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L'uccello Dalle Piume Di Cristallo...cinquant'anni fa
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Quest'anno, in aprile, in piena pandemia e lockdown, ho compiuto cinquant'anni. Tutti i progetti di festeggiamenti programmati nei mesi antecedenti sono ovviamente sfumati (per non dire dimenticati), ingoiati dall'angoscia dovuta alla situazione tragica che stavamo vivendo in quei giorni. Il giorno del mio compleanno però, durante una lunga telefonata con mio padre, ho scoperto inaspettatamente  cos'è accaduto il giorno della mia nascita. Fino a qualche settima fa mi era sempre stato raccontato che mentre io nascevo, mio padre mangiava delle polpette. Un resoconto un poco stringato, in effetti, che nascondeva in realtà una vicessitudine molto più articolata: la sparizione del ginecologo,  la ricerca disperata di una clinica, un viaggio in una vecchia 500 con mia madre in preda alle doglie,  un incontro con un vecchio amico di famiglia, una veloce cena con le (famose) polpette al sugo...e finalmente la mia nascita alle 22.00 circa ("parevi un coniglietto rinsecchito"-le parole di mio padre). Non sempre tutto va come si era sperato o immaginato per la nascita di un figlio, ma anche per un film che poi diventerà famosissimo, molti sono gli intoppi e gli imprevisti, che rendono poi la "creatura" ancora più amata.

Nel mio stesso anno di nascita, il 1970, a febbraio, uscì  per la prima volta nelle sale cinematografiche L'uccello Dalle Piume Di Cristallo". Prima opera come regista per  Dario Argento, che all'epoca non aveva ancora compiuto trent'anni. Oggi il film è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, capostipite di una trilogia (denominata "degli annimali") che ha contribuito a far diventare Dario Argento un nome illustre nel mondo del cinema internazionale,  dando il via a un nuovo percorso cinematografico di genere completamente innovativo, che influenzerà moltissimo i registi fino ai giorni nostri. Ma, così come per la mia nascita, anche quella del primo film di Dario Argento non fu senza imprevisti. Intanto Dario Argento non "nasce" regista, nel senso che non ha frequentato quella gavetta che molti registi prima  di lui hanno fatto. Dario Argento comincia come giovane critico cinematografico per il quotidiano "Paese Sera", lavoro che gli permette di coltivare la sua passione per il cinema, da lì il passo verso la scrittura per le prime sceneggiature è quasi naturale. La sua preparazione è per lo più intellettuale, ha le idee chiare su cosa raccontare e come farlo, ma gli manca completamente la preparazione tecnica. In realtà,  perciò,  Argento non avrebbe mai pensato di mettersi dietro a una macchina da presa se non fosse stato per una lettura fortuita, scartata dal suo amico Bernardo Bertolucci. All'epoca i due avevano appena finito di scrivere insieme la sceneggiatura del film di Sergio Leone: "C'era una volta il west". Bertolucci aveva già una certa esperienza alle spalle come giovane regista, e stava cercando di capire se da un libro poteva ricavarci una buona idea per un nuovo film. Non essendo però il racconto nelle sue corde, propose il libro al suo giovane amico. Il titolo in questione era "La statua che urla" di Frederic Brown, e il semplice scambio di questo libro tra i due amici segnò per sempre il futuro di Dario Argento,  ma anche di un genere di cinema che io amo profondamente. Argento si mise subito a lavorare sulla storia, accorgendosi che stava prendendo vita dentro di lui la necessità non solo di scriverla, ma anche di mostrarla tramite immagini. Fu proprio durante un viaggio in Tunisia, in vacanza insieme alla prima moglie, che ebbe un sogno rivelatore. Forse per colpa di una cena a base di cous cous troppo pesante, ebbe un incubo: un uomo (lui stesso probabilmente) era imprigionato in un cubo di vetro, e attraverso un acquario vedeva una donna aggredita.

