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Venezia 2019: Giorno 5
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Arriva la domenica al Lido e alla 76ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia si è consapevoli di essere al giro di boa. Non tanto perché la prima settimana è volata ma perché il Festival di Toronto è alle porte. Le star americane e i loro film devono volare altrove e il programma inevitabilmente ne deve tenere conto. Ecco, dunque, la ragione per cui questa domenica è dedicata in concorso a Panama Papers, il nuovo lavoro di Steven Soderbegh (eccessivamente produttivo negli ultimi anni, come un James Franco qualsiasi) con un cast di divi capitanati dalla sempre premiata (scommettiamo?) Meryl Streep.

Sarà poi la volta del lungometraggio animato No.7 Cherry Lane del cinese Yonfan, che non gira un film da oltre 10 anni. No, niente censure di regime: ha solo preferito dedicarsi alla sua passione per l'arte, divenuta un lavoro a tutti gli effetti. La sua animazione, nata tecnicamente al contrario rispetto alle normali procedure, è ovviamente destinata a un pubblico di adulti.

Eccezione che faremo oggi (e un'altra volta nei prossimi giorni) è segnalarvi la presenza fuori concorso di due episodi di una serie televisiva. Si tratta di The New Pope, l'ideale seguito di The Young Pope, di cui Paolo Sorrentino (seguendo il modello Refn a Cannes) porterà gli episodi 2 e 7.

 

Vi ricordiamo, in fondo, le recensioni degli utenti a Venezia... e non solo.

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PANAMA PAPERS

A dirigere Panama Papers è Steven Soderbergh. Regista, sceneggiatore, produttore, direttore della fotografia e montatore, Soderbergh ha vinto un Oscar per la regia di Traffic lo stesso anno in cui è stato nominato per Erin Brockovich. Forte come la verità (che ha fruttato una statuetta alla protagonista Julia Roberts). Nominato come miglior sceneggiatore originale per Sesso, bugie e videotape, l'opera di debutto con cui ha anche vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1989, ha firmato opere come Effetti collateraliMagic MikeContagion e The Girlfriend Experience, oltre ad aver firmato il tv movie Dietro i candelabri e la serie The Knick. Attivo anche a teatro, è nato da una famiglia di origini svedesi e ha iniziato a girare film già all'età di 13 anni. Panama Papers è il secondo film di Soderbergh, dopo High Flying Bird, a essere destinato alla piattaforma Netflix.

Protagonista principale di Panama Papers nei panni di Ellen Martin è Meryl Streep, attrice premio Oscar per Kramer contro KramerLa scelta di Sophie e The Iron Lady. La sua Ellen è una pensionata della classe media che, dopo l'inaspettata morte del marito, intraprende un'indagine personale sulla catena di compagnie assicurative che inspiegabilmente stanno eludendo la sua richiesta di risarcimento. Così facendo, Ellen si ritrova a seguire tracce virtuali che la portano in vari luoghi remoti e al cospetto di una galleria infinita di personaggi canaglia.

A dettare le regole del gioco sono i miliardari Jürgen Mossack e Ramon Fonseca, che mostrano come diventare favolosamente ricchi eludendo le leggi e trovando scappatoie per il fisco. A interpretare i due sono gli attori Gary Oldman, premio Oscar per L'ora più buia, e Antonio Banderas, reduce dal successo di Dolor y gloria.

Meryl Streep

Panama Papers (2019): Meryl Streep

Di cosa parla

Sceneggiato da Scott Z. BurnsPanama Papers racconta la storia di Ellen Martin che, dopo la piega inattesa presa da una sua idilliaca vacanza, Quando la sua vacanza idilliaca prende una piega inattesa (il marito muore in un incidente in traghetto), Ellen Martin comincia a fare ricerche su una polizza assicurativa falsa, per ritrovarsi in un giro infinito di loschi traffici, riferibili a uno studio legale di Panama specializzato nell'aiutare i cittadini più ricchi del mondo ad accumulare fortune ancora più grandi. Gli affascinanti – ed elegantissimi – soci fondatori Jürgen Mossack e Ramón Fonseca sono esperti nel trovare soluzioni seducenti, attraverso società fittizie e conti offshore, per aiutare i ricchi e potenti a prosperare. Il problema di Ellen è solo la punta dell'iceberg dell'evasione fiscale, delle tangenti e di altre assurdità con le quali i super ricchi sostengono il sistema finanziario corrotto del mondo.

Con la direzione della fotografia dello stesso Soderbergh, Panama Papers è un adattamento di Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite del reporter investigativo e vincitore del premio Pulitzer Jake Bernstein. Sfrecciando attraverso un caleidoscopio di comiche deviazioni in Cina, Messico, Africa (via Los Angeles) e Caraibi, fino all'incidente dei Panama Papers del 2016, occasione in cui i giornalisti fecero trapelare i documenti segreti criptati dei clienti di alto profilo di Mossack e Fonseca, Panama Papers mette in scena un'intricata rete mondiale di avidità, ingiustizia, corruzione e supporto, popolata da riciclatori di denaro, trafficanti di organi, burocrati sconcertati, famiglie sull'orlo dell'implosione e letali narcotrafficanti, ognuno alle prese con i propri microdrammi.

