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105° Anniversario della Nascita di Orson Welles
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Orson Welles

L'altra faccia del vento (2018): Orson Welles

 

Il 6 maggio 1915 a Kenosha, in Wisconsin, nasceva George Orson Welles.
Anche per lui ho intenzione di realizzare una playlist monografica, una volta che avrò colmato le mie lacune almeno nei lungometraggi cinematografici (di cui, con "Mr. Arkadin",, dovrei aver già visto tutti quelli completati in vita dall'Autore). Come per Kurosawa o Peckinpah (ma anche i Coen e Miller) non mi sembrava proprio il caso di proporre una playlist frettolosa e/o incompleta, soprattutto perché si parla di un Colosso nella Storia del Cinema. Volevo inoltre terminare la rilettura del libro-intervista curato da Bogdanovich "This Is Orson Welles".
Comunque, come accennato poc'anzi, quando si parla di Orson Welles si parla di un autentico Gigante del Cinema, un Genio Rivoluzionario e personalissimo, troppo grande per Hollywood e per questo, come accadrà con Peckinpah (di cui Welles tra l'altro adorò "Cross of Iron") verrà ben presto gettato ai margini del sistema, divenendo per il resto della sua vita un outsider, un ramingo della produzione filmica.

 

Orson Welles

Lo sguardo di Orson Welles (2018): Orson Welles


La Storia è nota: al centro dell'attenzione mediatica per i lavori con il suo Mercury Theatre nel Teatro e ancor di più nella Radio (leggendario il casino scatenato dalla sua trasposizione di "War of the Worlds", con gente che davvero credette fosse in corso un'invasione aliena), a Welles fu offerta una proposta inconcepibile per l'epoca, ovvero la possibilità di realizzare un film a sua scelta (ma le prime proposte, tra cui "Heart of Darkness", vennero accantonate) e per di più avendo la completa libertà creativa. Un'occasione imperdibile, che però suscitò una certa (comprensibile) invidia da parte dei veterani del settore, scavalcati da un esordiente (anche se nel '38 aveva girato, senza completarlo, "Too Much Johnson", pensato come accompagnamento di una rappresentazione teatrale).
"Citizen Kane" ebbe una certa risonanza nell'opinione pubblica e ricevette diverse candidature agli oscar, tra cui ben 4 per Weelles in quanto attore, regista, co-sceneggiatore e produttore (vincendo però il premio solntanto per la sceneggiatura), ma fin da subito venne ostacolato da Hearst, magnate del giornalismo statunitense sulla cui vita la sceneggiatura era parzialmente ispirata: la RKO, invece di supportare con forza il Film, adottò una tattica passiva, ottenendo così un tiepido successo al botteghino, pur essendo elogiato dalla critica.

Un Pilastro assoluto nella Storia del Cinema è una Vetta per certi versi scomoda per un Artista, perché da lì in poi si rischia quasi inevitabilmente di vivere col fantasma del proprio Apice. Welles, inoltre, ottenne quest'Apice al suo Esordio ufficiale, a soli 26 anni, troppo presto per un Regista, ed infatti da lì in poi maturò man mano una corrente critica che vede la sua Filmografia come un Botto seguito da un sostanziale piattume o comunque da opere non all'altezza della Promessa d'esordio. Qualcuno poi volle togliere anche "Citizen Kane" dalla Gloria dell'Autore, caricando tutto il merito artistico sul co-sceneggiatore (forse qualcuno al direttore della fotografia) oppure screditando il Film stesso. Crebbe, inoltre, la leggenda dell'Artista "inconcludente", non di rado supportata da toni romanticheggianti e intenti adulatori, ma che compromise ulteriormente la possibilità del Cineasta di raccogliere fondi per i suoi progetti. 

Il vero motivo, però, per cii Welles ebbe difficoltà enormi per tutto il resto della sua carriera cinematografica è da ricercare nella già citata invidia del settore e, soprattutto, nell'astio delle major nei suoi confronti. Astio che si tradusse in particolare in costanti rimaneggiamenti delle sue opere successive: il Sogno impossibile del Final Cut era nuovamente chiuso e Welles pagò probabilmente più di chiunque altro questa revoca del "privilegio" (che dovrebbe essere invece una condizione fondamentale per ogni regista), con stravolgimenti consistenti delle sue visioni stilistiche che in certi casi portarono alla distruzione dei cut originari, come accadde a "The Magnificent Ambersons" e "The Lady from Shanghai". In questo contsto si inscerisce "The Stranger", lavoro pensato da Welles per venire incontro agli standard commerciali e in cui delegò il montaggio interamente allo studio.

 

