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INSEGUENDO CAPRI-REVOLUTION CON MARIO MARTONE.
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INSEGUENDO CAPRI-REVOLUTION CON MARIO MARTONE.

Serralunga d’Alba, 17 gennaio 2019. Fondazione Mirafiore.

 

Sono trascorsi quattro mesi dalla presentazione a Venezia ’75 e per poter vedere Capri-Revolution ho dovuto errare per la mia Regione, con tenacia e perseveranza.

 

Mario Martone ascolta questo mio “ j’accuse” e scuote la testa amareggiato, mi confessa che non riesce a capire le logiche che muovono gli esercenti tra i meandri della celluloide.

In questo modo, davanti ad un bicchiere di Alta Langa, comincia la mini intervista dal tono confidenziale con Mario Martone, signore napoletano dai gesti garbati e il sorriso fascinoso, regista cinematografico di gran successo e molto altro ancora.

 

Capri-Revolution non è un film Storico, come Il Giovane Favoloso e Noi Credevamo. E’un film più libero, ci sono elementi storici come la Comune di Diefenbach ma trattati del tutto liberamente. Un film più lieve, caratteristica questa sulla quale avevamo già cominciato a lavorare con Il Giovane Favoloso, cercando un rapporto fluido con lo spettatore, nonostante la complessità dei temi trattati. La cosa che più interessa al sottoscritto è fare Cinema ed è pur vero che gli elementi di costruzione e i temi possono essere complessi da un punto di vista intellettuale, politico e così via, ma il mio scopo principale è fare Cinema. In questo mi sento un erede, nel mio piccolo, di Roberto Rossellini, la mia strada maestra. Rossellini aveva questa capacità di rendere facile il rapporto con temi molto complessi e trasformarli in Cinema. Quello che io cerco sempre è un possibile sgorgare del Cinema, tutta questa fucina non avrebbe un senso se, come dire, rimanesse tale, qualche cosa di bloccato di fronte agli spettatori. Sono felice quando sento che tutto si scioglie, attraverso le sequenze, la costruzione, il montaggio, trasformandosi in qualche cosa che sia Cinema.

 

 

Direttore della fotografia Michele D’Attanasio, co-sceneggiatrice Ippolita DI Majo, montaggio Jacopo Quadri e Natalie Cristiani, musiche Apparat e Phillip Thimm, scenografie Giancarlo Muselli e costumi di Ursula Patzak. Il grande regista Ernst Lubitsc era solito dire” ci sono molti modi di piazzare una macchina da presa, ma c’è un modo solo per fare Cinema”. Capri-Revolution è molto di più del sistemare la camera, è un immenso lavoro di Regia.

 

Anche questa è una cosa che ho sempre pensato del Cinema. Ognuno di noi può fare l’esperienza di stare la sera davanti alla Televisione. Facendo zapping, basta una inquadratura, improvvisa, di un regista che amiamo e che subito riconosciamo, che so’ di Fellini. Domanda, che cosa è che fa di quella inquadratura qualcosa di personale? Come fosse un grande pittore dall’impronta unica? Al tempo stesso ti rendi conto del lavoro che c’è dietro quell’inquadratura. Fellini ha lavorato con Danilo Donati, con Nino Rota e con gli attori naturalmente. Come regista e questo vale soprattutto per me, sviluppi la tua poetica attraverso la relazione. La relazione non toglie elementi alla tua poetica, al contrario la arricchisce. Il fluire delle idee, la collettività, ti danno la possibilità di approfondire. E’ un dono che il Cinema fa, oserei dire in senso ontologico, nel senso che è la dimostrazione di fatto per cui tu puoi scoprire te stesso attraverso la relazione. Al Cinema non puoi non farlo. Perfino Charlie Chaplin che faceva molte cose da solo, recitazione sceneggiatura musica regia tutto, perfino lui nei suoi film ha un movimento, una danza collettiva che ti dimostra la necessità del confronto con gli altri.

