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Nello sterminato deserto americano in un punto indefinito tra il Texas e il Messico il camper del predicatore Fuller, passa a velocità ridotta nei pressi di un classico motel. Sulla strada polverosa, dal nulla, si materializza George Clooney armato di pistola e bottiglia di birra, con un tatuaggio che si allunga sul collo e nasce non vogliamo sapere dove. Nella scena immediatamente successiva Quentin Tarantino, goffo squilibrato balordo compare di Clooney, che a quel punto del film, dopo solo una decina di minuti, ha già al suo attivo un buco nella mano conseguente ad un incontro ravvicinato con il proiettile di una pistola, si introduce con una scusa nella stanza del motel dove la famigliola composta da padre, figlia adolescente e figlio cinese adottato, si sta riposando e, raggiunto dal compare Clooney, li prende in ostaggio. Non senza aver guardato da vicino i piedi dell'adolescente, non senza aver immaginato un dialogo con lei a sfondo sessuale, non senza aver sospirato passando di fianco alla sua pancia scoperta. Uno, due e tre. I giochi sono fatti. I due squinternati prendono in ostaggio la famigliola e si inoltrano nel deserto a bordo del camper, destinazione Messico. L'alchimia dei personaggi è perfetta: il padre di famiglia conduce il camper con apparente serenità, un rivestimento adeguato al ruolo, principalmente teso a tranquillizzare e proteggere una Juliette Lewis precisa nel ruolo di adolescente vagamente perversa. George Clooney è cattivo come non mai e tiene perfettamente in pugno la situazione, incluso il suo complice, un Tarantino che ha chiaramente le allucinazioni e che a quel punto è completamente perso in fantasie erotiche. L'altro figlio affronta l'imprevisto con notevole freddezza, come se tra le pieghe di questo evento ci potesse essere spazio per qualcosa di divertente, o almeno di più divertente rispetto ad un semplice viaggio in camper con il padre e la sorella.

Il film sembra avviato verso un classico road movie, lo spettatore si accomoda nella sua poltrona pronto ad assistere alle tipiche schermaglie dialettiche tarantiniane, immaginando che col procedere del viaggio la violenza fino a quel momento più che altro sotterranea debba forzatamente sfociare in qualche colpo di scena ad alta gradazione di rosso. Certo, con Tarantino sceneggiatore e Rodriguez regista non ci si dovrebbe accomodare mai sulla poltrona, ma insomma, ci dovrebbe essere un limite, un tono, un registro, un genere, a proteggere o garantire lo svolgimento del fatti: lo sappiamo che il sangue arriverà, repentino ed efficace come al solito con Tarantino, ma okay, sempre nell'ambito di un road movie costruito su dialoghi sbilenchi, sullo sguardo allucinato di Tarantino attore e su un paio di pistole nelle mani sbagliate che potrebbero far scivolare la pellicola sul versante del moderato splatter. Al massimo.
E invece.

Invece dopo aver passato la frontiera con il Messico - grazie ad una collaborazione dell'adolescente Juliette Lewis che sfiora la complicità - il camper fa rotta verso il Titty Twister Bar. Ed è al Titty Twister che qualsiasi aspettativa lo spettatore potesse avere viene completamente sovvertita. Perché il potenziale allucinatorio del personaggio interpretato da Quentin Tarantino prende totalmente il sopravvento. Dopo la danza di Salma Hayek, decisamente un momento altissimo, qualsiasi cosa diventa possibile. Zombie? Ci sono. Mostri? Ce li abbiamo. Corpi tagliati, maciullati, smembrati? Yes. Trasformazioni e metamorfosi che neanche negli incubi di Lovecraft? Presenti. Quel che avviene al Titty, insomma, non è un un semplice colpo di scena. Osceno, assurdo, orribile, cinematograficamente vicino a Sharknado, il secondo segmento di "Dal tramonto all'alba" è un esperimento bassissimo o altissimo di un completo twist di genere che lascia lo spettatore completamente basito.

Sono passati parecchi anni dalla visione del film di Rodriguez, le possibilità del cinema si sono ampliate, le libertà creative moltiplicate anche grazie alla nascita delle piattaforme, eppure non sono mai più incappato in qualcosa del genere (non è detto che sia un male, ne sono consapevole!). Non è una questione di horror, lo ripeto, ho visto mostri e sangue e zombie, quel che non ho più trovato è quello stupore, quel sovvertimento del piano, quella sensazione che mi ha portato a prendere in considerazione la possibilità di essere vittima di un esperimento collettivo. Nel cinema. Perché invece stranamente mi è capitato di citare e rievocare mentalmente quel film qualche giorno fa, durante la lettura del dettagliato e ormai famoso piano B con cui qualcuno dei nostri nuovi avventurosi politici pensava di fare uscire l'Italia dall'euro. Giuro, ho pensato al Titty Twister proprio mentre immaginavo cosa avrebbe significato uscire dall'euro da un giorno con l'altro. Tipo andare al bancomat per ritirare i soliti 50 euro e vedere uscire un biglietto da mille lire, ma quelle vecchie eh, le cosiddette grande M, in formato A4. Senza neanche passare dalla danza di Salma Hayek, oltretutto.

La realtà supera sempre la fantasia, si dice. E infatti, per quanto mi sia sforzato, non mi è venuto in mente nessun altro film che abbia sperimentato un salto di genere così radicale. Possibile, insomma, che lo sgangherato duo Rodriguez/Tarantino abbia creato in "Dal tramonto all'alba" un twist unico nella storia del cinema?

p.s.
Restando nell'ambito dei twist in campo politico, invece, la Spagna è passata, in tre giorni, dal governo conservatore del Partito Popolare di Rajoy a quello socialista di Pedro Sanchez che ha presentato oggi la sua squadra in cui figurano 11 ministeri (su 16) affidati a donne, tra i quali quelli chiave di Economia, Giustizia, Difesa, Finanze pubbliche e Sanità. In pratica come se "Sharknado" si fosse trasformato improvvisamente in "La La Land".

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