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Lupi, agnelli, leoni
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Il 6 febbraio è andato in onda su Rai2 in prima serata il film di Martin Scorsese The Wolf of Wall Street in una versione talmente tagliata che gridava vendetta. In base ad un documento interno, al quale ho avuto modo di dare una rapida occhiata, i tagli sono stati 61, quasi 20 minuti in meno. Facendo una media, grossolana ma è per dare l'idea, è come se ci fosse stato un taglio di 20 secondi ogni 3 minuti di film: una montagna. Una montagna che non può non avere avuto l'effetto di snaturare il film.

Le forbici della Rai (edit: i tagli non sono stati proposti dalla Rai bensì dalla commissione del Mibac) si sono concentrate quasi esclusivamente sulle sequenze di sesso e droga, ma la storia raccontata - la nascita e l'esistenza folle e dissipata dei broker di titoli azionari spazzatura nella New York degli anni '90 - non avrebbe potuto non illustrare in dettaglio questi due aspetti fondativi dell'ambiente in cui la vicenda si dipana. Naturalmente simili tagli, chiamati in gergo tecnico "alleggerimenti", hanno generato, quasi immediatamente sui social, le reazioni indignate degli spettatori e, nei giorni successivi, numerosi articoli e reprimende che hanno subito individuato in Carlo Freccero, nuovo direttore di Rai 2, insediatosi alla fine del 2018, il soggetto responsabile di quel che da molti, ma non da tutti, è stato vissuto come un vero e proprio affronto cinefilo.

Un affronto che però, a mio parere, ha diversi responsabili. Prima di tutto la scelta è scellerata in partenza: se decidi di programmare The Wolf of Wall Street te lo prendi così com'è, o al massimo con i tagli per la versione vm14, perché si presuppone che chi è chiamato a redigere la programmazione di un canale televisivo pubblico abbia la sensibilità necessaria per capire che edulcorarlo significherebbe raccontare un'altra storia; in quella che Scorsese ha scelto di raccontare la moralità, se così vogliamo chiamarla, era assente già nel DNA, perché Jordan Belfort e la sua banda di sciamannati hanno intossicato il mercato azionario vendendo dei titoli spazzatura senza minimamente curarsi delle conseguenze e delle perdite procurate ai piccoli risparmiatori. Poi la banda di Belfort ha alzato il tiro e ha mirato anche ai grandi capitali, ma sono migliaia i piccoli investitori che sono rimasti a secco. Se racconti una storia immorale, la racconti in tutti i suoi aspetti: il contributo della cocaina, ad esempio, in quello specifico ambiente, in quegli anni, è stato determinante, non marginale. Se è determinante non lo puoi tagliuzzare qua e là. Quindi primo punto, errore di programmazione: The Wolf of Wall Street forse semplicemente non è adatto alla prima serata.

Esisteva anche una seconda possibilità: se sono i minori, innocenti agnellini, che si sta cercando di proteggere, esiste anche la possibilità che il film possa essere visto con il "parental control", insieme, cioè, ad adulti che si presuppone dovrebbero essere in grado di spiegare ai minori cosa succede sullo schermo; perché è così inebriante guidare una Ferrari rossa, anzi bianca, con qualcuno che ti ravana tra le gambe (Taglio numero 1: alleggerimento della scena in macchina in cui Naomi si china per praticare una fellatio a DiCaprio - 7 secondi via); quali sono gli effetti esponenziali sull'umore e sulla percezione della realtà dopo l'assunzione di elevate dosi di cocaina e, anche, perché può sembrare divertente lanciare dei nani rivestiti di velcro, scena che è stata invece lasciata praticamente intatta nella versione censurata, come se il maltrattamento dei nani fosse qualcosa di moralmente più accettabile rispetto al sesso che invece è stato inesorabilmente tagliato.

Terzo punto: anche ammesso che la Rai desideri fortemente fare il colpaccio e fare il pieno degli spettatori in prima serata, a discapito dell'integrità dell'opera di uno dei maestri viventi del cinema moderno, esiste un altro soggetto, molto importante, che è stato invece ignorato in quasi tutti gli interventi che ho letto in giro: questo soggetto è il detentore dei diritti. Nello specifico la Leone Film Group che ha evidentemente accettato i tagli proposti dalla Rai (edit: dal Mibac) pur di mettere in circolazione una versione della pellicola che fosse adatta alla messa in onda in prima serata, che è decisamente più remunerativa della seconda serata o di una messa in onda a notte fonda.
Il detentore dei diritti è esattamente il soggetto che dovrebbe garantire il rispetto degli intenti dell'autore dell'opera. Se la Leone Film Group ha detto "okay se poffa", allora per me è parimenti responsabile, anzi forse più responsabile, dell'affronto che tanti appassionati di cinema hanno subito.

Certo fa male che Carlo Freccero si sia vantato, poco a valle del suo insediamento, di avere voluto mandare in onda la versione integrale di Ultimo tango a Parigi, come a voler stigmatizzare l'apertura mentale del nuovo corso Rai e poi, dopo nemmeno un mese, abbia permesso che vada in onda una versione ridicola di The Wolf of Wall Street, ma mi fa ancora più male vedere che in cima alla catena di una decisione sbagliata ci sta proprio chi nel cinema ci lavora, chi del cinema ha fatto la sua missione aziendale.

Paradosso dei paradossi: come sapete su Raiplay alcuni titoli restano disponibili in visione a valle della messa in onda. Ebbene, la versione disponibile ora, per tutti, senza limiti di età e di orario è quella andata su Rai4 un paio di anni fa, quella "solo" vietata ai minori di 14 anni e quindi con minori tagli rispetto a quella massacrata da Rai2. Una disattenzione, forse, oppure semplicemente la consapevolezza che i minori abbiano, proprio grazie alla rete, facilmente accesso a contenuti molto più estremi del più estremo sesso (non) visto in The Wolf of Wall Street. Per esempio attraverso l'applicazione Snapchat, ma questo tema ce lo lasciamo per un'altra volta.

Se anche voi avete visto il film e siete indignati, se non vi siete affatto indignati e pensate che sia cosa lodevole e giusta averlo messo in prima serata anche a costo di assestare un colpo letale all'efficacia della storia, se non siete molto alti di statura e volete protestare ufficialmente con la Rai per non essersi preoccupati del messaggio profondamente sbagliato che si nasconde nel lanciare nani contro un bersaglio di velcro (nonostante il taglio numero 17 che recita: alleggerimento dialogo in ufficio sul lancio del nano - 62 secondi via). In tutti questi casi e in molti altri, che per motivi di brevità non posso elencare, il posto giusto per voi è qui sotto, alla voce commenti.

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