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No.7 CHERRY LANE

A dirigere No.7 Cherry Lane è Yonfan, regista e sceneggiatore cinese. Nato nel 1947 nella provincia di Hunan, Yonfan ha scritto, diretto e prodotto tutti i suoi 14 film. Attraverso la sua lunga carriera cinematografica, cominciata nel 1984 con A Certain Romance, ha avuto modo di lavorare con gran parte delle più importanti star cinesi della sua generazione: dando a Maggie Cheung il suo primo ruolo romantico e ha lanciato definitivamente Chow Yun-fat in Story of Rose (1985), ha scoperto Daniel Wu in Bishonen (1998) e ha ridato nuova linfa a Rie Miyazawa in Peony Pavilion (2002). Da sempre professionalmente maniacale, ha restaurato la sua filmografia e la sua lunga produzione fotografica, rimettendo mano alle immagini che ha catturato in Cina e in Tibet tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta.

Amante della pittura cinese, ha fatto importanti donazioni al Musée Guimet Paris e alla Arthur M. Sackler Gallery. Ha visto anche molti dei suoi libri sull'arte, sulla fotografia, sugli appunti sul cinema mondiale e sui racconti brevi pubblicati in cinese, inglese e giapponese. No.7 Cherry Lane è il suo primo film d'animazione e segna il ritorno del regista al lungometraggio a distanza di dieci anni da Prince of Tears, presentato in concorso al Festival di Venezia 2009.

scena

No.7 Cherry Lane (2019): scena

Di cosa parla

No.7 Cherry Lane è ambientato nella Hong Kong degli anni Sessanta, periodo durante il quale la colonia vive sia il suo rapido sviluppo economico sia la nascita di movimenti turbolenti clandestini di natura politica. In tale contesto, si muove Ziming, un giovane studente universitario, tra si ritrova sentimentalmente diviso tra la signora Yu, una donna di Taiwan che si è esiliata a causa del cosiddetto Terrore Bianco, e la di lei bellissima figlia Meiling, a cui egli dà lezioni private. Le porta a vedere diversi film e, attraverso una serie di momenti magici sul grande schermo, si svelano passioni proibite proprio mentre la città si avvia a vivere uno dei suoi momenti più complessi, con le tensioni tra dimostranti comunisti e governo coloniale britannico che raggiungono il loro apice.

No. 7 Cherry Lane è stato così presentato dal regista: "No.7 Cherry Lane non è Eva contro Eva. Potrei, parafrasando il titolo originale del film (Tutto su Eva, ndr), definirlo come un Tutto su di me. Si tratta di una storia d'amore disperata con tutti gli elementi contraddittori del caso: alti e bassi, vizi e virtù, guerra e pace, est e ovest, ortodosso e classico, spirituale e fisico... tutte queste caratteristiche sono fuse insieme e danno vita a migliaia di immagini disegnate a mano. È il mio primo tentativo di animazione perché solo attraverso questa forma d'arte la mia disperazione dello splendore ha trovato la sua libertà e via di fuga. È la mia lettera d'amore a Hong Kong e al cinema. Una storia su ieri, oggi e domani. Ed è soprattutto un film di liberazione".

"Dopo la rivoluzione del 1949 in Cina, molti di coloro che arrivavano a Hong Kong vivevano a North Point, la parte più a est della colonia britannica", ha continuato il regista. "Qui, hanno portato la propria cultura e il proprio stile di vita dando vita a quel quartiere che sarà soprannominato Little Shanghai. Kai Yuen Street si trovava sul lato collinare di Little Shanghai e molti esponenti della cultura della vecchia Cina, tra cui alcuni grandi nomi della letterature cinese, vivevano lì. In cima alla collina c'era un gigantesco maniero con un bellissimo giardino cinese pieno di ruscelli, ponti e padiglioni, chiamato Kai Yuen Terrace. Kai Yuen Street ha subito molti cambiamenti nel tempo e il bellissimo maniero oggi non esiste più, è rimasto vivo solo nell'immaginazione delle persone. La mia storia parla di una madre che ha scelto l'esilio volontario e di una figlia che, scappate dal regime del Terrore Bianco in Taiwan, hanno trovato rifugio nella Little Shanghai, al numero 7 di Kai Yuen Terrace,  sebbene il mio produttore abbia scelto di chiamarla Cherry Lane".

"No.7 Cherry Lane è una lettera d'amore a Hong Kong e ha al suo interno molti riferimenti al cinema, alla letteratura, all'arte, alla filosofia, alla poesia e a molto altro ancora", ha concluso Yonfan. "Durante gli anni, ho imparato a non essere avaro e ho deciso di mettere molte delle cose che ho appreso in un solo film ricorrendo a differenti stili di disegno, a un mix di cultura occidentale e orientale e all'uso di musica classica che spesso si fonde con la musica di strada cinese o con l'Opera. Anche se il riferimento principale rimane il romanzo Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust".

