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La famosa invasione delle classifiche di fine anno a Cinelandia.
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M Valdemar

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Wow, che annata, cinematografica e non, il 2019! Incredibile: subito dopo il 2018 e uno scoppietto di minicicciolo prima del 2020.
Ne vidi di cose io, che voi umani e subumani manco avreste subodorato tra maleodoranti commedie e supposte tragedie …
Ma taglio, certo (come ebbe ad asserire tronfio sebbene titubante il megaprimario prima di incidere qua e là. Più di là. Più di qua. Vabbè, che faccio, lascio un’altra decina di centimetri amabilmente squarciata?).
Ebbene, come da secolare, quasi annuale, tradizione cristiano-indù-demo-pippo-pluto-giudaico-massonica che manco nelle peggiori masserie, come nelle più nefaste, funeste, moleste ricorrenze, mi ripropongo, come crasso stinco di porco che ingrossa intestini, interiora e posteriori, nella indisponente veste di dispensatore di liste.
Ci sta il meglio.
Ci sta il peggio (sì, ma che fastidio quelli che fanno solo i migliori: che manica di invertebrati timorosi di offendere chicchessia, orsù!).
[Ci sta gente:
   a cui sta sulle balle Greta Thunberg, o Carola Rackete: e chissà chi c’è dietro, è tutto marketing, e Soros, e Rothschild, e Rorschach, e i Röyksopp, e le treccine e le ascelle, e aiutateli a casa loro, e perché non studiano/lavorano invece di andare a zonzo … ecchekazoo, avete rotto voi le balle, bolliti!;
  che stila la classifica del meglio della “decade”, ora: ok, stolti stolidi ominidi che non siete altro, il decennio finisce nel 2020!;
  che, da addetti ai lavori, critici, media specializzati (in panzane putrescenti, sì), “spinge” gli amichetti sponsorizzandone qualsivoglia parto (tipo l’ultimo di De Sica, per dire), magari con tre-righe-tre sui social giusto per dimostrare l’assolvimento del compito: fate schifo;
  che firma petizioni su petizioni che chiedono di “rigirare” una serie o un film o il quarto di bue sullo spiedo perché non di loro gradimento: anche a scriverlo, così, ancora non ci si crede. Sarebbe cortesemente gradita la vostra dipartita]
Ci stanno i film che dico io, quelli che dice il tizio accigliato che vedo allo specchio al mattino e quelli ancora del tizio un po’ scemotto che mi guarda scimmiesco dallo specchietto dell’auto. Uno e trino e cretino.
Che faccia da pirla.
Facciamo che le regole le faccio io: le scelte sono su titoli regolarmente distribuiti nelle sale italiane, resi legalmente disponibili sulle piattaforme streaming, captati on line, proiettati nei festival a cui m’ebbero ebbro ospite. Anno di grazia 2019.
Grazie.
Dieci film che considero migliori; dieci che considero obbrobri, lerci candelabri, insalubri inoculazioni sui poveri bulbi oculari (a causa delle aspettative, delle promesse e delle premesse, della mèsse promozionale, del rigetto emozionale ecc.: non rompete le emorroidi, cariatidi della mente!).
Orbene, ormale, non sei normale ecc. me lo dico da me: di seguito il delirio ormonale d’un ometto e la sua omelette cinefila.
Guardate, annusate, commentate, schifate, rigurgitate.
A presto. Burp.

[e sì, come già nelle precedenti pregiatissime orgiastiche edizioni del mio meglio/peggio, scelsi stralci di opinioni degli stimabili, indefessi utentessi e utentesse del sito: scannatevi tra di voi! che la tonnara abbia inizio!]