Tony Musante

L'uccello dalle piume di cristallo (1970): Tony Musante

Questa suggestione onirica convinse del tutto Argento, che solo lui avrebbe dovuto girare il film che stava scrivendo. Ma i sogni (o incubi in questo caso) sono una cosa, altra cosa è convincere una casa di produzione ad affidare ad un ragazzo inesperto i soldi per la lavorazione di un film. Pare che proposero allo sceneggiatore  Argento nomi quali Duccio Tessari o Terence Young come possibili registi, e l'obbligo di girare e ambientare la storia negli Stati Uniti. Ma Dario Argento, nonostante la grande stima per Tessari, era convinto che il film l'avrebbe dovuto girare lui solo, e ambientarlo in Italia. A questo punto entra in scena il padre di Dario Argento,  Salvatore, una figura fondamentale per la carriera del figlio, senza il quale  molto probabilmente i capolavori di Argento non sarebbero mai nati. Occorre fare un passo indietro però, e spiegare chi fosse Salvatore Argento. Impiegato da molti anni per l'Unitalia, un ente che per conto del Ministero dello Spettacolo, si occupava di far conoscere e distribuire il cinema italiano nel mondo, Argento senior era abituato a trattare con produttori e case di distribuzione, conosceva molti nomi illustri e di spicco, e in casa Argento non era raro ospitare per cena o per colazione registi, sceneggiatori, attori ecc. Da buon padre, ha cercato di indirizzare il figlio verso le persone più autorevoli per fargli imparare prima l'arte della scrittura, in seguito quella della regia, assecondando sempre i desideri e le attitudini del ragazzo. Dario ha avuto la fortuna di avere come maestri i nomi più competenti del mestiere del cinema, senza mai comportarsi da "figlio di papà", ma mettendosi ben presto in vista per le sue doti e capacità. Salvatore decide di appoggiare il figlio in prima persona per il suo primo film, investendoci dei propri soldi e fondando  con Dario la SEDA , una casa di produzione che si sarebbe occupata di gestire il lavoro del figlio (ed in seguito tutti i suoi film fino alla morte del padre). Nasce un sodalizio importante tra padre e figlio, un legame che influenzerà non poco le dinamiche di lavoro di Dario.

Il regista, infatti, si sente investito non solo dalle aspettative dovute al primo film, ma anche dall'ansia di non deludere il padre, che lo stava supportando in tutto. Dopo aver avuto anche l'appoggio della Titanus , finalmente arriva il primo ciack. Per Dario è tutto nuovo, non ha mai messo un occhio dietro una macchina da presa,  ma sa esattamente cosa vuole: ha la storyboard pronta (pratica che all'epoca era poco utilizzata nel cinema italiano -di "genere" soprattutto - che per Argento è rimasta un'abitudine fondamentale per il suo metodo lavorativo), un cast eccezionale con un protagonista straniero come Tony Musante, ed Enrico Maria Salerno come attore co-protagonista, Ennio Morricone per la colonna sonora, e Vittorio Storaro  come direttore della fotografia. Ma il film che ha in mente Argento rimane incomprensibile agli addetti ai lavori, non solo per i produttori della Titanus che continuano a fare pressione su Dario per affiancargli un "regista vero", ma anche da parte dei tecnici e di Musante, con il quale i rapporti si deterioreranno inesorabilmente fino ad arrivare quasi alle mani alla fine dei lavori. Solo con Storaro,  il giovane regista pare avere instaurato un rapporto di intesa, i due si confrontano su tutto: per Dario è il primo film in assoluto, per Storaro è il primo film a colori che gira, per entrambi è una continua esplorazione.

 

Una volta terminate le riprese inizia una parte ancora più complessa del lavoro: il montaggio e il doppiaggio. Argento non mangia quasi più niente, non sarà la prima volta che arriverà al limite delle forze durante la lavorazione di un film, sfiorando l'anoressia quando di anoressia a quei tempi ancora non si parlava. La moglie stava per arrivare alla fine del suo tempo di gestazione della loro primogenita (Fiore, che nascerà il 3 gennaio 1970),  che sarebbe coinciso quasi con quello dell'uscita del film, una coincidenza non da poco. La coincidenza, il caso o il destino (se ci si crede) ha giocato sempre una parte importante nei lavori del regista: durante una passeggiata nei pressi di casa, Argento vide all'uscita di un negozio  l'attore Reggie Nalder, che aveva interpretato il killer nel film di Alfred Hitchcock "L'uomo che sapeva troppo". Argento, come un fan accanito, seguì l'attore, e su un marciapiede (dopo essersi presentato come un semplice ammiratore) gli propose di partecipare al suo film nelle vesti di un sicario. Nalder gli diede appuntamento per il giorno dopo in albergo (forse per darsi il tempo di prendere informazioni su quello strano tipo) e firmò il contratto, diventando così il protagonista di una scena di inseguimento mozzafiato del film. Argento ha sempre considerato questa fortuita coincidenza come una sorta di "benedizione" da parte di Hitchcock.

