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Bambini, in sala
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Gli incassi del nostro paese dalla "riapertura" lo dicono chiaramente: gli italiani al cinema non ci stanno andando. O almeno non ci stanno andando quanto sarebbe necessario per salvare il sistema. A prescindere dal segno + segnato nell'ultimo box office come riportato e analizzato nella nostra rubrica settimanale.

Il tema è di estrema attualità, è argomento scottante, se ne parla online e sui giornali e quasi tutti gli attori principali della filiera, dalle grandi case di distribuzione fino alle più piccole, dai gestori dei multiplex fino ai cinema più indipendenti, oltre ad opinionisti, commentatori e provocatori, hanno avuto modo di condividere le proprie idee e visioni, che spesso in un modo o nell'altro sfiorano le recriminazioni.

In estrema sintesi queste sono le posizioni: le sedi italiane delle case di distribuzione più importanti hanno seri problemi di approvvigionamento di titoli perché con il mercato Usa ancora in panne (New York e Los Angeles sono in lockdown) ci sono moltissimi titoli sospesi che potrebbero, teoricamente, uscire solo su alcuni mercati ma non esistono strategie di comunicazione localizzate. Le case di distribuzione medie pensano di avere bisogno del traino dei grandi titoli e forse pensano anche che il pubblico non vada ancora al cinema volentieri. Le case di distribuzione piccole stanno cercando di colmare i vuoti e approfittare di spazi altrimenti impensabili ma non è facile fare numeri significativi. Gli esercenti dicono di essere stati lasciati soli e sostengono che non ci siano state campagne di comunicazione a sostegno della riapertura delle sale. Gli spettatori tendenzialmente dicono che l'offerta è povera in termini quantitativi e qualitativi.

Come sempre la verità se ne sta acquattata parzialmente in tutti gli sguardi ma mi sembra che ci sia un elemento che proprio spicca osservando i dati di quest'anno e quelli degli anni scorsi: a mancare clamorosamente sono gli incassi dei film destinati ai bambini. E si tratta di incassi pesantissimi, perché mentre a vedere Tenet ci si va al massimo in coppia, a vedere Il Re Leone ci va tutta la famiglia e magari anche più di una volta. Giusto per fare un esempio, anche lasciando fuori Il Re Leone - che nel 2019 a questo punto aveva già incassato circa 35 milioni di euro - nel 2018 erano usciti ad agosto Hotel Transylvania 3 e a settembre Gli Incredibili 2 per un totale di 34 milioni di euro.

Quindi, al netto di tutte le fini riflessioni anche quando sforano in giuste polemiche, la domanda secondo me non è se il cinema in sala riuscirà ad aspettare lo sblocco e l'arrivo dei blockbuster e dei film più popolari ma se il cinema in sala può fare a meno dei film per bambini e famiglie. Quello, per intenderci, che a partire da Trolls World Tour, passando per Onward e arrivando alla versione live action di Mulan finisce (e sempre più finirà) direttamente in streaming.

scena

Mulan (2020): scena


Stando ad un articolo di Yahoo Finance il lancio di Mulan su Disney+ alla cifra di 30 dollari a noleggio (che, lo ricordiamo, sarà disponibile incluso negli abbonamenti in tutto il mondo solo a partire dal 4 dicembre) potrebbe aver fruttato alla Disney, solo sul mercato Usa, circa 260 milioni di dollari in due settimane, una cifra enorme considerando che si tratta anche di incassi su cui Disney non deve riconoscere alcuna percentuale agli esercenti (circa il 40%).

Potremmo anche cercare di capire se la strategia di Disney sia una conseguenza del fatto che le sale cinematografiche con le misure di sicurezza (distanziamenti + mascherine in ingresso e uscita) siano diventate luoghi poco pratici da frequentare con gli spettatori più piccoli o se, semplicemente, lo streaming si stia dimostrando in realtà la forma ideale per consumare un certo tipo di intrattenimento destinato ai più piccoli, che spesso chiedono proprio la ripetizione della visione ad oltranza e fino allo sfinimento (dei genitori).

Mentre mi sembra che ci sia ancora spazio perché le major rivedano le proprie strategie in funzione di programmazioni meno globali, che si sblocchino importanti titoli che sono ancora in stand-by e che, sull'altro lato dello spettro, gli spettatori riprendano confidenza con la sala cinematografica, sul segmento del cinema per bambini e famiglie temo che sia stata presa una strada senza ritorno. Una strada in cui i benefici economici delle case di distribuzione incontrano perfettamente le resistenze degli spettatori, non lascia scampo.

Quindi la domanda è: queste resistenze sono reali? Li portate volentieri al cinema i vostri figli?
E anche: avete pagato i 21 euro per vedere Mulan (chiamando ovviamente a raccolta tutto il vicinato per suddividere l'investimento)?

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