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RIFF 2019 - Il nuovo cinema ucraino: la realtà che ispira
di chinaski
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I corpi sono i veri protagonisti dei quattro corti selezionati nel focus dedicato al nuovo cinema ucraino, che sembra riappropriarsi della figura umana per porla al centro di brevi storie che ne mostrino conflitti e speranze, desideri e sentimenti. In Weightlifter diretto da Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk, la macchina da presa racchiude in piani fissi allenamenti e frammenti di vita privata di un giovane sollevatore di pesi, a volte immobile nel mezzo dell’inquadratura, statuaria massa muscolare, altre in movimento, nel ripetersi dei gesti codificati della sua performance sportiva. Il regista costruisce un rigido spazio filmico umanista, che sono i personaggi, con la loro presenza fisica, a definire e modellare. Intorno a essi spoglie e anonime strutture urbane, gli interni fatiscenti di saune e palestre, pervasi da un’universo maschile chiuso e solitario. Nel corto successivo, Desaturated di Marina Stepanska, ci ritroviamo coinvolti in una ludica esperienza metacinematografica, dove sono i colori (degli ambienti, dei vestiti, degli oggetti) e il loro impatto visivo sul nostro sguardo a risaltare nella messinscena, contrastati poi dalle tonalità grigionerastre e desaturate della giovane protagonista. La regista infrange continuamente le barriere tra cinema e vita, portandoci in una dimensione audiovisiva ibrida e divertente. In Mia Donna di Pavlo Ostrikov, il corpo di un uomo sposato viene inspiegabilmente trasformato in quello di un bambino, costringendo così sua moglie a rimodellare la propria esistenza su di esso, dinamiche di coppia, amore e gelosia compresi. I sogni e le illusioni di trasferirsi in Italia, sprigionati dalla canzone Donna Donna mia, di Toto Cutugno, si infrangono nella dolcezza di un abbraccio materno, che riflette quasi pittoricamente la sacralità di questo arcaico gesto. Nell’ultima opera proiettata, Sensiz di Nariman Allev, una macchina da presa a mano, viva e instabile nella sua spontaneità, segue i corpi di un paio di ragazzi attraverso spazi aperti e naturali, quasi pedinandoli, attaccandosi ad essi. I due amici si muovono, giocano fra di loro, si rincorrono. Fino ad arrivare alla carcassa di un’automobile che si è schiantata contro un albero. Perché la vita prosegua ancora nei ricordi di chi abbiamo perduto.

 

 

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