Espandi menu
cerca
Quello che ha preso la signorina
di End User
post
creato il

L'autore

End User

End User

Iscritto dal 16 giugno 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 201
  • Post 268
  • Recensioni 2
  • Playlist 8
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Era un giorno qualsiasi del 2000. Sono entrato trafelato in un vagone della metropolitana milanese e mi sono seduto in uno dei pochi posti liberi. Non era l'ora di punta ma ciò non significa che ci fosse poca gente. Giusto il tempo di rilassarsi un attimo e di riprendere fiato dopo aver sceso le scale per arrivare alla banchina a tutta velocità (brutto quando senti che la metropolitana è arrivata e tu hai ancora da percorrere una intera rampa di scale eh?) e inizio il mio passatempo preferito: guardarmi intorno e immaginare cose sulla gente. Mi rendo conto che detto così sembra che io sia un po' un maniaco, ma no, per la maggior parte si tratta di cose normali; frammenti di vita ordinari, dialoghi immaginari, piccoli eventi straordinari, cosa starà pensando quello lì, con quella faccia - deve aver litigato con la moglie, no, non prima di uscire, ieri sera -  e quella si sta addormentando con le cuffie - avrà fatto tardi, sarà stata ad un rave party - cose così. Chi ha questa malattia sa di cosa sto parlando.

Beh, nel 2000, prima dell'avvento massiccio degli smartphone e degli ebook, la gente leggeva in metropolitana, ma soprattutto gli altri passeggeri erano liberi di guardare le copertine e i titoli dei libri e di metterli in relazione con le facce che la gente faceva durante la lettura. Quel giorno del 2000 - poco dopo esserci resi conto che eravamo incredibilmente sopravvissuti al Millennium Bug - ho scoperto Survivor di Chuck Palahniuk. L'ho scoperto grazie ad una tipa che era salita in metro alla fermata successiva rispetto alla mia e che si era seduta proprio davanti a me. Aveva corso anche lei, era vestita con una lunga serie di strati per combattere il freddo ma la corsa l'aveva chiaramente sfibrata e quindi, appena seduta, si era sfilata un paio di strati ammonticchiandoli sulle ginocchia. Pochi secondi dopo aveva già pescato da una borsa gigantesca una copia di Survivor e si era immersa nella lettura come se quella fosse la cosa più importante del mondo, una questione di pura sopravvivenza, infatti.

Dopo qualche minuto la tipa è esplosa in una risata meravigliosa e siccome la stavo fissando ho visto quella risata arrivare da lontano: prima ha preso le forme di una specie di incredulità - come a dire "Ehi, Chuck, ma hai davvero scritto questa roba?" - poi ha cercato di trattenerla per qualche secondo, deglutendo rapidamente e facendosi venire gli occhi lucidi e infine è letteralmente esplosa in un verso che assomigliava molto a un ruggito, poi ha dovuto chiudere il libro, asciugarsi gli occhi, chiuderli e aspettare un attimo. Quando ha riaperto il libro ha fatto quella cosa che succede ai lettori incalliti, che solo a rileggere le ultime parole della frase che li ha fatti ridere, solo a rileggere una parola chiave che ha fatto da detonatore, esplodono di nuovo.

Insomma, grazie a quella tipa ho scoperto Palahniuk, Survivor e tutto il resto. E non è certo stato un caso isolato, sono tanti i libri ai quali ho dato credito dopo averli visti in mano ai rispettivi lettori, in pubblico, per caso. Mi sono ricordato di questo aneddoto perché qualche giorno fa ero in treno e stavo facendo questo stesso gioco. Tutti erano occupati a leggere qualcosa sul proprio smartphone e alcuni sul proprio kindle e ad un certo punto un tipo, giovane, alto e dinoccolato che se ne stava appollaiato sulla sua poltroncina si è messo a ridere in una maniera simpatica ma stava leggendo un ebook e quindi niente. Non so niente, non ho scoperto niente, non ho potuto farmi la consueta padellina di cazzi suoi, avrei dovuto alzarmi, andarmi a sedere di fianco a lui e sbirciare sul suo kindle oppure semplicemente chiedergli "Ehi, amico, cosa stai leggendo, fai divertire anche noi". Ma no, c'è un limite a tutto.

Io sono un ficcanaso, va bene, ma sono convinto che la cultura abbia bisogno di essere consumata anche in pubblico. E ora che la maggior parte del consumo si è spostata su schermi privati, non abbiamo solo, semplicemente, perso una fondamentale parte di condivisione, stiamo proprio cambiando il modo in cui la cultura si trasmette, si amplifica, si moltiplica e si percepisce, anche eventualmente specchiandosi in sé stessa. Scegliendo di consumare prodotti culturali attraverso capienti e anonimi lettori o rimanendo inchiodati tra le nostre quattro mura a passare al setaccio il nostro account di Netflix (anche a causa della progressiva rarefazione e massificazione dell'offerta nelle tradizionali sale cinematografiche, sì) priviamo la cultura del nostro gesto pubblico, impedendole di espandersi e contaminare, di volare via, liberandosi. Liberandoci.

Arnaud Nourry, amministratore delegato di Hachette Livre, una delle più grandi case editrici del mondo, ha detto qualche giorno fa, nel corso di una illuminante intervista, che l'ebook è stupido, che ha fallito i suoi obiettivi, che con il digitale si poteva fare di più anche a livello di narrazione. Non so, non sento tanto la mancanza dell'introduzione di snodi narrativi più tipici del videogiochi, a me basterebbe sapere cosa diavolo stava leggendo quel ragazzo sul treno. Come dice la cliente del Katz's Deli in "Harry ti presento Sally", voglio quello che ha preso la signorina.

Se anche a voi sta a cuore questo problema (o se volete sapere cosa ha preso la signorina) possiamo unire le forze e la fantasia e immaginare delle soluzioni. Qui sotto, nello spazio commenti.

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati