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Elogio in forma di commento per Marcello Mastroianni
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Marcello Mastroianni

8 1/2 (1963): Marcello Mastroianni

 

Nell'anno, purtroppo funestato da ben noti eventi, all'interno del quale ricade il centesimo anniversario della nascita di Federico Fellini - per me figura dall'indiscutibile valore - intendo dedicare un post a Marcello Mastroianni, attore che con Fellini strinse uno dei più bei sodalizi della storia del cinema italiano.

 

Il punto intorno al quale questo post intende concentrarsi è un video apparso quasi un anno fa sul canale YouTube dedicato alla Cineteca del Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel video, una conversazione di due ore svoltasi nel 1988 tra Mastroianni e gli allievi del Centro.

 

 

All’interno del documento dal notevole valore storico che il CSC ha deciso di consegnare al vasto pubblico di YouTube è possibile ammirare Mastroianni - lui, il grande divo del cinema - attraverso una prospettiva unica. Unica per diversi motivi: non si tratta, in primo luogo, di una banale intervista, ma di un incontro avvenuto in un luogo per il quale Mastroianni rivela una simpatia speciale, un luogo dove viene accolto da studenti che lo amano e che al tempo stesso riescono a intessere con lui un rapporto dalle sfumature confidenziali; in secondo luogo, si tratta di un momento di analisi che Mastroianni, con grande umanità, rivolge a sé stesso in una fase della propria carriera che ben si addice alla riflessione retrospettiva; infine, benché non si tratti di un incontro svoltosi negli anni immediatamente precedenti la sua morte e dunque non possa essere definito una sorta di “testamento”, questo video sembra raccogliere una matura summa del suo approccio esistenziale e professionale - anche se nel caso di Mastroianni è quasi improprio scindere i due.

 

Il Mastroianni che emerge da questo incontro è un uomo dalle esperienze e dai volti molteplici, un narratore dalla voce amichevole che si offre tanto al ricordo quanto alla riflessione, tanto al confronto quanto all’incitamento, tanto all’ironia quanto alla critica. Sono diverse le linee attraverso le quali schiude alla sua platea alcuni dei nodi più significativi rispetto alla sua esistenza. Vi è il ricordo dei registi che lo hanno formato e reso grande, ma anche il ricordo dei registi con i quali ha potuto collaborare nella maturità e persino quello dei registi che ha soltanto incrociato e che per lui rimarranno sempre un fascinoso mistero. Tutti tornano alla mente di Mastroianni sia nelle loro vesti professionali sia nel loro profilo più aneddotico e divertente. Di tutti Mastroianni dimostra di avere compreso e interiorizzato l’umana - e non intellettualistica - grandezza. Vi è poi l’amore, saldo e sconfinato, per la professione dell’attore. Una passione misteriosa perché avvolta tra le dolci nebbie dell’infanzia. Una passione viva e intensa al punto di dichiararsi disponibile a un futuro in cui il cinema esiste soltanto come televisione d’intrattenimento per le casalinghe. È davvero possibile ignorare gli occhi lucidi e la voce quasi sognante con le quali, regredendo a una sorta di condizione adolescenziale venata però di consapevolezza, Mastroianni descrive con affettuose pennellate la giornata dell’attore, muovendosi tra i momenti di sonno sul set e l’adorato cestino con i tonnarelli? Ecco perché prima dicevo che esistenza e professione, in Mastroianni, forse non dovrebbero essere scisse: questa testimonianza dimostra che per Mastroianni la professione dell’attore fu fonte di dignità esistenziale - lui non aveva scordato la povertà delle proprie origini -, ma anche il coronamento del sogno di un’intera vita, un sogno dalle tinte deliziosamente felliniane - e Fellini, per Mastroianni, fu probabilmente il regista più importante, quello che incontrò nel profondo. Vi è, continuando, lo spirito di corpo che con sguardo raggiante manifesta nei confronti degli studenti: senza eccessivi paternalismi, li lega a sé orizzontalmente, e si interessa alla loro quotidianità, alle loro giornate dedicate al mestiere dell’attore. A tratti si ha quasi l’impressione che si sarebbe voluto trattenere lì a lungo, anche per sempre. Nella fantasia di Mastroianni forse il CSC era divenuto il luogo dove la vita brulica, dove i suoi simili vivono ebbri di felicità, dove gli incontri e le occasioni nascono irrefrenabilmente, dove tutto è nuovo e vario ed entusiasmante. Vi è altro ancora: troppo per poterne parlare in questo commento dalle proporzioni sempre più abnormi. La simpatia di Mastroianni per la cucina veneta e per le bellezze del Sud, le magnetiche presenze femminili legate alla sua vita, le contraddittorietà riguardanti i suoi risultati come attore, i suoi dubbi e le sue intime riflessioni sulla tecnica attoriale, la sua consapevolezza dei funzionamenti del mercato cinematografico, le critiche prive di retorica ad alcuni circoli viziosi, le battute, le opinioni talvolta più semplici e schiette di quanto ci si potesse aspettare da un personaggio tanto iconico...

 

Una, ad ogni modo, è la cifra che infine sembra animare Mastroianni tra tutte queste variazioni: la sua aurea mediocritas. Sia chiaro: queste parole, nel caso di Mastroianni, non devono essere intese secondo un’accezione troppo filologica e nemmeno secondo un’accezione dalle sfumature maliziose. Mastroianni, in questo documento, dà prova di essere un uomo del Novecento, ma un uomo che ha trascorso la vita con ineffabile e squisito equilibrio. Seppur attraversato da vizi e penombre, da limiti e inquietudini, nulla gli ha impedito di trovare e vivere la risposta alla domanda della sua esistenza (“Conosci te stesso”, diceva l’oracolo delfico), e di farlo muovendosi sempre con il più tenero affetto e la più sorridente convivialità per ogni manifestazione, per ogni intoppo, per ogni accidente della vita. Forte, come ogni attore che sia giunto al cuore del teatro, della coscienza - forse innata - che il teatro implica l’accettazione della sorprendente imprevedibilità del vivere, come sosteneva Strehler. In sostanza, queste due orette forniscono un'illuminante conferma di quanto sostenne una volta Flavio Bucci durante un’intervista con Giancarlo Dotto: Mastroianni aveva capito il segreto della vita.

 

Esplicitato il mio pensiero, largo ora a quello altrui: chiunque voglia scrivere qualcosa a proposito dell'intervista sulla quale mi sono soffermato o, più generalmente, sulla figura e sulla carriera di Mastroianni si senta libero di intervenire.

 

Grazie.

 

 

 

 

NOTA - Il testo riportato all'interno di questo post è stato recuperato da un commento da me scritto e poi pubblicato su YouTube tempo addietro.

 

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