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A proposito di Max - In ricordo di un amico
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A me è piaciuta la scena di quando si sono baciati. A me è piaciuto di più quando la ragazza è scappata”: sono queste le parole che il piccolo Massimiliano scriveva in un tema scolastico parlando di un film. Non a caso, ha sempre mangiato pane e cinema, una passione che gli ha permesso di crescere in un mondo tutto suo, popolato di personaggi, soprattutto donne, iconici. Svampite, assassine, detenute, ballerine, precorritrici, all’avanguardia, innamorate, deluse, tradite, infastidite, arrabbiate, femme fatale: sono tutte le protagoniste delle opere che lo hanno segnato e che ha rivisto in qualche modo nel mondo che lo ha circondato. E di donne era fatto anche il suo contesto quotidiano: orfano di padre, Massimiliano era cresciuto con nonna Flora, un mito da omaggiare, e con mamma Gabriella, una figura con cui relazionarsi a tutto tondo, su cui riversare ammirazione e con la cui presenza a tratti ingombrante fare i conti. E donne erano anche le attrici di cui amava circondarsi e con cui amava creare rapporti personali profondi: Marina Massironi, Alessandra Faiella, Luciana Littizzetto, Carla Signoris, Justine Mattera, Iaia Forte, Nicoletta Maragno, Marina Confalone, Serena Rossi, Alessia Ventura, Enrica Guidi, Sarah Felberbaum, Carolina Crescentini, Ambra Angiolini, solo per citarne alcune.

 

Era armato di coraggio, Massimiliano. Un coraggio che spesso lo portava a osare anche quando le circostanze sembravano sfavorevoli. Non era da tutti, ad esempio, pensare di chiamare un personaggio famoso e stravolgerne l’immagine. Massimiliano lo ha fatto con Platinette in un cortometraggio in cui la performer ha rivestito per la prima volta in pubblico i panni maschili di quel Mauro Coruzzi che spesso dimenticava trasformandosi in una sorta di infernale Quinlan per Marameo nel 2000. Ma era anche lo stesso coraggio che lo portava a cimentarsi con modelli alti senza avere paura della sfida: basti ricordare come per il suo lungometraggio d’esordio abbia preso un attore italiano della nuova generazione e lo abbia trasformato nell’eroe della commedia romantica per eccellenza, Cary Grant. O che dal nulla lo aveva spinto a autoprodurre il suo primo cortometraggio Rosso tigre nel 1996, presentando un prodotto dal sapore hollywoodiano e per nulla amatoriale, in cui già si intravedeva l’idea per cui dietro ogni donna si nasconde una pin up.

 

Pop, kitsch e kemp erano le definizioni che la critica spesso affibbiava ai suoi lavori. In pochi sottolineavano invece come i suoi lavori fossero il frutto di determinazione, conoscenza enciclopedica e felicità, tre caratteristiche che da Busto Arsizio, dove era cresciuto, hanno portato Massimiliano fino a Cinecittà (con il sogno di Hollywood e del grande musical sempre all’orizzonte). Gianni Canova sottolinea ad esempio come Massimiliano conoscesse a menadito i film che lo avevano nutrito, come citasse inquadrature, sequenze e battute, senza fatica alcuna e come non fosse affetto da quella mania che tanto colpisce i cineasti, il fanatismo cinematografico. Che avesse memoria di ciò che aveva visto era qualcosa di innegabile: la sua esistenza era un disegno continuo. Disegnava coloro che incontrava per strada, disegnava quelli che sarebbero diventati i suoi film, disegnava il suo mondo, disegnava se stesso e disegnava ciò che avrebbe voluto. Sovente i disegni e le illustrazioni che parlavano di universi immaginifici o lontani dalla normalità (come un diner club sul lago di Como, davvero esistente) diventavano concretezza: a Cologno Monzese, negli studi Mediaset, tutti ricordano ancora le sue storyboard per la sitcom La strana coppia. E sì, perché Massimiliano viveva di tutto ciò che era comunicazione visiva: facendo fede a quanto raccontasse in prima persona in un videotape agli esordi, non faceva differenza tra cinema, televisione, pubblicità e videoclip. Ogni mezzo gli ha permesso di forgiare la sua arte senza alcun pregiudizio e di stringere amicizie che si sarebbero con gli anni rivelate fondamentali. Basti pensare al rapporto con lo scrittore Matteo B. Bianchi, con il critico Steve Della Casa e con le attrici dirette, da Alessandra Faiella (la Faiellona, come era solito chiamarla) a Sarah Felberbaum, Enrica Guidi e Serena Rossi (in cui intravedeva una moderna Sophia Loren). Simbiotico è stato il rapporto creato con Ambra Angiolini, suo alter ego femminile e musa con cui ha diviso diversi set, da quello del premiatissimo corto Era bellissima a quello sofferto di La verità, vi spiego, sull’amore: mentre la storia raccontata proseguiva tra risate, malintesi e divertimento, Angiolini era reduce da una dolorosa separazione sentimentale mentre Massimiliano combatteva contro quel linfoma di Hodgkin che lo avrebbe portato via qualche tempo dopo.

 

Sono solo tre i film che Massimiliano ha lasciato. Eppure, già da una sola inquadratura è possibile dire “quello è un film di Massimiliano”, in cui ogni dettaglio diveniva fondamentale. Oltre 6 mila sono invece i dvd e le videocassette di cui era pieno il suo studio e che, grazie alla madre Gabriella, formeranno la prima filmoteca del comune di Busto Arsizio. Uno, invece, era il progetto a cui stava lavorando anche negli ultimi giorni di vita, prima di quell’8 novembre 2018 che lo avrebbe portato via a soli cinquant’anni, con protagonista Lodo Guenzi, il frontman degli Stato Sociale.

 

Il Massimiliano in questione è meglio noto come Max Croci. Sky Cinema (con cui ha collaborato come autore e regista di diverse produzioni: Italia 70 - il cinema a mano armata, L'arte dei titoli di testa, Moana-magnifica ossessione, Una poltrona per due, L’Italia dei generi sono solo alcuni titoli della lunga collaborazione con Sky, fino alla regia di Cinepop, il programma quotidiano di infotainment andato in onda su Sky Cinema fino alla sua scomparsa) gli dedica la sera del prossimo 30 novembre con la trasmissione del documentario inedito A proposito di Max. Si tratta del ritratto intimo e appassionato di un uomo che fin dalla più tenera età sognava di diventare cineasta, dotato di un talento poliedrico che gli ha permesso di svolgere innumerevoli ruoli, dall’illustratore all’art director, l’autore e infine il regista di lungometraggi. A proposito di Max ripercorre la sua vita, breve ma intensa, utilizzando il materiale di repertorio dall’archivio di Sky e attraverso le testimonianze degli amici e di chi ha lavorato con lui nel corso di questi anni. Tra questi, lo storico del cinema Steve Della Casa, il critico e volto di Sky Cinema Gianni Canova, gli amici attori Luca Argentero, Stefano Fresi, Lodo Guenzi, senza dimenticare le figure femminili che hanno avuto un ruolo cruciale nella sua vita professionale e affettiva: dalla mamma Gabriella alle attrici Ambra Angiolini, Serena Rossi, Marina Massironi, Alessandra Faiella, Nicoletta Maragno.

 

 

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