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Sicilia Queer Film Fest - Day 6
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Giorno di recuperoni pazzi.

 

Santiago di Joao Monteiro Salles, 2007, è un affascinante documentario che riesce, tramite voice over e musica, a dare profondità e spessore alle apparentementi monotone inquadrature del maggiordomo Santiago, per tutta la sua vita narratore delle storie dei grandi uomini, appassionato di Lucrezia Borgia. Il documentario è non solo su Santiago, sulla famiglia Salles presso cui Santiago serviva, e dunque sulla storia del Brazile; è un documentario sul documentario, sia il documentario specifico che Salles voleva realizzare negli anni '90 ma la cui gestazione si protratta per più di un decennio, sia il Documentario come genere cinematografico che costruisce da materiale di repertorio con un lavoro soppesato e lungimirante di découpage, montaggio e ridiscussione dei filmati. In questo caso, l'indagine diventa genuinamente autoriflessiva, un po' impostata ed esplicita in certi frangenti, ma appagante in momenti lirici inaspettati intensi e indimenticabili.

Voto: ***

 

locandina

Santiago (2007): locandina

 

Tra i recuperi di oggi si annovera anche Pre-Drink di Marc-Antoine Lemire, l'ultimo dei corti in concorso e forse uno dei più belli dopo Kyo-Netsu dal Giappone. In questo caso si parla di un short canadese sulla fine dell'amicizia fra un gay e una giovane trans, amici di una vita che finiscono a letto insieme. Lemire racconta una delusione amorosa invisibile e silenziosa, costruita sul malinconico solipsismo dei sentimenti e dei desideri. Niente di originale, ma sincero, attento e senza derive banali.

Voto: **1/2

 

locandina

Pre-Drink (2017): locandina

 

E' poi il turno di They di Anahita Ghazvinizadeh, un piccolo film edificante ed edulcorato sulla triste infanzia di J, nato con entrambi i sessi e sottoposto a una cura che ritarda la pubertà per permettergli/le di decidere, comunque al più presto, se vuole diventare maschio o femmina. E' apprezzabile senza dubbio il tentativo di non costruire il film in maniera sensazionalistica, ma di lasciare che gli ultimi momenti prima della fondamentale decisione (che mai, giustamente, verremo a sapere) siano momenti quotidiani, in cui J trascorre il tempo con amici, in famiglia, con i suoi fiori, da solo/a, non riuscendo mai ad esprimere una vera contentezza. Il problema è l'impostazione registica, che accumula un'enfasi stucchevole nei silenzi, nei quadri decentrati e nei primi piani di J, come se la regista, nell'intento di cercare la delicatezza, finisse per diventare grossolana e pedante. E' uno dei casi in cui la semplicità diventa un alibi.

Voto: **

 

locandina

They (2017): locandina

 

Dopo la proiezione del classico The Servant di Joseph Losey, capolavoro di altri tempi che non ha bisogno di presentazioni, si è passati a Tierra Firme di Carlos Marques-Marcet, film spagnolo in trasferta londinese. Una coppia di lesbiche vuole un figlio, e chiede per questo aiuto a un loro amico eterosessuale. Il trio, simpaticamente improbabile in certi frangenti, assolutamente compatibile in certi altri, diventa la fonte dei piccoli divertenti siparietti della prima parte di questa commedia leggera e senza apparenti eccessive pretese. La seconda più pesante e seriosa parte, destinata a concludersi nel conformismo più infastidente, è salvata solo dal fatto che una coppia di madre e figlia, nel film, sono ironicamente interpretate da Geraldine Chaplin e Oona Chaplin, espediente che da solo fa un quarto del fascino del film. L'assenza di noia salva l'altro quarto di fascino, il che ci porta a dire che, pur finendo nel dimenticatoio, Tierra Firme è un accettabile film di buoni sentimenti come se ne vedono tanti e come se ne vedranno in futuro, un film che non si azzarda a strafare e forse ci guadagna pure.

Voto: **1/2

 

locandina

Anchor and Hope (2017): locandina

 

La serata si chiude in bellezza con l'enigmatico Oggi sono passato [e tu non c'eri] di canecapovolto, consueto appuntamento con l'opera del collettivo catanese qui al Sicilia Queer. Stavolta è il turno di un documentario sperimentale su Elisa Abela, musicista catanese che nel film viene sottoposta a una sorta di endoscopia intellettuale totale, aggredita da una cinepresa in perenne movimento e ossessionata dalle prospettive oblique e deformi più improbabili. L'emozione che accompagna un film di canecapovolto è un sentimento deforme che non lascia spazio a spiegazioni, nonostante il film si presenti come un cerebrale pamphlet sul diverso e sulla percezione dello stesso. Pur mantenendosi estremamente più coerente, diegeticamente parlando, rispetto ad altri lavori più variopinti e disorientanti di canecapovolto, il film azzecca sia i tempi scenici accumulando logorrea e trasformandola in significante viatico di interpretazione sensoriale, sia la sottile atmosfera paranoide che attraversa l'opera omnia del collettivo in questione e che qui si traduce nella spoliazione della psiche dell'essere umano a favore di un liquido inconscio collettivo, fatto di doppelganger e alterità di vario genere. Il film stesso è costruito come il gioco del Tetris, in cui i tasselli sono bipoli semantici e visivi: si sprecano nel film sdoppiamenti di formato, di prospettive, di inquadrature (speculari), di voci, come in un assillante botta e risposta che cerca nella teoria il modo per far percepire direttamente allo spettatore la pratica, il gesto, il movimento fisico puro. Un film teorico ma anche sensoriale, come al solito godardiano: stavolta le scritte sembrano tracciarsi a sangue sulla retina senza avere via di fuga, come quando si chiudono gli occhi dopo aver fissato, incoscientemente, il Sole.

Voto: ***1/2

 

scena

Oggi sono passato e tu non c'eri (2017): scena

 

Il cineconcerto di Abela e canecapovolto ha completato, in modo interattivo molto affascinante, una di quelle esperienze che segna a fuoco il Sicilia Queer 2018. Come sempre.

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