Espandi menu
cerca
Il sorpassato.
di maghella ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

maghella

maghella

Iscritto dal 15 aprile 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 189
  • Post 321
  • Recensioni 455
  • Playlist 103
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

 

Mi addormentavo sempre durante i lunghi viaggi. In macchina faceva tanto caldo, e dormire mi faceva comunque evitare di dover parlare con mio fratello o ascoltare le chiacchiere di mia madre. Mio padre si limitava a guidare e a rispondere con qualche mugolio, giusto per dare soddisfazione alla mamma, che altrimenti cominciava con le sue raccomandazioni sulla guida.

Dormire diventava così un'ottima strategia per non dover partecipare alla vita famigliare costretta nel minuscolo abitacolo della 600 che mio padre stava ancora pagando a rate da almeno 5 anni.

La fine delle vacanze erano sempre tristissime, anche perché coincidevano con l'inizio della scuola.

Ricordo che in quell'anno particolare, la sera prima della partenza, avevamo cenato insieme a tutti gli amici del mare in un posto vicino al campeggio, nei pressi di Castiglioncello. Ci si divertì tanto, e mio padre mi diede addirittura il permesso di bere un poco di spumante. Avevo quell'età in cui non si è più piccoli, ma nemmeno ancora grandi, e quel gesto spontaneo di mio padre di versarmi da bere insieme a tutti gli adulti, mi fece piacere, compresi che stava cambiando qualcosa.

Mi sentivo così contemporaneamente euforica e malinconica e il fritto di pesce che avevo mangiato mi salì improvvisamente in gola. Cercai un posto isolato dove potermi riprendere ed evitare di essere sgridata da mia madre per aver esagerato a cena.

Fu lì, nel parcheggio della trattoria sulla strada, che vidi quel ragazzo. Un biondino slavato, con la maglietta sudata, che camminava con le mani in tasca e la testa bassa. Quando mi vide, distolse lo sguardo dal mio, poi accorgendosi che (nonostante la mia altezza) ero solo una ragazzina con il mal di stomaco, si avvicinò timidamente: “tutto bene? Hai bisogno di aiuto? Chiamo i tuoi genitori?

Invece di rispondergli, mi accovacciai nell'angolo più buio del parcheggio e vidi scivolar via tutta la cena che solo pochi minuti prima mi aveva così soddisfatto.

Il ragazzo biondo mi porse timidamente un fazzoletto, che in quel momento mi parve come il sudario di Gesù Cristo. Lo guardai grata e gli dissi: “giuro che non berrò mai più lo spumante in vita mia”. Il ragazzo si mise a ridere, ma non per prendermi in giro, lo fece con tenerezza, la risata divenne presto un sorriso di comprensione: “te ne dimenticherai presto, e l'anno prossimo sarai abbastanza grande da riuscire a bere e mangiare senza dover correre nel parcheggio”.

Mi accorsi che non potevo restituirgli il fazzoletto, e mi sentii avvampare le guance dalla vergogna.

Se mi dici come ti chiami, me lo restituirai l'anno prossimo lavato e stirato” mi disse il ragazzo sempre con quel sorriso comprensivo che ora stava diventando complice.

Mi chiamo Sandra, vengo qui tutti gli anni in vacanza da quando mio padre ha comprato la macchina a rate, cioè da 5 anni. Ma lei non l'ho mai visto, è la prima volta che viene in vacanza da queste parti? Ci torna anche l'anno prossimo?”, il ragazzo sorrise ancora, ma questa volta era un sorriso malinconico: “non ero mai venuto qui, non pensavo nemmeno di uscire di casa per ferragosto, ma credo che sia un posto bellissimo e penso proprio che ci tornerò l'anno venturo. Ora ho un amico con cui tornare, si chiama Bruno. E' lui che mi ha portato qui.”

E' qui solo con il suo amico? È senza la famiglia?” ricordo che all'epoca l'idea di viaggiare da soli mi sembrava talmente stravagante.

” rispose ancora il ragazzo, stavolta con il sorriso divertito “sono con il mio migliore amico, quello con cui si può fare qualsiasi cosa. Tu ce l'hai un'amica del cuore Sandra?” Pensai allora alla mia amica, quella con cui passavo i pomeriggi a fare i compiti, a saltare con la corda, a scambiarmi le figurine, e non mi parve una cosa tanto divertente la prospettiva di passarci insieme anche le vacanze al mare. La mia faccia dovette sembrare al ragazzo molto delusa e così aggiunse: “non la tua amica a casa, un'amica che hai conosciuto per caso e con la quale hai fatto qualcosa di pazzo, che non hai detto a nessuno, che quando ci pensi ti viene da ridere, con la quale hai condiviso dei segreti o delle confidenze, che senti vicina anche se è lontana... hai mai avuto un'amica così?”.