Moral Guidance: Giuseppi Conte




DIVISION ONE: SPOSTAMENTI PROGRESSIVI DEL PIACERE


1) C'ERA UNA VOLTA A ... HOLLYWOOD
“In C'era una volta a... Hollywood è, ancora una volta, appunto, il cinema che può cambiare la Storia. Stavolta, però, da microcosmo filmico, si passa a macrocosmo cinematografico; dalla sala, si passa alla città-cinema; dal cinema (inteso, appunto, come sala) si passa al Cinema (inteso come concetto, come mondo). Insomma, non più solo una struttura in cui avviene al suo interno un radicale cambiamento della Storia e della sua Immagine, ma un intero mondo in cui avviene il suddetto mutamento storico e, di riflesso, dell'Immagine tutta. (…) C'era una volta a... Hollywood risulta essere il lungometraggio più fluttuante, sospeso e complesso del filmmaker statunitense, nonché il suo film più imprendibile ed indefinibile. La sua opera più gioiosa e passionale, nonché il suo lavoro più caleidoscopico e shakerato. Soprattutto, la sua pellicola più entusiastica e sentimentale, nonché il suo film più importante e catartico. Il suo canto del cigno al contrario. Il suo Goodbye Dragon Inn capovolto.” [Badu D Shinya Lynch]

2) DYLDA (tit.it. La ragazza d'autunno)
"Il film è sorprendente nei toni netti, nei colori, per lo più verde e rosso, maglioni verdi, pareti verdi, tappezzerie verdi; filmato con grandissima eleganza, eleganza che si colloca in una storia estremamente commovente in cui temi come la perdita, la maternità, l'utero in affitto, la solidarietà femminile e il reciproco odio, il tradimento o addirittura l'eutanasia sono così bene affrontati da sembrare un saggio umano e psicanalitico sulla guerra e le sue conseguenze. Come faccia un uomo a capire, dirigere e rappresentare così bene i sentimenti femminili rimane un'incognita stupefacente che, già da sola, vale tutto il film per la sensibilità e l'empatia che dimostra.” [gaiart]


3) BURNING
“Nulla può esistere senza il suo contrario, nella solitudine dell'uomo comune come in quella dell'artista davanti allo specchio non si riflette mai la realtà oggettiva ma ciò che vogliamo vedere di noi stessi. Burning può apparentarsi con Jules e Jim (1962) a quello stesso tessuto emotivo e relazionale, al gioco iconico di ruolo dei suoi personaggi, oppure potrebbe accodarsi semplicemente (si fa per dire..) all’ assunto teorico del recentissimo La donna dello scrittore(2018) del tedesco Petzold? In Burning però c’è una tensione emotiva e una freschezza che invece nel film di Petzold paiono trattenute, nel suo ritmo sospeso c’è materia viva e pulsante e non decadenza morale.” [Kurtisonic]


4) PARASITE
“Con la freddezza di un Haneke e la verve polemica di pasoliniana memoria, scrive di uno scarto evidente tra ricchi e poveri. Cito Pasolini perché nella descrizione dei borghesi si evince la vacuità della famiglia Park, il sotteraneo disagio del figlio minore "che dipinge come Basquiat" e di una figlia adolescente isolata dal resto. Mi è venuto in mente il film "Teorema" di Pasolini nella struttura narrativa che critica aspramente i costumi borghesi. Ma la straordinarietà di quest'opera è la costruzione di un ironia acre , grottesca e noir  pervadente l'intera pellicola. È l'odore sgradevole dei poveri che funge da trait d'union con gli arroganti Park, la loro "puzza sotto il naso" che tiene distanti gli straccioni. Un odore che pervade gli asettici ambienti della famiglia Park, nel quale si muovono con curiosità quasi animale i poveri parenti di Ki Taek.” [GIMON 82]


5) RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME
“Questo ritratto non può esistere senza l'arte. L'arte che viene celebrata non solo dai dipinti di Marianne, ma anche dalla regia stessa di Céline Sciamma, che con ogni inquadratura crea dei veri e propri quadri, muovendo i suoi attori con una precisione maniacale, arrivando a curare persino il dettaglio più insignificante. Tutto per dare quella sensazione meravigliosa e paradisiaca che solo l'arte riesce a donare alla mente dell'essere umano. (…) E quel fuoco che continua a bruciare il vestito della giovane, che noi decidiamo di non placare in quanto sentiamo il bisogno di fare uscire quello che sentiamo e quello che ci ha tenuti bloccati per così tanto tempo. E quando finalmente l'abbiamo fatto uscire, ci rendiamo conto della crudeltà della vita e decidiamo di spegnere il fuoco. E tutto ciò che rimane è un'immagine, un ricordo che resta con noi per sempre.” (Leman)

