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Michael Corleone e Tony Montana: la solitudine del potere
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Cos’hanno in comune Michael Corleone, padrino per eccellenza del celebre film di Francis Ford Coppola, e Tony Montana, gangster cubano dell’ottimo remake di Scarface diretto da Brian De Palma?

Come prima cosa Al Pacino, magistrale e unico interprete di due personaggi agli antipodi tra loro.

Michael Corleone e Tony Montana sono due gangster e due boss simili tra loro, anche se profondamente diversi.

Il primo è razionale, apollineo, capace di districarsi, con la sua freddezza e con la sola forza della ragione, nel caos più totale, nell’infinita pressione e nel continuo pericolo che stritolano la vita del boss. Michael gestisce tutto con la sua mente, con il calcolo e la destrezza che lo hanno portato a essere il padrino più importante e temuto di New York.

Di tutt’altro tipo è Tony, esplosivo ed energico, istintivo e dionisiaco, un uragano che spazza via tutti gli ostacoli che si pongono fra lui e il suo scopo: raggiungere il potere, essere il boss più potente. 

Michael e Tony giungono alla vetta in maniera diversa.

Michael, inizialmente riluttante verso la propria famiglia e i business mafiosi di essa, cambia idea, costretto ad accettare il ruolo che, dopo il ritiro del padre dall’attività, non può spettare che a lui. Proprio lui, l’idealista che mette la patria prima della famiglia, quando viene costretto a confrontarsi con la realtà non può far altro che sottostare a essa e divenire Padrino di quella famiglia di cui non si sentiva parte, ruolo che poi saprà ricoprire perfettamente.

Se Michael è “spinto” dalla sua famiglia a prendere in mano le redini dell’universo Corleone, diversa è la situazione di Tony. Uscito dal carcere è costretto a “farsi le ossa” in strada, nel ruolo di piccolo gangster al servizio del boss, tra motoseghe e pallottole, mettendo più volte in pericolo la sua vita. Egli prende l’unica strada disponibile e la percorre meglio che può, senza guardare in faccia a niente, senza avere pietà per nessuno. 

 

Al Pacino

Il padrino - parte II (1974): Al Pacino

 

Al Pacino

Scarface (1983): Al Pacino



 

 

Sebbene diversi nell’animo e nel carattere, essi condividono l’altra faccia del potere, quella che si nasconde dietro i soldi, la droga, le ville e tutto il resto. Quella faccia che solo chi raggiunge un potere tale da sentirsi insuperabile, invincibile e immortale riesce a vedere. Quella faccia assume le loro sembianze, e così, quando tutto sembra essere nelle loro mani, finiscono con il ritrovarsi senza nulla che abbia realmente valore. Mentre loro siedono sul trono del re, ai loro fianchi non c'è più nessuno. Tutti li hanno abbandonati,  o sono fuggiti intimoriti che la loro sete di potere potesse accecare anche loro o, peggio, renderli vittima di questa assurda follia capace di rendere il più innocuo essere umano nell'assassino più spietato.

 

Mary Elizabeth Mastrantonio, Al Pacino

Scarface (1983): Mary Elizabeth Mastrantonio, Al Pacino

 

Al Pacino, Diane Keaton

Il padrino (1972): Al Pacino, Diane Keaton

 

  

La solitudine di chi ha tutto e niente, di chi possiede ville e giardini, piscine e statue, ma che da solo passeggia nel silenzio tombale dei suoi immensi possedimenti.

Michael e Tony perdono tutto ciò che di più caro hanno al mondo, e lo fanno per mano propria, per mantenere quel potere che avvelena le loro anime, ormai lontane da una possibile redenzione, e acceca la loro vista.

La loro vita è destinata alla solitudine: la loro grandezza e il loro potere devono essere costantemente coltivati e non possono permettersi distrazioni. Sono incapaci di preservare e sviluppare le normali relazioni umane, fare in modo che esse crescano rigogliose. Guardano tutti dall’alto, senza alcuna distinzione. Ma a un certo punto, di sotto non rimane più nessuno da guardare. Tutti sono fuggiti, li hanno abbandonati quando loro credevano che non fosse più possibile. Ed eccoli potenti e rispettati, soli e abbandonati, per il resto della loro vita, in attesa che la morte li prenda e non lasci spazio a rimorsi e rimpianti.

 

 

 

 

 

 

Michael muore accasciandosi a terra come un fantoccio nella sua villa in Sicilia: nessuno lo nota, nessuno si avvicina per sincerarsi delle sue condizioni e rialzarlo da terra. Egli rimane a terra, in attesa che qualcuno passi di lì per caso e abbia pietà del corpo di un povero vecchio, una volta padrino amato e temuto.

Tony invece, dopo aver ucciso Manny e aver visto morire sua sorella, si getta tra le braccia della morte brandendo in mano un M16, lottando fino alla fine, solo contro tutti, cedendo solo quando viene colpito alle spalle. Egli cade nella piscina sotto di lui: il suo sangue colora l’acqua di rosso, e il suo corpo galleggia nell’acqua senza che nessuno si avvicini e lo sposti.

Entrambi muoiono a faccia in giù, quasi a voler coprire il loro volto dal resto del mondo. 

Michael e Tony, due uomini vittime della loro cieca e folle ambizione, che voluttuosi di potere non sono stati in grado di opporsi alla sua morsa, al suo dolce gusto che una volta assaggiato diventa indispensabile, salvo poi rivelarsi velenoso.

 

"Coloro che sono stati intossicati una volta dal potere, ed hanno ottenuto da esso ogni tipo di emolumento, anche se solo per un anno, non possono mai volontariamente abbandonarlo. Possono essere angosciati nel mezzo del loro potere; ma non guarderanno ad altro che al potere per provare sollievo."

(Edmund Burke)

 

 

 

 

 

 

 

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