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Sicilia Queer #9 - Day 7
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Siamo giunti alla fine di un altro Sicilia Queer. Il sesto di seguito, per chi scrive, e il verdetto è come al solito molto felice. Anche grazie alla sensazione tangibile di come il festival riesca a rimanere coerente con i suoi presupposti - tematiche LGBT e allo stesso tempo esplorazione di nuovi linguaggi cinematografici - pur intercettando le tendenze principali del cinema contemporaneo, con scelte avvalorate da selezioni illustri come quelle di Berlino e di Locarno.

 

scena

Chaos (2018): scena

 

E' proprio da Locarno che proviene Chaos di Sara Fattahi, membro della giuria internazionale. Siamo nella selezione Eterotopie, dedicata alla Siria, e il film, vincitore tra i Cineasti del Presente a Locarno 2018, tenta di illustrare un luogo di conflitti inesauribili lavorando per sottrazione, e inserendo in un ritmo quieto - diciamo pure inesistente - per far sentire sulla pelle dello spettatore la sensazione di morte e di inanità, senza alcuna glorificazione né idealizzazione di drammi che non vedono altro oltre la dipartita. In questo caso, la dipartita di uomini che lasciano sole delle donne - mogli, madri - all'interno dei loro luoghi desolati e sperduti. Il vero problema è che già a parole è sufficiente descrivere il film, ma poi il film stesso non è in grado di trasformare simile intenzione in esperienza cinematografica, o almeno in un'esperienza che esplori, esteticamente, il dramma universale messo in scena. I vezzi di regia sono un po' triti, tipici dei "film da festival", le sofferenze sono urlate anche quando siamo nell'assoluto silenzio e le scelte di regia sono leggermente sgrammaticati, specie nei casi delle camere fisse, specie se vogliono riferire di un lutto. Non si tratta neanche di ritmo lento; qui non c'è sguardo, il ritmo è inesistente.

Voto: 4/10

 

locandina

Sorry Angel (2018): locandina

 

Si passa poi invece a uno degli ultimi lavori di Christophe Honoré, in cui compare anche Vincent Lacoste che sarebbe tornato nel 2019 per un altro film dello stesso Honoré, Chambre 212. Si dica fin da subito che entrambi i film sono abbastanza insignificanti. Se Chambre 212 tenta oggi di fare commedia da camera balbettando Ozon e privandolo di cinismo e sana cattiveria - a sua volta ripresa da Fassbinder e da tanti altri -, quindi lavorando per già visto e già sentito senza divertire più di tanto, Plaire aimer et courir vite prova a estendere il dramma da camera - molte le scene in interni - al dramma universale dell'AIDS, che ha colpito comunità omosessuale e non all'inizio degli anni '90 in Francia. Ma il mondo gay è qui dato per scontato, in un pot pourri di stereotipi - gay francese raffinato e intellettuale ma anche sfrontatamente promiscuo e privo di mezzi termini - e di situazioni che degradano, prevedibilmente, dal sorriso alla lacrima. Honoré non ritrova qui la leggerezza de Les bien-aimés, e nonostante riesca a farsi riconoscere pur in un soggetto che non richiedeva necessariamente alcuno sguardo autoriale - ma solo se si sono visti gli altri suoi film - per attenzione tecnica e cura dei cromatismi - è un film incredibilmente "blu" - qui deborda e perde un tratto essenziale che, per esempio, caratterizzava le sequenze musicali de Les bien-aimés, o addirittura, cambiando genere, i capricci mitologici di Métamorphoses.

Voto: 4,5/10

 

La premiazione ha visto tre giurie coinvolte, quella dei 100 Autori, quella del Coordinamento Pride di Palermo e quella internazionale composta da Eva Sangiorgi, Mykki Blanco, Monica Rovira, Sara Fattahi e Ael Vega. 

I 100 Autori hanno premiato come miglior lungometraggio Love Me Not di Luis Minarro e come miglior cortometraggio Isha di Christopher Manning con menzione speciale a Framing Agnes di Chase Joint.

Il Coordinamento Palermo Pride ha premiato Diamantino di Gabriel Abrantes e Daniel Schmidt, con menzione speciale al bel Lembro mais dos corvos di Gustavo Vinagre, e per ciò che riguarda i cortometraggi il premio è andato a Azul Vazante di Julia Alqueres con menzione speciale al bellissimo Galatée à l'infini.

La giura internazionale ha invece premiato il capolavoro di Carlos Conceiçao, Serpentario, per la seguente motivazione:

"Il film ci offre una esperienza della memoria che è sia emotiva che fisica. Si tratta di un lavoro personale e senza tempo, capace di rappresentare gli strati non visti del passato e del presente in un paesaggio astratto e post apocalittico. Scatena in noi i ricordi più intimi e allo stesso tempo ci fa domande sulla storia. Tutto ciò sostenuto dalla singolarità di una voce cinematografica".

Come miglior cortometraggio, invece, Galatée à l'infini:

"Un film che funziona come saggio cinematografico della contemporaneità. La combinazione di immagini d'archivia, dei suoni e della voce dci fondo - di vari materiali differenti montati insieme - dà forma a un lavoro allo stesso tempo potente e coerente. E' capace di invocare l'idea stessa della sessualità e della femminilità attraverso la storia, in una sorta di mito trasposto al tempo presente. Si tratta di un film provocante e al tempo stesso rinfrescante sul tema del sesso, del corpo e della sessualità. Anche se frutto del lavoro di un gruppo, ci parla con la voce forte di una personalità."

 

Approfittando anche di questa sede per ringraziare i due Direttori (Artistico e Organizzativo) Andrea Inzerillo e Giorgio Lisciandrello, e ovviamente con loro tutti gli altri coinvolti nell'organizzazione di questa bellissima realtà, si rimanda l'appuntamento all'anno prossimo per l'edizione numero 10. E se ne vedranno di certo delle belle.

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