Noémie Merlant, Adèle Haenel

Ritratto della giovane in fiamme (2019): Noémie Merlant, Adèle Haenel


6) THE IRISHMAN
“Qui si lavora sulla Storia, incastrando i piani temporali, con i ricordi dentro altri i ricordi dentro ulteriori ricordi che s'innestano, accavallano ed intersecano: ed è proprio questa qualità positiva a far sì che a volte questo film troppo lungo per essere un film e troppo breve per essere una (mini)serie e che scorre lungo 1/3 di secolo si ritrova ad essere coagulato attorno a momenti ed occasioni normali artificialmente “condizionati” per essere peculiari, ad esempio quando in prigione De Niro e Pesci si ritrovano, oramai molto anziani e acciaccati dal tempo, a spartirsi come una volta una pagnotta con l'uvetta da pucciare nel vino rosso ricordando, di punto in bianco, come sarà certamente accaduto, ma è proprio il fatto che la sceneggiatura e la regìa abbiano scelto di pescare esattamente quell'attimo senza alcuna ragione/mortivazione a far stonare un poco la messa in scena" [mck]

 

7) RICORDI?
“Una storia d'amore a frenetici flashbacks, con una fotografia onirica e spettacolare che coglie il particolare senza farsi irretire dalla bellezza assoluta (Ponza nel dettaglio può sfuggire anche a tanti abituali frequentatori), due personaggi tormentati e terrorizzati dalla felicità, che si mordono l'anima e si strappano le memorie; piani temporali sfalsati e reiterati che rendono nebulose le percezioni, angoli di luoghi tutti incantati, appartamenti colmi di calore ed elegante design (la parete a cassettini da sballo), pastelli ricercati (lei al telefono tra panni stesi tutti curiosamente in armonica tinta), una fotografia fatta di angolazioni ardite e poco convenzionali, viste dall'alto, o a frazioni d'immagini, gli inserti audio spezzati, accavallati, smorzati.. i dialoghi a porre quesiti intriganti, tutto concorre a rendere speciale questo film, distante da un fare cinema convenzionale, specie quello italiano più recente, sempre più stanco e dozzinale.” [LAMPUR]

8) LA CASA DI JACK
”Le oscure leggi del dolore e della morte sono dunque le condizioni per ogni rinnovarsi della bellezza e quindi della stessa rappresentazione artistica, mentre Lars von Trier parrebbe, come artista, riconoscersi totalmente nel suo Jack. Il film nel corso della sua durata ci pone, come si vede, problemi e interrogativi molto seri, che non possono trovare facili risposte per due fondamentali ragioni: la presenza costante del registro ironico e beffardo che connota anche i momenti più duri e inquietanti (i cinque incidenti) del film e l’irrompere improvviso e frequente di tableau vivants che si ispirano alla pittura romantica, nonché di “installazioni” e immagini macabre che richiamano la scultura e l’arte contemporanea e, che, suscitando orrore e meraviglia, non possono che generare in noi quel sentimento di ammirazione-repulsione che sempre i film di L.v.T suscitano.” [laulilla]

9) FAREWELL - SENZA PERDERSI
“Con A first farewell, l’esordiente regista cinese Lina Wang tributa un omaggio a un ecosistema arcaico in via d’estinzione, con competenze non più richieste e gli ultimi reduci erosi dal dubbio su che strada prendere, se perseverare oppure svoltare alla ricerca di nuove fortune, abbandonando la campagna per dirigersi nelle aree industriali. Il suo è un atto d’incontaminata sincerità, scevro di un qualsivoglia orpello, il racconto delle giornate di tre bambini, degli impegni che devono accollarsi già a 6/7 anni, della distanza che li separa dal sistema sociale, qui rappresentato dalla scuola, severa nell’inquadramento e punitiva quando i risultati sono deludenti con il pubblico ludibrio. Un costante fluire che osserva da vicino senza arrecare disturbo, cattura lo sguardo con paesaggi immacolati, sospesi tra deserto e foresta, tra i campi sotto il sole estivo e la neve che accompagna l’inverno.” [supadany]