 

Roberto Rossellini

La balena di Rossellini (2010): Roberto Rossellini

 

La danza. Il Corpo. In Capri-Revolution la nudità è uno degli elementi centrali, mai esibita con morbosità o compiacenza.

 

Per noi era importante la purezza. Giovani donne e giovani uomini che stavano scoprendo una dimensione aurorale, nuove forme di pensiero, l’utopia e nuove relazioni, era importante che gli attori fossero giovani. Ho voluto che fossero giovani, a costo di fare un film senza attori famosi, pagando lo scotto in termini commerciali per questa scelta, ma convinto che il film non avrebbe avuto senso senza corpi giovani e menti giovani, liberi da fraintendimenti morbosi e che richiamano al puro.

 

Per gran parte della visione ho pensato che solo la giovinezza avesse la potenzialità del cambiamento. L’ultima sequenza della protagonista con la madre ribalta questa mia sensazione.

 

L’incontro di Lucia con la madre è il colpo di scena finale, perché tutto ti potevi immaginare tranne che la madre sentisse la figlia in quel modo. La giovinezza in Capri-Revolution, come negli altri due film della trilogia, è un dato importante ma non anagrafico, bensì individuale. Leopardi è rimasto sempre un adolescente, fino a 39 anni quando è morto. Ha tenuta sempre viva questa forza dell’illusione, anzi più cresceva con gli anni e più questa libertà era forte in lui. Un invito a scoprire la giovinezza dentro ciascuno di noi. Io ho 59 anni, lavoro con i giovani attori sia in Capri-Revolution come con i giovani attori de Il Sindaco del Rione Sanità, che ho messo in scena in Teatro e ora sto trasformando in un film.

 

A proposito. Parliamo di cosa hai in progetto.

 

Il Sindaco del Rione Sanità è un film che ho ultimato di girare nel 2018 e da poco di montare. Nel 2019, se tutto va bene, in Estate, inizieremo le riprese del film sulla vita di Eduardo Scarpetta con Toni Servillo. Sono molto contento di tornare a lavorare con Toni. Prima di questo grande film su Scarpetta, c’è questo diciamo così “prologo”, con Eduardo De Filippo, figlio di Scarpetta, un film molto particolare, tra Cinema e Teatro, sarà pronto in Primavera. Vedremo.

 

Reinout Scholten van Aschat, Marianna Fontana

Capri Revolution (2018): Reinout Scholten van Aschat, Marianna Fontana

 

Lucia e Leopardi. La forza del cambiamento. Un appello esce con forza su tutto nei tuoi ultimi film, bisogna cambiare, ma cominciando da noi stessi.

 

Il cambiamento personale è la cosa più a tua portata di mano e guarda quanto è difficile. Come ha scritto benissimo Roberto Saviano, la Rivoluzione va fatta su se stessi, il Mondo magari non se ne accorge, ma è il primo passo per estenderla sul piano collettivo. Il rapporto Leopardi-Lucia è sottile ma è reale. Leopardi è un genio e Lucia una povera capraia, ma tutti e due fanno una Rivoluzione ed entrambi sono costretti a partire, per voler rompere una gabbia che li opprime. Leopardi era un uomo che sentiva le gabbie, la famiglia la società le ipocrisie le ideologie e si dimenava per liberarsi. Allo stesso modo Lucia le rompe, questo senso di libertà unisce questi due personaggi.

 

 

L’immagine finale di Lucia sul barcone.

 

Sono i barconi che vediamo tutti i giorni in televisione. Siamo stati un popolo di emigranti, adesso follemente siamo diventati un popolo che divide. Hai visto il documentario di Nanni Moretti dal titolo Santiago Italia ?  Film bellissimo. Una storia straordinaria che Nanni ha raccontato con asciuttezza e che dice molto di più di tante parole.

 

Lu Abusivo.

 

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