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Il Cinema è senza cinema
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Il Cinema è senza cinema. Questo è il presente causato dalla pandemia di Covid-19. Ma questo potrebbe essere anche il futuro, se l’industria cinematografica e tutto ciò che le gira intorno – anche noi commentatori – non farà qualcosa per evitare che la parola stessa perda di significato. Cinema o streaming? L’argomento, vista l’emergenza, comincia ad essere dibattuto e, come ho fatto all’interno di una mia recente recensione (sul film Mercy  del 2016), anche su Film Tv se ne scrive con passione.

Qual è il punto? Mi ripeto proprio rispetto a quanto già scritto nella suddetta recensione: la chiusura forzata delle sale ha avuto come conseguenza l’esplosione della fruizione di film in streaming, dall’abbonamento, al noleggio all’acquisto. Esplosione, tuttavia, non significa che il fenomeno sia del tutto neonato, ma che negli ultimi mesi è diventato improvvisamente adulto, senza passare neppure dalla fase adolescenziale.

Film nati direttamente per le piattaforme on demand ne erano stati già prodotti tanti ancor prima che il nuovo coronavirus si propagasse per mezzo mondo e costringesse la gente a rintanarsi in casa. Un esempio eclatante e recentissimo è stato quello di un'opera di valore quale The Irishman (2019), distribuito da Netflix per un brevissimo periodo in pochissime sale Usa e in ancor meno cinema europei e poi messo a disposizione degli abbonati sulla piattaforma streaming, con esclusione di qualsiasi altra forma di diffusione dell’opera. Risultato, quasi tutti coloro che non sono abbonati a Netflix, non hanno ancora visto quello che alcuni considerano un nuovo capolavoro della storia del Cinema (io l’ho guardato su Netflix, non l’ho ancora recensito, ma ne sono rimasto lievemente deluso).

Quello di The Irishman è stato un caso chiacchierato che, in futuro, potrebbe diventare la norma. Perché, non nascondiamocelo, Covid-19 ha dichiarato guerra all’economia con danno particolare per quella ritenuta non-vitale. In cima alla lista del superfluo, manco a dirlo, è finita subito la cultura e tutte le sue propaggini. La qual cosa ha svegliato una sorta di dormiente chiesetta i cui adepti già ritenevano che andare al cinema fosse scomodo e costoso, obbligando al confronto con la massa di maleducati (questo, purtroppo, è vero) che, durante la proiezione mangiucchiano, parlottano, russano e grugniscono.

Vuoi mettere guardare un film stravaccati in poltrona, in pigiama, al volume preferito, con la luce prediletta e senza spostare neppure l’automobile? Non c’è proprio paragone, risponderanno moltissimi, troppi, temo. Vaglielo a spiegare che invece il paragone, fra la visione su un tablet o su un pc o su una tv 37 pollici e quella sul grande schermo di un cinema non si dovrebbe proprio fare, per quanto la seconda è garanzia dei vari requisiti che assicurano la qualità della fruizione dell’opera, proteggendola da tutte le ‘libertà’ che quella casalinga concede. Spiegarglielo, dicevo, sarebbe troppo lungo e mi porterebbe troppo distante dal tema.

Vado invece a concludere chiarendo che, come detto anche in altra sede, io non ho nulla contro l’offerta dei film in streaming. Anzi, ne sono un cliente piuttosto abituale perché grazie a essa posso recuperare molti film che non ho avuto modo di vedere al cinema. Il punto è proprio questo. Avrei voluto ma non ho potuto vederli al cinema. Nell'universo streaming, infatticerco per prime - e quasi esclusivamente - le opere che sono passate dal cinema, perché ritengo che quella sia la loro garanzia di qualità minima. È ovvio che anche nelle sale cinematografiche arriva una marea di boiate, ma esistono innumerevoli strumenti per evitarle (a cominciare da siti come Film Tv). Ma, ripeto, la garanzia che un film sia prodotto per essere prima di tutto proiettato nei cinema e solo in un secondo momento immesso sul mercato on demand, ritengo sia fondamentale per non far sbiadire la moralità che deve essere alla base della produzione cinematografica. Diamoci tutti da fare perché una premessa così importante non sia cancellata dalla storia.

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