scena

Farewell - Senza perdersi (2018): scena


10) THREE HUSBANDS
“Concepito come l'epilogo, malizioso ed audace, ma in fondo anche molto più poetico di quanto possa apparire a tentare di raccontarlo - sminuendolo inevitabilmente - di una trilogia (invero troppo poco nota, almeno nel mondo Occidentale), che l'autore, il grande Fruit Chan, ha inteso dedicare alla prostituzione, iniziata nel 2000 con Durian, Durian, e proseguita l'anno successivo con Hollywood Hong Kong, Three husbands è un ironico e smaliziato inno al sesso come estremo rimedio di salvezza contro un imbarbarimento della civiltà, tutta protesa a lavorare tutta una vita per risparmiare e trovarsi un loculo di appartamento con cui poter intravedere un orizzonte di certezza che spesso si rivela inesistente, sopraffatto da mille altri pericoli in agguato non preventivati. (…) Reso potente da inquadrature simboliche e stranianti di ammassi di cemento e metallo di palazzi dalle altezze vertiginose, dai quali si libra leggero un vestito da sposa che precipita lentamente nel vuoto inghiottito dal corso degli eventi, l'ultima fatica di Fruit Chan è l'ennesima conferma della potenza espressiva, visiva e concettuale di un grande, versatile, e difficilmente catalogabile uomo di cinema, sempre disposto a procede sulla propria via ispirativa anche quando la strada risulta impervia e fronteggiata da istacoli apparentemente invalicabili.” [alan smithee]

scena

Three Husbands (2018): scena



[altri film da ricordare: Joker - Tous les dieux du ciel - L'ufficiale e la spia - Dio è donna e si chiama Petrunya - The Lodge - Martin Eden]


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DIVISION TWO: VISCERA SUPPURATION / KEEP ON ROTTING IN THE FREE WORLD


1) L'UOMO DEL LABIRINTO
"L’impianto del film è quello di un thriller psicologico che trova elementi in comune con il whodunit. Partendo da un soggetto che avrebbe basi di interesse Carrisi distrugge quasi ogni cosa nel trattamento e nella stesura finale della sceneggiatura. Lo sviluppo dell’intreccio è articolato in un montaggio alternato che segue le diverse "storie" che sono tutte collegate tra loro sul piano narrativo .Carrisi però sembra perdere il controllo o la misura del tutto e se le sue intenzioni erano di creare un rebus anche per lo spettatore oltre che per il protagonista ottiene invece come risultato quello di confondere e confondersi. (…)C’è ben poco che funziona ne “L’uomo del labirinto”,il ritmo in realtà non è male ma quando sembra che stia per ingranare  inesorabilmente frana su se stesso, si incarta in una diegesi mal articolata nella scrittura e nell’ impianto registico ricco di lacune tecniche,con una cattiva direzione degli attori e una punta di presunzione.” [ange88]

Toni Servillo

L'uomo del labirinto (2019): Toni Servillo


2) STAR WARS: L'ASCESA DI SKYWALKER
“Il film è un cesso totale. Dilunghiamoci un pò; Abrams se ne frega altamente di tutte le novità apportate di Rian Johnson in Episodio VIII, quel film non esiste, L'Ascesa di Skywalker non è altro che un sequel diretto del Risveglio della Forza (2015), tanto che in soli 5 minuti cancella tutta la pellicola precedente come se non fosse mai esistita. (…) Nell'Ascesa di Skywalker quello che manca è il cinema; mezzo che consente di mettere in scena la molteplicità della visione umana, oramai invece ridotto ad un lungo prologo che quando giunge a compimento mira a dare risposte, senza che esse azionino una reazione emotiva nello spettatore, anche per via di personaggi ridotte a mere marionette sballottate qua e là, ma così prive di qualcosa da dire.” [Antisistema]