Orson Welles

Quarto potere (1941): Orson Welles


Tra i problemi che Welles già aveva con Hollywood, si aggiunse anche il maccartismo (il Regista era un convinto rooseveltiano) che, emarginandolo ulteriormente dagli states, lo portò a concertare il proprio sguardo in Europa iniziando a realizzare i suoi lavori "a pezzi", ovvero girandoli in base alla disponibilità di fondi (ottenuti soprattutto recitando in altre pellicole) e del cast. Non per questo le sue opere si salvarono dai ritocchi impropri di studios e distribuzioni varie ma, a differenza dei casi precedenti, qualcosa dei cut originari è rimasto e, nel tempo, poté essere ricostruito cercando di seguire le volontà dell'Autore. Con "Touch of Evil" Welles ritorna a Hollywood, ma le mutazioni inopportune dell'Universal, a partire dal piano-sequenza iniziale disturbato dai titoli di testa, lo spinsero nuovamente in Europa, questa volta definitivamente. Per finanziare i suoi progetti continuò a prendere parte, come attore, a svariate produzioni, tra cui il segmento "La Ricotta" realizzato per "Ro.Go.Pa.G" da Pier Paolo Pasolini (altro Autore che sguazzava in diverse Arti e in numerosi problemi e odii, seppure per ragioni differenti da Welles), e il suo approccio "frammentario" alla regia si consolidò, alimentando il già citato Mito dell'Artista "inconcludente". In realtà questa sua scelta di girare "a pezzi" i propri film, come ho abbozzato in precedenza, rispondeva a ragioni pratiche. Non sapendo quando avrebbe potuto raccogliere ancora fondi sufficienti per un determinato progetto, cercava di realizzarne autonomamente quanto più ne poteva approfittando della disponibilità del cast necessario: finiti i fondi, cercava di raccogliere altri finanziamenti con lavori su commissione fino a che non aveva fondi sufficienti per altre riprese, ma non sempre gli attori erano liberi da impegni e così si buttava nel frattempo su altri progetti. Un modus operandi quindi apparentemente poco cinematografico (ma molto letterario) ma brillante e, secondo ilo mio punto di vista, estremamente stimolante e sottovalutato, come un po' tutto ciò che riguarda Welles al di fuori di "Citizen Kane" (e a volte includendo pure questo).
Comunque, nel periodo successivo all'abbandono definitivo di Hollywood il Cineasta riesce a completare tre Opere maestose, per alcune persone (me compreso) autentici Capolavori: "Le Procès", satira seria del senso di colpa e della giustizia tratto da Kafka, "Campanadas a medianoche" aka "Falstaff", tra i migliori Film Shakespeariani di sempre se non il migliore in assoluto, e il documentario decisamente sperimentale "F for Fake", trattato sulle falsificazioni che si chiude (SPOILER!) con una falsa storia riguardante Picasso; quest'ultimo lavoro p stato recentemente omaggiato nel titolo "Fulci for Fake", documentario biografico appunto su Lucio Fulci, altro Regista vittima di pesante sottostima in vita, anche se pure lui per ragioni e con modalità differenti da Welles. Non ho citato "Histoire Immortelle" non tanto per la sua natura televisiva quanto perché semplicemente ancora non sono riuscito a vederlo. Il resto dei Progetti wellesiani, invece, purtroppo l'Autore in vita non è riuscito a completarlo, ma uscirono postumi "Don Quixote", curato da Jesus Franco ottenendo parecchie controversie (fu arduo ricostruire la visione del Regista per una strategia di questi volta ad evitare ritocchi estranei e per colpa di dispute legali sui diritti di alcune riprese), e "The Other Side of the Wind", curato dall'amico Bogdanovich (co-protagonista con Huston dell'Opera) e rilasciato nel 2018 dopo decenni di problemi (anche qui prevalentemente legali, perché la figlia di Welles vedeva di malocchio Oja Kodar, compagna dell'Autore e sua stretta collaboratrice). Sia "Don Quixote" sia "The Other Side of the Wind" mi mancano ancora da vedere, ma spero di colmare presto anche queste lacune. Il Cineasta ha inoltre realizzato diversi documentari (oltre a "F for Fake"), alcuni incentrarti sui suoi stessi lavori (come "Filming Othello"), ma anche qui troviamo lavori incompiuti (come "Filming The Trial").

 

Orson Welles

F come falso - Verità e menzogne (1973): Orson Welles


Chiudendo, Orson Welles è stato uno degli Autori più importanti del Cinema, ma questo concetto è talmente assodato da aver assunto lo spiacevole sapore di frase fatta.
Purtroppo ho visto poco Welles, non tanto per i titoli recuperati (a parte i lavori televisivi e i due postumi dovrei aver guardato tutto) ma di quantità di visioni per le singole Opere: la playlist slitterà probabilmente finché non avrò rivisto almeno una volta ogni suo singolo lungometraggio cinematografico, magari guardando il maggior numero possibile di versioni disponibili per operare meglio dei confronti.
Quello che posso e voglio dire però è che Welles per me, e credo per moltissimi altri individui cinefili (fenomeni finto-anticonformisti esclusi, ma dubito che un cinefilo "anti-Welles" sia un cinefilo autentico e non un banale pseudo-sofista-supercazzolaro) rappresenta uno Stimolo a buttarsi nell'Amore per l'Arte e, in particolare, per il Cinema in modo personale e genuino. In aggiunta, la sua Filmografia è una costante fonte di Insegnamento su come fare Cinema, su come sperimentare e guardare oltre a ciò che è strettamente necessario alla narrazione senza scadere nell'onanismo estetico, su come sfruttare la profondità di campo per arricchire le Immagini di sfumature e stimoli, su come pesare primi piani (poco amati ma non inutilizzati da Welles) e movimenti di macchina per risaltare la forza espressiva della messa in scena e non per esaltare l'espediente in sé, su come anche la voce narrante possa integrarsi con il Linguaggio Cinematografico senza assoggettarlo (Welles è forse l'unico Autore che riesce sempre o quasi a farmi genuinamente apprezzare questa tecnica), e così via.
Chiudo davvero, perché non saprei che altro dire su Welles senza banalizzarlo (ulteriormente). Ma soprattutto chiudo perché mi duole la mano: scrivere questo post su carta con penna (prima di convertirlo tramite tastiera) ha, come speravo, stimolato la mia voglia di argomentare, però alla lunga l'arto risente di questa attività fisica!

 

Orson Welles

Orson Welles - Luci e ombre (2015): Orson Welles

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