Da un punto di vista tecnico, No.7 Cherry Lane è un lungometraggio d'animazione realizzato in 2D. La città di Hong Kong degli anni Sessanta rivive grazie a tratti di matita su carta di riso e a colori vividi. Per evocare una certa nostalgia nello spettatore, Yonfan ha preteso qualcosa di inedito dai suoi animatori: tutti i personaggi sono stati realizzati prima in 3D e successivamente trasformati a mano in 2D. Oltre ad aver richiesto tempo, tale processo rappresenta un unicum nel mondo dell'animazione, dal momento che è la prima volta che viene usato (solitamente, accade il contrario passando dal 2D al 3D).

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THE NEW POPE

The New Pope è la seconda stagione dell’acclamata serie The Young Pope. A dirigerla è ancora una volta Paolo Sorrentino, sceneggiatore con Umberto Contarello e Stefano Bises. Sorrentino, regista e sceneggiatore, è nato a Napoli nel 1970. Nel 2001, il

suo primo lungometraggio, L'uomo in più, è stato selezionato alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2004 ha girato Le conseguenze dell’amore e nel 2006 L'amico di famiglia,entrambi in concorso al Festival di Cannes. Nel 2008 con Il divo è tornato a Cannes dove ha vinto il Prix du Jury. È tornato in concorso a Cannes nel 2011 con This Must be the Place e due anni più tardi con La grande bellezza con cui si è aggiudicato l’Oscar®, il Golden Globe® e il Bafta come Miglior Film Straniero e tre EFA. Selezionato ancora una volta in concorso a Cannes nel 2016, Youth – La giovinezza ha vinto tre premi EFA, ricevuto una candidatura agli Oscar® e due ai Golden Globes®. Nel 2016 ha poi firmato la serie tv The Young Pope, candidata ai Golden Globe per la Miglior Interpretazione Maschile e agli Emmy Awards per scenografia e fotografia. Nel 2018 ha infine girato Loro.

 

Di cosa parla

Pio XIII è in coma. E dopo una parentesi imprevedibile quanto misteriosa, il Segretario di Stato Voiello riesce nell’impresa di far salire al soglio pontificio Sir John Brannox, un aristocratico inglese moderato, affascinante e sofisticato che prende il nome di Giovanni Paolo III.

Il nuovo Papa sembra perfetto, ma cela fragilità e segreti. E capisce subito che sarà difficile prendere il posto del carismatico Pio XIII: sospeso tra la vita e la morte Lenny Belardo è diventato un Santo e sono ormai migliaia i fedeli che lo idolatrano alimentando un contrasto tra i fondamentalismi.

La Chiesa intanto è aggredita da scandali che rischiano di travolgere in modo irreversibile le alte gerarchie, e da minacce esterne che colpiscono i simboli della cristianità. Come al solito, però, in Vaticano niente è come appare. Il bene e il male vanno a braccetto incontro alla Storia. E per arrivare al redde rationem bisognerà aspettare che gli eventi facciano il loro corso…

Ha dichiarato Sorrentino: “The New Pope esplora l’ambizione di due grandi Papi: essere dimenticati. Veri servi di Dio, hanno bisogno di sbiadire, per lasciar fiorire e brillare il nitore della fede e della pace. L’utopia della purezza. Questa è l’essenza della loro maestosa religiosità. L’ambizione del loro cammino. Questi due uomini si chiamano John Brannox e Lenny Belardo.

Ma la lunga via per essere dimenticati è costellata dagli ostacoli terreni dell’umano sentire: le derive fondamentaliste, le tentazioni mondane, il richiamo della vanità, le pietose vocazioni affaristiche, la schiavitù delle paure e dei vizi, gli intralci sentimentali che smerigliano il grande piano. Ce la faranno i nostri due papi a realizzare questo anacronistico, arcano progetto? Perché essere dimenticati, può essere una salvezza”.

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5. Continua

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I NUMERI PRECEDENTI

Venezia 2019: Giorno 1

Venezia 2019: Giorno 2

Venezia 2019: Giorno 3

Venezia 2019: Giorno 4

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RECENSIONI

 

Ema di Pablo Larrain (Concorso): Recensione di EightAndHalf / Recensione di Alan Smithee

 

Joker di Todd Phillips (Concorso): Recensione di Supadany / Recensione di EightAndHalf / Recensione di Yume / Recensione di Maghella / Recensione di Alan Smithee / Recensione di Eric Draven

 

Adults in the Room di Costa-Gravas (Fuori Concorso): Recensione di EightAndHalf / Recensione di Alan Smithee

 

A Son di Mehdi Bersaoui (Orizzonti): Recensione di Alan Smithee

 

My Days of Glory di Antoine de Bary (Orizzonti): Recensione di Maghella / Recensione di Supadany / Recensione di Alan Smithee

 

All This Victory di Ahmad Ghossein (Settimana della Critica): Recensione di Spaggy

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