3) SPIDER-MAN: FAR FROM HOME
“Un dannato sospiroso, soapoperoso teen-movie, nel quale i sedicenni che lo abitano sono educande timorose (con meno ormoni di quante siano le apparizioni delle fighissime Audi) che viaggiano nel multiverso dell'oltrestucchevolezza senza ritorno: l'amico ciccione trova la morosa, Happy se la intende con zia May (minchia la Tomei, sempre gnocca sempre sprecata), Peter Parker muore (purtroppo no) dietro MJ (una Zendaya “coperta” dalla sua prorompente bellezza). (…) Il cattivo, l'assai poco misterioso Mysterio, lo dichiara apertamente: «La gente ha bisogno di credere. Di questi tempi crede a qualsiasi cosa». Eh. Un portato di menzogne e inganni e facilonerie assortite che costituisce un cortocircuito affascinante e involontario: non servono chissà quali intelligenza artificiale, droni, satelliti ma solo CGI, casino, personaggi macchietta, battutistica innocua, rispetto dei canoni del dannato universo condiviso, una storia qualsiasi, ammiccamenti a getto continuo, intermezzi da spiegone (tipo il servizio giornalistico degli studenti a inizio film), recitazione automatizzata, scenette post-titoli di coda.” [M Valdemar]


4) MA COSA CI DICE IL CERVELLO
“Come mai Riccardo Milani è preso più sul serio di Madonna come regista che, invece, ha realizzato un buon film? Ne ho visti di film brutti, ma qui raschiamo proprio il fondo. Davvero Cortellesi pensa che basti una commediaccia infantile e recitata alla buona, principalmente a causa della scrittura, per sensibilizzare la gente ad essere meno diffidente, incazzosa e arrogante nella sua ignoranza? Mancano i tempi comici. Un monatggio ed una scenografia da principianti. Spero che se ne rendano conto. Il titolo è azzeccato: ma cosa vi dice il cervello per fare un film così?” [kubritch]


5) AVENGERS: ENDGAME
“Sostanzialmente ci troviamo davanti ad un’enorme serie televisiva, inaccessibile a chi ne abbia saltato anche solo una minima parte e visivamente standardizzata, senza alcuna trovata registica che esuli dal campo-controcampo per i dialoghi o dalla volata in campo lungo per la battaglia. Avengers: Endgame è un film sul nulla cosmico: nessuna introspezione, nessun messaggio morale, nessuna rappresentazione. Perché davanti ci si trova un amalgama di ambienti totalmente ricreati a computer, attori che prestano corpo e volto per diventare altro, l’inesistente, dall’alieno di turno al personaggio ringiovanito od invecchiato. Un film che non dà niente e che niente vuole dare. L’apoteosi del nulla, quello che il pubblico vuole.” [Malpaso]

6) IL PRIMO NATALE
“"Il primo natale" è un omaggio dichiarato alla prima regia di Massimo Troisi. Il punto comune è il viaggio nel tempo, il ritorno al passato con la consapevolezza dell'oggi, un registro molto sfruttato dalla nascita del cinema, che di per sé è un viaggio nella memoria. Ma se nella bellissima commedia con Troisi e Benigni, la leggerezza e la comicità sostengono una sceneggiatura geniale, qui ci ritroviamo con delle bellissime premesse, tradite dalla mancanza di ritmo e imprevedibilità. (…)Dal punto di vista cinematografico, la luce di alcuni paesaggi è bella, ma fuori contesto e il montaggio penoso. Mi è sembrato di rivedere lo smembramento di una regia alla Mel Brooks, con MB giustamente assente.” [GeneBrooks]


7) GLASS
“Una storiellina incomprensibile che vorrebbe idealmente chiudere una trilogia che parte da Unbreakable e passa per Split. Si tratta di un'accozzaglia indigesta che miscela fantascienza, fumetto  e supereroi, collocando al centro della scena uno psicopatico dalle molte personalità, Kevin Wendell Crumb (McAvoy), sulle cui tracce si mette David Dunn (Willis), una specie di giustiziere della notte in versione dark. (…)C'è solo da domandarsi quale sia il senso di un'operazione che dimentica completamente l'azione e si affida per intero a dialoghi improponibili girati tutti in campo e controcampo. E così per due ore e dieci.” [barabbovich]

