Ogni anno ci sono delle piccole sorprese cinematografiche, e "Ogni cosa è illuminata" dell'attore esordiente alla regia Liev Schreiber è senz'altro una di queste.
Solitamente è tutt'altro che facile riuscire a tradurre un successo letterario, ma il regista, condividendone con lo scrittore il carattere fortemente autobiografico, vince la scommessa e costruisce un film che non di rado raggiunge toni poetici, molto toccante e commovente.
Suddiviso in piccoli capitoli come un vero e proprio diario di viaggio, questo atipico piccolo road movie dal sapore agrodolce in terra Ucraina,alterna sapientemente una prima parte di stravagante e surreale comicità, che richiama da vicino il cinema del miglior Kusturica, ad una seconda che, man mano che ci si avvicina all'epilogo ( la scoperta della scatola "casomai") finisce per essere di straziante tristezza e tragicità.
Quando ad un certo punto a Johnatan viene chiesto perchè collezionasse tutte quelle cose, egli risponde che forse lo faceva per "paura di dimenticare".
Surreale e quasi fiabesco, "Ogni cosa è illuminata" è un film che ci invita appunto a non dimenticare, a tener sempre ben viva la memoria del passato, perchè "ogni cosa", anche quella più piccola, puo' essere tanto importante da illuminare il cammino della nostra vita.
Teniamoci "strette" le "nostre cose" !
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