Mi apparve un sorrisone sul viso: certo che ce l'avevo un'amica così, si chiamava Lina e l'avevo conosciuta al mare proprio 2 anni fa. Anche quell'estate con Lina avevamo fatto tante cose insieme: avevamo riso fino alle lacrime, mangiato gelati di nascosto, seguito 2 ragazzi nuovi della spiaggia, fatto il bagno in mare dove non si tocca. Lei era più piccola di me, ma era più spigliata e intraprendente, attaccava discorso con tutti, le andavo dietro senza accorgermene, così spesso facevo tardi per la cena e mia madre mi rimproverava dicendomi 'è colpa di Lina, vero?', ed io mi sentivo compiaciuta di quel ritardo. Sì, con Lina ci sarei andata in vacanza e in qualsiasi posto, e in macchina non mi sarei addormentata, avrei avuto tante cose di cui parlare con lei.

Non dissi tutto questo al ragazzo, ma lui parve comprendermi lo stesso, e mi fece una piccola carezza alla mia treccia, facendola dondolare.

Vedo che hai rimorchiato una ragazzina? Eh eh eh...attenzione, che lo dico alla fidanzata a casa...” Urlò un signore altissimo, moro, con una polo tutta strappata. Sbucò dal buio del parcheggio e ci raggiunse, dando una pacca sulla spalla al ragazzo timido, che guardandomi disse (e non lo dimenticherò mai): “Ecco Bruno, ora devo proprio andare Sandra. Mi raccomando, l'anno prossimo ci ritroviamo qui: stesso posto, stessa ora. Non te lo scordare!

Li vidi andare via così, il mio nuovo amico biondo e il signore Bruno, montarono su una macchina sportiva bianca e fecero suonare il clacson più volte, prima di sfrecciare velocemente lungo la strada.

Quel clacson lo sentì molto bene anche il giorno seguente, mentre dormivo in macchina, con la testa appoggiata al finestrino. Era da almeno 2 ore che eravamo in viaggio, faceva caldissimo ed io cercavo di rinfrescarmi la fronte facendola dondolare sul vetro della 600. Sentì il clacson più volte, e mio padre alzò la voce dicendo ad un immaginario interlocutore 'e allora superami...superami! Sarai fortunato se riuscirai a tornare a casa di questo passo!

Fu questione di attimi: la macchina con il clacson (che diventava sempre più insistente) si affiancò alla nostra ed io riconobbi benissimo il mio amico biondo che era in piedi invece che seduto sul sedile. Aveva i capelli al vento, si reggeva al vetro e mi sembrava bellissimo. Lui non mi vide, non si accorse nemmeno che ci stavano superando, andavano velocissimi,  il suo amico Bruno continuava a suonare il clacson come un tamburo. Il mio amico rideva e parlava; vedendolo mi sorpresi a pensare che forse l'anno prossimo sarei stata più grande e non avrei più avuto la treccia, e che forse mia madre mi avrebbe dato il permesso di mettermi un poco di lucidalabbra, e che forse nel giorno del nostro appuntamento saremmo andati a mangiare una fetta di cocomero sulla riva del mare, e magari avrebbe avuto voglia di accarezzarmi ancora i capelli... Pensavo tutto questo in quell'istante che lo vidi sfrecciare accanto alla nostra macchina lentissima e mi sorpresi ancora una volta ad arrossire, ma questa volta non per la vergogna, ma per altro...che ancora non sapevo dargli un nome.

Il clacson non si sentì più e io chiusi gli occhi, ma senza dormire. Quando li riaprii sentì mio padre che diceva 'lo sapevo che finivano così'. Ci fermammo perché i vigili ci fecero cenno di accostare per far passare i soccorsi. C'era stato un incidente, avevano detto, e una macchina era finita sotto al burrone, molto probabilmente c'era anche un morto. Mio padre ci vietò di uscire dalla macchina, mentre lui si avvicinava ad un signore alto e moro, che io avevo riconosciuto benissimo: era Bruno, l'amico del mio amico biondo. Ma lui dov'era? Non lo vedevo, mi giravo sul sedile e mi accorgevo di stringere nelle mani il fazzoletto che avrei dovuto restituirgli l'anno prossimo. L'avevo già lavato, se gli fosse stato utile gliel'avrei potuto dare anche subito. Ma non lo vedevo.

Quando mio padre tornò in macchina ci disse che l'incidente l'avevano fatto proprio quei due imbecilli della Lancia Aurelia. Mio padre diceva che uno dei 2 era rimasto intrappolato nella macchina che era precipitata e che sicuramente era morto.

Io lo conoscevo!” dissi sottovoce, ma i miei genitori mi sentirono e si girarono contemporaneamente verso di me preoccupati. Anche mio fratello smise di leggere il giornaletto e mi guardò incuriosito. Non avevo voglia di raccontare ai miei i particolari del nostro incontro (lo avrei fatto solo se ci fosse stata Lina con me), così dissi frettolosamente che avevo visto i due uomini la sera prima mentre uscivano da un ristorante accanto al nostro. I miei genitori si girarono nuovamente verso la strada che si stava liberando, mio fratello tornò a leggere il suo giornaletto.

La macchina lenta ma sicura di mio padre si rimise in moto, io mi girai e vidi allontanarsi la figura di Bruno che rimaneva sul margine del precipizio che aveva ingoiato la macchina con il suo amico dentro. Stringevo il fazzoletto tra le mani, non sapevo nemmeno come si chiamava il mio amico biondo, non lo avrei mai saputo. Una lacrima rimase appiccicata al finestrino, l'accarezzai con il fazzoletto. Rimasi con gli occhi chiusi fino a casa.

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati