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Takahata Isao, in morte
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Isao Takahata

La storia della principessa splendente (2013): Isao Takahata

Quando se ne va un poeta è un dolore che ti seguirà sempre, sordo e continuo, dopo il primo colpo che ti lascia stordito.

E’ il solito impatto con la morte che rimuoviamo, increduli, ogni giorno.

Superata la beata inconsapevolezza dell’infanzia e della prima giovinezza ci accorgiamo che non facciamo che registrare perdite, alcune premature, la maggior parte al termine del ciclo "naturale" .

Ne rimaniamo colpiti, dalle prime ma anche dalle seconde, come se la grandezza di quelle persone le preservasse, nel nostro inconscio, dall'inesorabile legge di natura.

E poi, per quell’irragionevole e felice sguardo sulle cose della vita che conserviamo dall’infanzia, ci sono casi in cui diamo inconsciamente per scontata l'immortalità, o quanto meno un robusto patto col diavolo... e ci sorprendiamo, nonostante... 

Gillo Dorfles che arriva a 107, quasi 108 anni, Manoel De Oliveira a 104 o 105, non ricordo, e solo due anni prima era a Venezia come tanti giovani matti per il cinema.

 

Forse noi occidentali, e cristiani in particolare, con la nostra cultura della morte improntata alla cupezza, con i suoi orridi miti di inferno, purgatorio e paradiso (punizione, pena, premio, pure da morti, è il massimo del sadismo...), dovremmo avvicinarci di più alle culture orientali.

Forse vedremmo l'eterno ciclo di vita e morte sotto una prospettiva meno angosciante, e riusciremmo - senza nulla togliere al dolore per chi ci lascia e al pensiero di chi dovremo lasciare - ad accogliere l' idea della nostra finitezza in una prospettiva più "naturale". (I colori del lutto - il nero di noi occidentali e cristiani, il bianco degli orientali - d'altra parte sono già un linguaggio molto chiaro ).

L'idea che la morte insieme con la vita sia parte di un percorso di realizzazione di un kharma è cosa difficile da concepire per noi occidentali.

Eppure la conseguenza, non marginale per le nostre brevi vite, sarebbe di riuscire ad accettare anche l'avanzare dell'età in modo sereno, direi "filosofico", senza inseguire ad ogni costo un impossibile giovanilismo. 

In conclusione, sono certa che il poeta-regista stia lì, indaffarato, a preparare il suo ritorno chissà in quale forma meravigliosa ...

 

Ecco, questo è il mio ricordo di Takahata Isao, un poeta del Cinema che ci ha lasciato due giorni fa.

 

 

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