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The new pope: a cosa dobbiamo il silenzio del vaticano?
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Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere. Chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista, è il cosiddetto moralista.

(Pier Paolo Pasolini) 

 

Ho voluto terminare la visione di The new pope, seguito dell'apprezzato The young pope, diretto e ideato da Paolo Sorrentino, per scrivere qualcosa che già era presente nella mia mente dopo i primi due episodi. Non mi soffermerò sulla questione se la serie mi sia piaciuto o meno (anche se l'ho apprezzata molto)*, poiché mi interessa affrontare altre questioni. Un'opera che parla del Vaticano, nel modo in cui ne parla, non può passare in alcun modo inosservata. Non ho la possibilità di leggere i pensieri dei cardinali, né di ascoltare i discorsi dentro le grandi mura del Vaticano, ma immagino che qualcuno avrà storto il naso di fronte alla seconda stagione (e al successo globale, soprattutto) di una serie che si muove tra le pieghe più oscure del cattolicesimo, evitando tuttavia la scelta di diventare un'opera cronachistica, proprio come affermato dallo stesso Sorrentino durante un'intervista.

Per quale motivo, dunque, mi ritrovo a scrivere su questa serie? Il motivo, in realtà, è molto semplice: l'assenza di opinioni sulla serie da parte del Vaticano. Dubito fortemente che nello stato pontificio abbiano appreso per osmosi una delle più grandi abilità di Dio: il silenzio.   

Perché, come dice giustamente Sorrentino, se nessun tipo di pressione è giunta dalla Santa Sede (poiché questa ha ben altre cose di cui occuparsi…), rimane in piedi la questione sul perché nessuno dai piani alti abbia minimamente aperto bocca per una, anche piccola e magari inutile, opinione sull'opera. 

Parliamoci chiaro: qualche decennio fa, un'opera del genere avrebbe dovuto passare le pene del Vaticano per poter essere trasmessa. Lo sa benissimo l'autore della frase che apre questo piccolo pensiero, che si è dovuto confrontare con la censura in numerose occasioni della sua carriera (quella che maggiormente rientra in questa ramo è sicuramente la censura per La ricotta, dovuta per vilipendio della religione).

Nel corso della storia, il Vaticano ha imposto il suo dicit su opere e pensieri che fossero in netta discordanza con il suo modo di vedere il mondo. Lo sanno benissimo Galileo e i tanti altri che hanno dovuto subire la censura delle loro opere e delle loro idee. Per ultimo, viene da pensare al film di Ron Howard ispirato a il bestseller mondiale Il Codice Da Vinci di Dan Brown. Sebbene non sia stato censurato, in quell’occasione (come prima con L’ultima tentazione di cristo di Martin Scorsese) la Chiesa, nella figura del Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, Monsignor Amato, aveva invitato a “boicottare il film”.

Nonostante ciò, e con in più una bocciatura della critica, il film ottenne 2 milioni di incassi il primo giorno di uscita. 

Quello del Codice Da Vinci era semplicemente un piccolo esempio di come la Chiesa, nonostante tutto, fosse ancora intenzionata a dire la sua su opere (letterarie e cinematografiche) contrarie alla sua versione della realtà, cosa che invece con The new pope non si è verificata. 

Se la Chiesa, nelle figure dei suoi più alti rappresentanti, smette di scandalizzarsi, censurare, influenzare le opinioni altrui, smette anche di essere moralista? Che abbia finalmente deciso di uscire dagli ambiti non di sua competenza, e di occuparsi solo di quelli che sono i suoi doveri effettivi (diffondere la parole di Dio, salvare anime, avvicinare l'uomo a Dio)? 

Cos’è cambiato da allora, dai tempi in cui gli alti prelati del Vaticano si sentivano in dovere di sentenziare sul lavoro di scrittori, artisti e intellettuali? 

