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Anche su queste pagine, entusiasmati dalle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, abbiamo spesso pensato che per la televisione lineare fosse sopraggiunto il momento di ritirarsi. O almeno di retrocedere, di lasciare spazio, suo malgrado, alla maggiore flessibilità dell'offerta garantita da grandi cataloghi online tipo Netflix. Qualcosa è accaduto, negli ultimi anni, una parte dell'audience si è allontanata dalla Tv, dal concetto della programmazione ad ore prestabilite più che altro, ma non certo dalla Tv come oggetto, come schermo, che è tutt'ora regina incontrastata del salotto. Sugli schermi di casa, anzi, viene sempre consumata la maggior parte del cinema di cui ci circondiamo e si sono solo moltiplicate le fonti di consumo. A farne le spese non è affatto la Tv lineare, che anzi ha potuto, proprio grazie alle nuove tecnologie, arricchire la propria offerta di altre modalità più in linea con i tempi flessibili che la società ci ha imposto: Raiplay è ormai una realtà consolidata ed è diventata una valida alternativa per recuperare film che abbiamo perso, per un motivo o per l'altro, non ultimo ovviamente la messa in onda ad ore a volte proibitive. L'universo Raiplay però è diventato anche un luogo nel quale recuperare la televisione del passato, programmi che hanno fatto la storia, a volte gloriosa, della cosìddetta Tv di stato.

A fronte di un'offerta che si è quindi moltiplicata e che passa sempre per il grande collettore della Tv, sempre intesa come schermo - sia attraverso l'accesso ai grandi cataloghi dei nuovi operatori sia attraverso la possibilità di attingere al patrimonio del passato, più o meno recente, dei principali operatori televisivi tradizionali - a restare indietro, a segnare il passo e a soffrire in termini di incassi e di frequentazione è il cinema in sala, un malato per il quale da tempo, più che cercare soluzioni, si azzardano diagnosi e al quale qualsiasi agente esterno - dal sole tardivo di ottobre alle recensioni negative che circolano sulla rete (ma pare ormai che per stroncare gli incassi di un film sia sufficiente anche la circolazione di un semplice aggettivo poco lusinghiero) - sembra in grado di poter dare il colpo di grazia. Prezzi alti, offerta limitata e scarsa elasticità rispetto alla domanda completano il quadro (clinico). Come se non bastasse, dobbiamo ascrivere alle cause della costante sofferenza anche un certo carattere nazionale che sembra aspettarsi dal cinema in sala solo emozioni forti; in sostanza questi 8 euro (poco meno dell'abbonamento mensile a Netflix) li pago se almeno mi fate ridere grossolanamente o avere, altrettanto grossolanamente, paura. Pensare, riflettere, discutere, anche no. Litigare, forse.

Siamo, in sostanza, un mercato un po' immaturo, a caccia di emozioni semplici, polarizzate, con pochi soldi in tasca (perlomeno da dedicare ai consumi "culturali") e soprattutto con una Tv in salotto che offre grandi scelte a chi cerca cose nuove o diverse, altrettante a chi soffre di nostalgia e che offre anche parecchi buoni alibi a chi soffre di pigrizia (altro carattere nazionale?) per non muoversi di casa. Poi arriva al cinema un evento come Loving Vincent che in 3 giorni porta al cinema 130.000 spettatori, incassa più di 1.200.000 euro e costringe tutti a rifare i conti (anche la Nexo Digital, la casa di distribuzione del film evento, ovviamente). Anche perché il fenomeno è quasi esclusivamente italiano: negli Stati Uniti il film ha incassato 1.300.000 dollari ma è distribuito già da un mese e mezzo e in Francia, mercato al quale sempre guardiamo come un miraggio in termini di maturità, in confronto non se lo sono filato neanche di striscio con i suoi 25.000 spettatori in una settimana di programmazione.

Abbiamo rispolverato per l'occasione la nostra sopita sensibilità per l'arte? Siamo rimasti vittime di un incantesimo collettivo? Pioveva? L'aggettivo che circolava sui social era "Per niente palloso"?

Vi invito ad avanzare domande altrettanto oziose ma anche a proporre interpretazioni fantasiose, razionali, religiose o metafisiche, a seconda del vostro umore del momento e soprattutto della vostra personale inclinazione.

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