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Piccoli grandi film : "Grizzly Man"
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È trascorso tanto tempo dalla prima visione ...ma rivedendolo..continuo a vederla esattamente così. 
 

Questa sera sono uscito ..."di corsa" (con l'ennesimo paziente consenso della mia consorte...thank you) per andare a vedere finalmente "Grizzly man", il nuovo (in realta' e' dell'anno scorso...) film (chiamarlo documentario sarebbe riduttivo e fuorviante) del "gigante" Werner Herzog.

 

Arrivo, come sempre, in anticipo al Palestrina (manco a dirlo dalla parte opposta di Milano rispetto a casa mia...) un classico cinema d'essai fatiscente anni '60, il cui impianto sonoro si dimostrera' pero' quanto meno dignitoso. Faccio il biglietto, 4 euro con l'Agis, fosse sempre cosi'...Non c'e' nessuno, sono il primo ad entrare, e cosi' mi piazzo comodo in mezzo alla sala.Giá pregusto una proiezione "privata" in un religioso silenzio.

 

E invece no, sorpresa, a pochi minuti... anzi secondi ...dall'inizio, il cinema quasi si riempie. Da non crederci. Poi via partono le immagini. La copia, come avvertiva il cartello alla cassa, e' in originale e sottotitolata, una scelta che mai come in questo caso, mi sembra doverosa. 

 

 

La storia e' quella del solitario e folle attivista Timothy Treadwell, che in crisi di identita' e dedito ormai all'alcol, cerco' una via di riscatto personale fortemente morale trasferendosi in Alaska a studiare gli orsi Grizzly. O meglio a conviverci, fino quasi (e nella speranza di) diventare uno di loro. Una missione durata, pazzesco, per 13 lunghi anni (dal 1990 al 2003, gli ultimi 5 dei quali anche videofilmati) e terminata con il tragico e inevitabile epilogo finale dell'uccisione sua e della sua ultima compagna.

 

 

L'impatto delle immagini e' da subito notevole, per merito anche di un contrappunto musicale indovinato e dolente, che ricorda molto quello magnifico usato da Lynch in "Una Storia Vera".

 

Si capisce che quello di Herzog deve essere stato un lavoro duro e svolto con enorme rispetto e passione. Non deve esser stato semplice scegliere e rimontare parte dei filmati amatoriali girati da Timothy (...il cui totale ammontava a piu' di cento ore...) e unirli insieme a suoi.

 

 

E quindi inserire le interviste da lui fatte (alcune mirabili, altre in verita' meno felici) in prima persona. Il mosaico che ne esce e' sconvolgente, ma anche ironico e grottesco. Sincero e incredibile quanto la storia del protagonista. Nessuna operazione sterilmente agiografica.Herzog stesso, giustamente, ne prende le distanze in alcuni momenti. Anche perche'Timothy era un personanggio assai complesso, ingenuamente coraggioso e decisamente folle. Amato ma anche odiato ed osteggiato da molti.

 

E nessuna similitudine con documentari nello stile scientifico della National Geographics.

 

Qui non si parla della vita e delle abitudini dei Grizzly (che Timothy vedeva e trattava come amici, ma che il regista ci mostra invece gelidamente indifferenti,con lo sguardo sempre altrove, in una delle sequenze piu' belle del film) che sono quasi un pretesto. I richiami sono piuttosto al suo cinema ("Fitzcarraldo") del passato.

 

E come molti altri suoi film, "Grizzly man" ha piu' di un passaggio di grande tensione. Su tutti, i momenti filmati poco prima della morte di Timothy, tratti da un'ultima, sconvolgente cassetta, inviata al regista quasi a montaggio ultimato. Ma questa volta, piu' dello sguardo della macchina da presa (ma il modo in cui Herzog trae forza da alcuni "fuori scena", come anche le immagini del maestoso ghiacciaio sono favolose, una commovente poesia dedicata alla memoria di Timothy) conta il commento sapiente,puntuale e acuto del regista. Ascoltare la voce fuori campo di Herzog lungo tutto il corso del film e' un enorme piacere. Un'esperienza e una lezione di vita. I suoi appunti sono quelli di un grande uomo e "filmaker", capace di cogliere con straordinaria sensibilita' ogni sfumatura, ogni dettaglio della vicenda. Anzi di piu'.

 

 

Le sue sono parole toccanti, serene, profonde. Sono le parole affettuose, ma sempre lucide, di un padre, di quelle che io dal mio, non ho purtroppo mai sentito....e non perche' non sapessi ascoltare...Ma che..."telodicoafare". 

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