 

Jude Law

The Young Pope (2016): Jude Law

 

Sicuramente tanto, forse tutto. Il mondo è cambiato, e nonostante l'opinione di Pio XIII (il papa interpretato da Jude Law nella serie) la Chiesa ha dovuto seguirne i passi pur di non ritrovarsi a corto di seguaci. Che la Chiesa Cattolica stia vivendo un momento delicato della sua millenaria storia, lo pensa anche il suo più illustre rappresentante, che durante l'incontro con i membri della curia romana ha affermato: 

"(...) Le popolazioni che non hanno ancora ricevuto l’annuncio del Vangelo non vivono affatto soltanto nei Continenti non occidentali, ma dimorano dappertutto, specialmente nelle enormi concentrazioni urbane che richiedono esse stesse una specifica pastorale. Nelle grandi città abbiamo bisogno di altre “mappe”, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti: Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata."

 

Il fatto che la Chiesa non decida più di opporsi alle opere che presentano anche una minima alterazione della verità accettata da quest'ultima, può essere spiegato in più modi. Seguendo le parole di papa Francesco, una risposta potrebbe essere che la Chiesa di oggi non solo non ha il potere di boicottare/censurare qualcosa che ormai è fuori dalla sua portata, ma si ritrova anche esclusa nell'intercettare l'opinione dei consumatori.

Il rapporto che la Chiesa di Giovanni XXIII e Paolo VI aveva con il mondo, adesso non esiste più. Sia chiaro: questa ha ancora un ruolo politico ed economico nell'equilibrio internazionale non indifferente. Tuttavia, sembra che la società dei consumi (per tornare nuovamente a Pasolini) abbia totalmente superato quella visione di dipendenza culturale e morale che la legava allo stato pontificio, decretando definitivamente la sottomissione di Dio e dei valori della fede cattolica ai prodotti culturali e consumistici che la società stessa produce (siano essi prodotti televisivi o di altro genere). 

Più o meno la stessa cosa viene affermata da Michele Martelli, che in suo articolo scrive:

 

(...)Libri e autori proibiti, al rogo. Roba del passato? Ah, fosse il cielo!, verrebbe da dire. L’Index fu abolito non perché la Chiesa gerarchica si fosse convertita al principio laico della libertà di critica e di ricerca, ma perché di fronte al gigantesco sviluppo dell’editoria e del mercato librario era diventato un inutile ferro vecchio. Così come anacronistica, e condannata dalla coscienza civile, era ormai divenuta la brutale pratica inquisitoriale di bruciare libri ed eretici nelle pubbliche piazze.

 

Senza comunque dimenticare che 

 

(...) l’Index è stato prontamente ereditato dall’Opus Dei, che lo ha aggiornato con una lista di proscrizione di oltre 60 mila volumi. Dove spiccano, tra gli altri, i nomi di Norberto Bobbio, Umberto Eco, Gianni Vattimo, Andrea Camilleri, Woody Allen, Gore Vidal e José Saramago. Certo, l’Opus Dei non è tutta la Chiesa. Ne è però sicuramente la parte più potente, una sorta di «Chiesa nella Chiesa».

 

(http://temi.repubblica.it/micromega-online/chiesa-e-libri-proibiti-500-anni-di-censure/)



La seconda ragione, con la quale provo a spiegare tale silenzio, riguarda invece la crisi della Chiesa Cattolica, incapace di venire a capo ai problemi di identità e ai conflitti interni che la stanno sempre più logorando all’interno, allontanandola anche dai suoi seguaci più fedeli.**

Se si guardano sotto una diversa prospettiva, le due ragione sembrano combaciare. La Chiesa è in crisi al suo interno, e ciò riflette anche la crisi d’opinione e di influenza che vive all’esterno. 

 

Silvio Orlando

The Young Pope (2016): Silvio Orlando

 

Il Vaticano, pur in preda a una crisi sistemica e morale, rimane garante di una visione del mondo che è poco concorde alle situazioni descritte e mostrate in The new pope. Eppure tace. Non dice nulla su quello che milioni di persone vedono senza difficoltà, conscia che lo scettro da influencer posseduto per secoli, oggi è passato nelle mani di altri. Consapevole che il terreno non è fertile, che si possono incontrare difficoltà in ogni momento, preferisce tacere dove è possibile farlo. 

