me, è prima di tutto un pensatore radicale che riesce a trasferire i suoi pensieri in trame ricche e sensuali, piene di umorismo e giocosità. Ha scritto questo libro profondamente personale durante la Seconda guerra mondiale quando la sua vita era in pericoloso. È una scelta il racconto. Non si tratta di evadere dalla realtà. Significa semmai che, quando la tua vita è in preda a forze meschine e inaccettabili, fai un passo indietro e ti concentri su un'immagine più ampia che ti permette di ridefinire la meschinità del presente e di considerarla per ciò che è davvero: mediocrità. E dalla quale l'elementare bellezza della vita, oscurata temporaneamente dalle forze contrarie, può emergere. L'apparente carattere frivolo e audace del romanzo è ciò che ho trovato affascinante sin dalla prima volta che da adolescente l'ho letto".

 Ildiko Enyedi

Léa Seydoux, Gijs Naber

The Story of My Wife (2021): Léa Seydoux, Gijs Naber

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PARIS, 13TH DISTRICT: LE OLIMPIADI DELLA VITA

"La sceneggiatura del film, firmata con Cèline Sciamma, nasce dall'adattamento di tre racconti di Adrian Tomine, autore di fumetti americano. Tomine propone storie concise, intrise di realtà, con personaggi problematici, alla ricerca di qualcosa che non riescono a definire appieno. Questo è ciò che mi è piaciuto. Inoltre, il suo tratto molto semplice ed efficace non distoglie lo sguardo dall'azione e sembra già realizzato per il cinema, al pari di uno storyboard. E, poi, un po' come Eric Rohmer, Adrian Tomine è un moralista: alla fine delle sue storie, i personaggi sembrano aver imparato qualcosa sulla vita e su loro stessi.

I quattro personaggi principali sono giovani adulti, già dotati di esperienza, che si incontrano e si amano. Hanno tutti una loro esistenza sociale e non sono fuori dal mondo. Tre sono trentenni che hanno già incontrato difficoltà a trovare un alloggio e/o un lavoro, che stanno attraversando una crisi vocazionale, che non riescono ad assestarsi in amore o sessualmente, che cambiano vita quando arrivano al punto di divenire autonomi. Ed è per questo che appartengono ai personaggi problematici di Adrian Tomine.

Il personaggio di Camille (Makita Samba), un giovane insegnante, è già disilluso dal sistema scolastico. Nora (Noémie Merlant) riprende gli studi a Parigi dopo un passato familiare doloroso. Dopo aver studiato a lungo, Émilie (Lucie Zhang) sceglie, all'apparenza volutamente, di lasciarsi portare da un piccolo lavoro all'altro. Cam girl, Amber Sweet (Jehnny Beth) sta per attraversare lo specchio per la prima volta.

Nella fattispecie, tutti i personaggi sperimenteranno la disillusione ma in senso positivo perché erano loro stessi che si illudevano, si stavano ingannando. Le esperienze che faranno apriranno i loro occhi su ciò che sono veramente, ciò che vogliono e ciò che amano davvero".

Jacques Audiard

Jehnny Beth

Paris, 13th District (2021): Jehnny Beth

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CASABLANCA BEATS: LA VITA DEI CENTRI SOCIALI GIOVANILI

"Casablanca Beats nasce dalla voglia di fare un film che desse voce ai giovani. Tale desiderio è legato molto alla mia storia. Da adolescente, negli anni Ottanta, ho cominciato a riflettere sul mondo grazie a un centro socio-culturale per i giovani. Attraverso l'arte e la cultura, ho imparato a raccontare e ad amare chi ero. Nel mio percorso e in quello di molti miei amici dell'epoca, questi posti sono stati decisivi. Ci è stata data fiducia, abbiamo imparato a confrontarci e ci è stato concesso il giusto spazio... ma, soprattutto, ci è stata data la libertà di raccontarci e di ascoltare l'altro. Anni dopo ho girato Ali Zaoua, prince de la rue a Sidi Moument e in seguito Les chevaux de dieu, e mi è venuta voglia di lasciare un segno nel quartiere, alla periferia di Casablanca. Ho così creato la fondazione Ali Zaoua per far nascere centri culturali in Marocco e offrire ai giovani la stessa opportunità che ho avuto io quando ero bambino. Abbiamo finora contribuito all'apertura di 5 centri e quello di Sidi Moumen, che è nel film, è stato il primo. Creando questi centri e facendo un film, voglio rendere omaggio a tutto ciò che questi luoghi mi hanno dato e mi danno ancora oggi.

Poco dopo l'apertura del centro, un giorno mi è presentato un ragazzo di 25-26 anni, non di più. Si è presentato come un ex rapper, un mondo che si era lasciato dietro. Era però arrivato al centro con la voglia di trasmettere quello che aveva ancora dentro e ci ha proposto un programma incentrato sull'hip hop, dei corsi per insegnare ai giovani a esprimersi e a scrivere della propria vita. E così Anas è diventato il personaggi centrale del film".

Nabil Ayouch

scena

Casablanca Beats (2021): scena

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3. Fine

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