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Pirati e signori
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Una manciata di giorni dopo che AppleTv+ ha lanciato il suo nuovo servizio streaming, è entrata nell'affollatissima arena anche Disney+. La risonanza di questo lancio ha oscurato un po' quello di Apple a dispetto del fatto che Disney abbia deciso di rendere disponibile il servizio in questa fase esclusivamente in sei paesi (Paesi Bassi, Usa, Canada e dopo una settimana Australia, Nuova Zelanda e Porto Rico) e di ampliare l'offerta in Europa solo a partire dal 30 marzo del 2020, mentre invece AppleTv ha iniziato subito alla grande, con 190 paesi.

Eppure. Eppure sono bastati dieci soli giorni per far scattare The Mandalorian - la nuova serie Disney+ legata all'universo Star Wars - in testa a quasi tutte le classifiche che misurano gli show più visti/ricercati in streaming. Scalzando Stranger Things dalla prima posizione, dove se ne stava comodamente da più di due mesi. Come è stato possibile? Semplice: The Mandalorian - ironia, anzi sarcasmo, ma che dico, satira pura - è balzato in testa grazie alla pirateria. Le società che si occupano di redigere queste classifiche, infatti, devono prendere in considerazione diverse metriche perché il conteggio delle sole visualizzazioni che avvengono all'interno di sistemi chiusi (come Netflix), non sono mai sufficienti per offrire il quadro complessivo. Quindi ad alimentare queste classifiche intervengono anche altri fattori, come la quantità di opinioni, voti, recensioni che vengono spalmate sugli aggregatori, i tag usati sui social, ed infine anche il traffico peer to peer e lo streaming che avviene sui siti pirata.

Siccome The Mandalorian è stato reso disponibile solo a una parte del mercato (cioè a circa dieci milioni di abbonati stando alle recenti comunicazioni di Disney) a far balzare in testa a queste classifiche è stato lo streaming pirata, il peer to peer, i torrent. In sostanza il nemico pubblico numero uno delle major e un po' di tutta l'industria dell'entertainment.

La cosa era ampiamente prevedibile, anche a causa della restrizione geografica imposta, e infatti nessun analista del mercato pensa che i signori della Disney siano rimasti più di tanto stupiti dal fatto che The Mandalorian abbia risvegliato i pirati dormienti. Riflettiamo un attimo. Quanti servizi streaming possiamo pensare di pagare al mese? Negli Stati Uniti in questo momento uno spettatore evoluto e appassionato per seguire gli show più importanti dovrebbe essere iscritto ad almeno sei/sette operatori e altri ne stanno arrivando. La somma dei canoni di questi abbonamenti si aggira nei dintorni dei 60 euro al mese. Impossibile. La moltiplicazione degli operatori inoltre andrà a determinare anche una riorganizzazione dei cataloghi. Perché mai la Disney dovrebbe dare la disponibilità dei film della 20th Century Fox a Netflix, ora che ha una sua piattaforma streaming da promuovere? Una delle ragioni del successo di Netflix negli Usa, che ha disincentivato l'uso di sistemi "alternativi" e illegali, è stata proprio la ricchezza del catalogo, a cui si è aggiunta successivamente la capacità di produrre originals di successo. La frammentazione dei cataloghi e l'ampliarsi del numero delle piattaforme streaming cambieranno definitivamente le carte in tavola e il sogno di uno Spotify dei film e delle serie tv, un grande contenitore al quale accedere per vedere quasi tutto, non sembra avere più le condizioni per potersi realizzare.

Esiste però la possibilità che nascano dei nuovi operatori con l'obiettivo di offrire abbonamenti compositi, dando la possibilità di mettere insieme Netflix, Amazon, AppleTv+, Disney+ e tutti gli altri che arriveranno, sommando le opzioni e facendo significativi sconti per chi desidera abbonarsi a più canali. Una possibilità che ricostituirebbe, almeno parzialmente, il desiderio legittimo degli spettatori di avere un unico catalogo ampio a un prezzo abbordabile. Insomma, ne è passato di tempo da quando si pensava che internet fosse la terra dell'abbondanza, gratuita. Tutti i grandi settori stanno percorrendo strade simili. Le caselle email: erano a pagamento, sono diventate gratis, ora stanno tornando a pagamento, se non la funzionalità sicuramente lo spazio di archiviazione. Il giornalismo e l'editoria: quasi tutti gli editori hanno pensato a un certo punto di poter sostenere un'informazione di qualità gratuita grazie ai banner pubblicitari ma stanno gradualmente tornando sui propri passi e se nascono nuove iniziative sono direttamente a pagamento. La musica, che è arrivata a scontrarsi con la pirateria molto prima del cinema, è poi approdata a soluzioni (appunto Spotify ma anche Deezer) che, almeno per il consumatore (per gli autori è un'altra questione, ben più spinosa ed impossibile da affrontare in questa sede), sono decisamente soddisfacenti.

Anche noi, utenti di internet, siamo cresciuti. E paghiamo. Paghiamo per interfacce ben studiate, per accedere a cataloghi musicali completi e servizi aggregati di valore, paghiamo per editori che hanno ritrovato la voglia di investire in inchieste e per raccontare storie originali che sappiano andare al di là della notiziola d'attualità. Paghiamo per conservare la nostra storia digitale in luoghi protetti e per potervi accedere da qualsiasi luogo. E paghiamo anche per accedere a film e serie televisive, probabilmente già più di una piattaforma a testa. Forse, come molti analisti affermano, in questo momento per Disney+ era più importante scalzare Stranger Things dalla classifica degli show più visti/richiesti e mandare un segnale potente a Netflix. Per raggiungere questo obiettivo ha fatto di The Mandalorian una specie di cavallo di Troia in territorio nemico, facendolo diventare lo show più piratato degli ultimi anni, non senza creare scontento in gran parte dei fan di Star Wars che aspettavano il lancio di questa serie su scala globale. Vittoria di Pirro o fase transitoria di mercato aspettando l'operatore che metterà insieme le piattaforme a un prezzo abbordabile per lo spettatore finale?

Io in questo momento pago per Netflix e per Prime Video e per evitare di tornare a navigare in ambienti ostili, scansando decine di link farlocchi, sono disposto ad aumentare ancora un po', anche perché comunque si tratta di abbonamenti che permettono la visione contemporanea a più persone, quindi c'è ancora qualche margine di convenienza da considerare. Però no, 5/6/7 abbonamenti non sono assolutamente in grado di gestirli.
Datemi un accesso globale, un catalogo consistente, pigliatevi i miei soldi e finiamola con questo stillicidio.

A quel punto ci resterebbe solo il compito di capire su quale piattaforma rintracciare i titoli che ci interessano, ma questo già sappiamo come farlo, anzi già lo facciamo... :)

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