Reggie Nalder

L'uccello dalle piume di cristallo (1970): Reggie Nalder

 

Film pronto, post-produzione terminata, arriva il giorno della prima proiezione privata per i dirigenti di produzione. Dario non se la sente di partecipare, è troppo teso, andrà solo il padre come rappresentante della SEDA. Il film non piace, per i funzionari della Titanus è un pasticcio: non è un giallo, non è un poliziottesco, troppo psicologico, troppo violento, poco comprensibile. Argento senior esce dalla sala amareggiato, non sa come riferire del fallimento al figlio. Proprio lì fuori, vede seduta su una sedia una segreteria che aveva assistito anche lei alla proiezione del film: tremava, non riusciva a tenere in mano il panino e tanto meno a mangiare durante la sua pausa pranzo, molto pallidin viso. Salvatore Argento le chiede se stesse male, e poco ci manca che prenda un colpo a lui quando la donna gli riferisce che non aveva mai avuto così tanta paura nel vedere un film. Salvatore Argento portò la donna nuovamente all'interno della sala e le fece ripetere quello che aveva appena detto a lui. "Ma cosa vuoi che conti il parere di una semplice segretaria?", gli risposero risentiti i dirigenti, "lei è il pubblico!".

Eva Renzi

L'uccello dalle piume di cristallo (1970): Eva Renzi

Da allora, da quella prima segretaria impaurita, il pubblico ha sempre premiato i lavori di Dario Argento, instaurando con il regista un affetto ed una ammirazione che è durata nel tempo, anche quando i suoi film non erano più ai livelli dei primi. Salvatore e Dario Argento vollero seguire personalmente le uscite del film nelle sale delle città italiane principali. Dopo una iniziale delusione per le sale di Torino e Milano, che furono mezze vuote per le anteprime, Salvatore convinse il figlio (sempre più angaosciato  e sicuro del fallimento) ad andare a Firenze per vedere l'ultimo spettacolo. La fila delle persone che volevano entrare al cinema arrivava fino fuori le porte di accesso. Il passaparola tra gli spettatori, entusiasti del primo spettacolo, avevano fatto sì che le proiezioni successive andassero  benissimo. Firenze fu solo l'inizio, da quel momento il film fu un successo in ogni città italiana, ma quello che fu veramente straordinario fu l'accoglienza che ebbe negli Stati Uniti, dove "The Bird with the Crystal plumange" rimase primo in classifica sul Variety per ben 2 settimane. Il "parto" era andato bene, nonostante le ansie e le angosce, la prima creatura di Dario Argento aveva preso vita ed era pronta ad andare in giro per il mondo. I produttori che erano stati tanto scettici sulle capacità di Argento, ora lo pressavano perché facesse subito un secondo film. Il padre di Dario, Salvatore, rimase accanto al figlio consigliandolo per i suoi migliori lavori, purtroppo la sua morte segnò anche l'inizio di una lenta crisi artistica di Dario.

scena

L'uccello dalle piume di cristallo (1970): scena

 

Mi piace pensare che un film così bello come "L'uccello Dalle Piume Di Cristallo" sia il frutto di un amore incondizionato,  di una tenacia che va oltre il buon senso, che sia l'inizio di un fortunato percorso, ma anche che (così come per molte nascite) sia avvenuta grazie  a semplici accadimenti come lo scambio di libro tra 2 amici, un incubo dovuto alla cattiva digestione, unfortuito incontro, la paura di una segretaria.

 

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