Tuttavia, nonostante la Chiesa e i suoi più alti rappresentati abbiano taciuto di fronte alla serie di Sorrentino, non vuol dire che siamo di fronte a un cambiamento epocale dell'istituzione più longeva del mondo, e non ci permette nemmeno di pensare che tali situazioni non accadranno più nel futuro. Non sono nemmeno certo che la pratica inquisitoria su libri e film sia del tutto superata. Solo il tempo ci darà le risposte necessarie per comprendere meglio. 



 

 

 

*Credo sia necessario uno spazio per parlare della serie in sé, fuori dal discorso di altra natura affrontato sopra. 

Per quello che posso dire, la serie a me è piaciuta. Non la ritengo una semplice opera anticlericale, bensì un prodotto che affronta con maturità e profondità aspetti davvero difficili da toccare. Il tutto pur non ritenendomi un grande fan del cinema di Sorrentino, il quale  comunque dimostra che il mondo del piccolo schermo gli sta stretto. Come ha scritto qualcuno in questa, sarebbe stato molto interessante vedere l’opera in forma di film. 

Tuttavia, capisco anche a chi questa serie non è piaciuta affatto. Ricordo già dai tempi della sua uscita, che La grande bellezza fosse un film che divideva le opinioni di tutti: c’era chi l’adorava e chi invece aveva un’idea completamente opposta. La stessa cosa si può dire per la serie, che nuovamente divide il pubblico. Tra i numerosi commenti letti in questi giorni, uno in particolare sembra calzare perfettamente a pennello con la situazione descritta: 

 

Quando una cosa è così rarefatta si può gridare tanto al capolavoro, quanto alla banalità totale.

 

Sono d’accordo con il commento sopra riportato, e penso si adatti perfettamente al cinema di Sorrentino degli ultimi anni (non ho visto i film su Berlusconi). 

 

** I numeri sono eloquenti. In Italia e nel vecchio continente ogni anni si registrano, soprattutto tra i giovani, un aumento degli atei e degli agnostici (https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/italia-sempre-meno-religiosa-in-cinque-anni-credenti-diminuiti-del-7-_3207724-201902a.shtml). 

(https://www.ilfoglio.it/chiesa/2018/03/22/news/europa-cristiani-ateismo-185611/

 

Il processo di secolarizzazione, iniziato già nel secolo scorso, ha subito un’impennata negli ultimi anni, a causa soprattutto dei continui scandali che hanno visto coinvolti non solo cardinali e alti rappresentanti, ma anche preti e sacerdoti accusati di oscenità e pedofilia. Alcuni, invece, accusano la Chiesa di possedere troppo e di aver perso l’umiltà che la caratterizzava all’inizio della sua storia. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/12/sono-tempi-molto-duri-per-la-chiesa-e-da-cattolico-ho-paura/5702704/). 

Sull’allontanamento delle persone, potrebbe anche aver influito il sentimento populista deflagrato in tutto il mondo negli ultimi anni: infatti, in molti accusano la Chiesa di essere poco propensa alla carità (in questi ultimi giorni, si sono visti nel mondo del web post che accusavano la chiesa di non aver donato un euro di beneficenza per l'emergenza coronavirus). 



PS ( - Per The young pope qualche critica e polemica soprattutto sulla stampa cattolica c’era stata. Sul web gira anche un’opinione dell’Osservatorio romano, che però sembra essere inaccessibile. Metto i link per chi voglia dare un’occhiata. 

https://www.famigliacristiana.it/articolo/the-young-pope-perche-piace-e-perche-non-piace.aspx (ritengo questo articolo incompleto e poco “approfondito, poiché non entra nel merito della questione) 

http://www.osservatoreromano.va/it/news/fantasia-papale )

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