8) I MORTI NON MUOIONO
“I morti non muoiono di Jim Jarmush ha tutta l’aria di essere un grosso scherzo, e sono vari gli indizi in favore di questa tesi: la recitazione sciatta, il discorso meta-cinematografico posticcio, il sadismo con cui il ritmo soporifero uccide qualunque gag potenzialmente divertente di quella che è stata venduta al pubblico come una commedia-zombie un po’ pazzerella; ma soprattutto il didascalico, desolante monologo finale di Tom Waits (…) È impossibile credere che un film con protagonista una schiera così vasta di talenti comici riesca a non far ridere mai neanche per sbaglio: è fatto apposta. È un giochino fatto tra amici, che probabilmente se la staranno ridendo nel leggere le recensioni, sia positive che negative (ma soprattutto quelle positive). È attraverso questa chiave di lettura che il film potrebbe avere la sua sola speranza di trovare una ragion d’essere: quando il nome di un Autore è così consolidato, quando – diciamolo – si entra nelle grazie di una certa critica e di un certo pubblico, fino a che punto si può tirare la corda e riuscire comunque a venir presi sul serio? Se è questo il giochino, già solo per il fatto che esista una sola persona al mondo che abbia avuto il coraggio di parlare bene di questo non-film, significa che ha funzionato. E per questo, se non per altro, chapeau.” [nonsonouncritico]


9) LETTO NUMERO 6
“Un horror di presenze fantasmatiche, segreti sepolti nelle segrete del passato, misteri da risolvere, eroi(ne) loro malgrado, cattivi che hanno le loro motivazioni e ometti inetti, il tutto in un’ambientazione ospedaliera “da paura” (c’è più vita su Marte il venerdì sera che durante il turno di notte, povera dottoressina-incintina-crescentina). Ma inutile tentare un qualsiasi approccio critico, appigliarsi a incongruenze, debolezze, ridicolaggini e via sprofondando: il film semplicemente è fatto male, scritto male, anzi, peggio, recitato malissimo. (…) Niente paura, niente emozioni né divertimento, solo risatine imbarazzate che sorgono spontanee come lucciole nella notte, mentre assisti a una storia che conosci a memoria e che largamente puoi anticipare nei colpi di scena e a un compitino eseguito in maniera scolastica e forse controvoglia, come fossimo in una puntata di una mediocre serie per giovanissimi.” [M Valdemar]

10) CAPTAIN MARVEL
“Qualunque messaggio politico o sociale anche solo vagamente sensato che si potrebbe riuscire ad immaginare risulta di difficile individuazione all’interno dell’opera, che altro non è che un medio (mediocre) filmet­to d’intrattenimento, pieno di cliché e privo di particolari pretese. Nel mezzo del cui marasma coloratis­simo e sorprendentemente tedioso finisce per smarrirsi anche la narrazione stessa, anemica al pari del film che ha generato (ovvero, una delle peggiori origin stories di sempre). Come se ciò non bastasse, anche la forma non è che sia delle migliori: stile e fotografia sono infatti piatti e patinati, e in più d’un occasione si sprofonda nel kitsch, forse involontario (tra tutine ridicole e personaggi luccicanti che manco in Dragon Ball).” [ilcausticocinefilo]

Brie Larson

Captain Marvel (2019): Brie Larson


[altri film da scaraventare nelle sordide latrine dell’oblio cosmico: L’inganno perfettoHotel ArtemisAnnabelle 3I villeggianti - Greener GrassNon succede, ma se succedeAttacco al potere 3]



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GHOST TRACK: MOLTO RUMORE PER NULLA
Ovvero, quelle pellicole di cui si è tanto discusso, spesso in termini esageratamente elogiativi e anche per ragioni extrafilmiche, ma che a fine visione ti fanno esplodere in un sonoro, dottissimo, immaginifico: “embè?”


- MIDSOMMAR
- UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK
- NOI
- IL TRADITORE

 

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