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Durante la serata di premiazione dei David è stata presentata l'iniziativa Moviement, il cui obiettivo sarà quello di evitare che le sale si svuotino durante l'estate, cercando di riportare, a lungo termine, gli incassi al box office in linea con quelli dei tre mercati europei con cui ci confrontiamo per grandezza: Francia, Germania, Spagna. Un'iniziativa unificata alla quale partecipano tutti gli attori della filiera distributiva, dalle case di distribuzione agli esercenti. Ovviamente per portare il pubblico nelle sale durante la nostra lunga estate ci vuole innanzitutto la materia prima: i film. Oltre alla materia prima però c'è, a questo punto, anche da cambiare una consuetudine che si è radicata negli spettatori e che ha dato luogo ad una vera e propria anomalia tutta italiana, un meccanismo perverso che per essere rimesso in moto deve essere oliato. L'olio è rappresentato dall'intervento del Mibac, il Ministero per i beni e le attività culturali, che ha "messo a disposizione un fondo che sarà dedicato alla comunicazione al consumatore e un contributo al prodotto italiano fino al 40% sulla distribuzione, che può arrivare al 70% per film in più di 200 schermi e con un piano lancio oltre 500mila euro".

Ho messo le virgolette perché onestamente non è chiaro secondo me - e non sono riuscito a capirlo neanche leggendo un discreto numero di articoli sulla notizia - se questo fondo coprirà le spese di comunicazione al consumatore per tutti i film che verranno distribuiti in estate, se invece la copertura è per una campagna istituzionale generica di sensibilizzazione del tipo "Ehi, andate al cinema anche in estate" e se in più ci saranno dei contributi ai prodotti italiani che copriranno specificatamente delle percentuali dei costi di distribuzione. Comunque, l'iniziativa è interessante e sicuramente il fatto che abbiano aderito, per una volta, un po' tutti gli attori del sistema cinema italiano è certamente un segnale. Anche della gravità della situazione, in un certo senso. Il nemico, mai direttamente citato in alcun comunicato, il fantasma presente negli sguardi e nelle menti di tutti i mentori di questa lodevole iniziativa, è infatti secondo me rappresentato dalla irresistibile ascesa del consumo di intrattenimento sulle piattaforme. Questo è stato l'anno in cui le sottoscrizioni agli abbonamenti streaming hanno sostanzialmente pareggiato quelle della pay tv, ma i dati sono ancora della fine del 2018 e c'è la possibilità che nel frattempo sia avvenuto il sorpasso. Le cose, che sembrerebbero scollegate tra loro, diventano drammaticamente unite proprio perché lo streaming è una modalità che non soffre alcuna stagionalità, che si nutre anzi delle mancanze e dell'arretratezza della concorrenza. Se anche quest'anno, l'anno del sorpasso streaming/pay, il sistema distributivo cinematografico non si fosse messo in movimento, si sarebbe rischiato di mettere a repentaglio anche la ripresa della stagione: ci si abitua facilmente ad una alternativa comoda ed economica.

E questo è, secondo me, l'aspetto più debole di Moviement. Capisco che si sia deciso di oliare il meccanismo a partire dall'alto, se mancano i film manca tutto, ma penso che un incentivo diretto alle tasche dello spettatore avrebbe potuto giocare un ruolo determinante. Se invece di proporci i cinema days della durata di tre giorni provassero a sperimentare un abbonamento trimestrale estivo a prezzi molto vantaggiosi per il consumatore finale, il segnale sarebbe fortissimo. E immaginate anche la quantità di dati che potrebbero essere raccolti. Già, i dati, la vera ricchezza di Netflix e di Amazon sono i dati raccolti sui consumi reali degli spettatori. Da un lato c'è una piattaforma che è in grado di modificare l'ordine con cui mostrare la raccolta di cortometraggi (Love, Death + Robots) sulla base di preferenze intrinseche al consumo del singolo abbonato, dall'altra un sistema che non sa niente dei suoi spettatori, al di fuori dei semplici dati relativi ai biglietti venduti. Vista così non c'è storia. Per questo forse se ci invitassero a sottoscrivere un abbonamento estivo avrebbero potuto cogliere i classici due piccioni, anzi tre, con una fava: un vantaggio economico per gli spettatori, la fidelizzazione (il pagamento di una quota fissa stimola le reazioni più perverse nei consumatori!) e l'inizio di un percorso di raccolta di elementi più fini sulle reali esigenze e sulle reali propensioni al consumo dei consumatori.

Voi quanto paghereste di abbonamento per due mesi (luglio e agosto) per andare al cinema tutte le volte che volete?

E se volete sapere quali film usciranno tra giugno e settembre affidatevi al nostro calendario aggiornato, se mancano film è solo perché alcune date non sono ancora state confermate.

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