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Venezia 74: diario di bordo giorno 7
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Mattinata dedicata esclusivamente a "Mother!"  Di Darren Aronosfsky, in concorso. Visto che è l'unico film in concorso  non ho programmato nessun'altra cosa dopo l'horror  (o presunto tale) di Aronofsky.

locandina

Madre! (2017): locandina

 

Per la visione di questo film avevo cercato di non formulare dentro di me nessun tipo di pregiudizio. Fondamentalmente per me Aronofsky rimane quello che ha fatto "The wrestler", ed ero pronta a vedere l'ultimo lavoro fatto a mente libera e positiva. Preciso una cosa però: ho sempre temuto gli autori che si cimentano con il genere horror nel mezzo della loro carriera. Pare che lo facciano come per superare un esame, uno step necessario per dimostrare che si può affrontare qualsiasi genere, apportando magari idee nuove. Solitamente è un gran pasticcio: citazioni, banalità, cose viste per 40 anni spacciate come cose originalissime; in questo caso preferisco sempre i piccoli horror indipendenti di registi esordienti, a film di grandi autori che si presentano con l'horror dell'anno farcito di effetti speciali costosissimi e con un cast stellare. Premessa fatta, il giudizio su questo  "Mother!" Non è positivo, non del tutto. A una prima parte che mi aveva piuttosto interessata, ne segue una seconda delirante e infarcita fino alla nausea di simbolismi. Fastidiosi rimandi a film e racconti dell'horror levano qualsiasi tipo di curiosità ad arrivare fino alla fine. Riporto un commento che non è mio ma di un ragazzo con il quale si parlava del film, il tipo affermava che "Mother!" è  un film che sulla carta funziona benissimo, ma sullo schermo risulta un pasticcio: condivido in pieno. La vera star rimane (per me) Michele Pfeiffer, e guardandola mi distraggo pensando che mai c'è stata una parte azzeccata per una attrice come quella di Cat Woman per la Pfeiffer: con quegli occhi e quello sguardo è una felina predatrice, che fa mangiare la polvere a tante starlette dei giorni d'oggi.

Mi trovo sempre in difficoltà quindi a dare un voto del tutto insufficiente quando trovo la recitazione molto buona. Jennifer Lawrence, Javier Barden e anche Ed Harris sono infatti molto bravi e riescono a evitare il baratro ad alcune soluzioni al limite del ridicolo. È comunque un film che farà discutere, aperto  tantissimi tipi di giudizi e oggi ha fatto la parte del leone: non si è parlato d'altro.

Il film non mi è piaciuto, ma non condivido affatto i fischi e le urla offensive che hanno sovrastato i titoli di coda. Era la prima visione dedicata agli accreditati e alla stampa, chi disprezza il film ha modo di spiegarne i motivi con la propria recensione.

Mi sembra strano uscire dalla sala del cinema e non dover rifare la fila  per un secondo film.

Con Spaggy ci avviamo verso il Grand Hotel Excelsior,  oggi ci sono molti arrivi importanti. Ma io, lo confesso, mi sono fissata con i giapponesi. Si, proprio con i giapponesi del film di Hirokazu Koreeda "The third murder". Esattamente il film che la sera prima mi aveva distratto per la lingua originale giapponese.  Il mio obiettivo era quello di vedere se il protagonista Masahauro Fokuyama fosse bello come nel film. Lo posso dire: è veramente bellissimo,  ma proprio tanto.

Tra la miriade di giapponesi presenti lui spicca come un dio. Mi sono fiondata nella porta girevole con lui, ma i modi distaccati dell'attore e l'entourage presente  che lo circondava mi hanno impedito di farmi una foto con  l'attore . Foto che comunque sono riuscita ad ottenere all'uscita del Grand Hotel, con lui anche la bella attrice Suzu Hirose e il regista Hirokazu Koreeda.

 

Ripeto oggi è la giornata degli arrivi, infatti scorgo Jim Carrey che sbarca dal motoscafo e si ferma a firmare gli autografi ai tanti ragazzi che aspettano dalle prime ore del mattino gli arrivi dei loro beniamini.

Possiamo prendercela con calma e andarci a trovare un posto tranquillo dove mangiare. Finalmente faccio un pasto come si deve.

Mimmo Borrelli

L'equilibrio (2017): Mimmo Borrelli

 

Nel pomeriggio ci attende "L'equilibrio" di Vincenzo Marra per la Giornata degli Autori. Stimo molto Marra per i suoi lavori precedenti, forse per questo sono rimasta molto delusa da quest'ultimo film. La storia è quella di padre Giuseppe, che per allontanarsi dalla donna con cui sta avendo una relazione a Roma, chiede al Cardinale di farsi trasferire al suo paese d'origine: Napoli. Qui viene a contatto con la dura realtà del suo quartiere. Non riesce a mantenere i compromessi che il parroco precedente aveva fatto con il boss del quartiere,  e viene così a mancare quel delicato equilibrio che permetteva alla piccola comunità di sopravvivere in una terra di nessuno. Film di  denuncia, certo, ma che rimane imprigionato in cliché inflazionati e in una  recitazione  molto rigida.

Quando usciamo incrocio velocemente gli altri membri del mio gruppo,  oggi non ci siamo praticamente mai incrociati, ovviamente l'argomento di discussione è sempre "Mother!"....e i giapponesi. Oggi è pieno di giapponesi, oppure sono io che continuo a vederli ovunque.

locandina

The Rape of Recy Taylor (2017): locandina

Per il film della sera mi divido da tutti e mi vado a vedere da sola "The rape of Racy Taylor" di Nancy Buirski per Orizzonti. Un documentario molto interessante sullo stupro di Racy Taylor, avvenuto il 3 settembre del 1944. Recy era una donna di 24 anni, sposata con una figlia di 13 mesi. Al ritorno dalla chiesa viene rapita e violentata per 5 ore da 7 ragazzi bianchi che avevano dai 14 ai 18 anni. Recy, una volta libera denuncia l'accaduto allo sceriffo. Ovviamente tutto viene ben presto insabbiato, Racy diventa un esempio per la lotta per i diritti civili degli afroamericani nonostante non ottenga mai giustizia in un'aula di tribunale. Spaccato lucido di un periodo storico in cui essere di colore era difficile, soprattutto per le donne che subivano continue violenze da parte di uomini bianchi sicuri di rimanere impuniti. Il coraggio di Recy è diventato un esempio di lotta che ancora oggi viene raccontato all'interno della comunità afroamericana. 10 anni dopo Rosa Parks comincerà la sua protesta boicottando i pullman di Montgomery .

Siamo a ben oltre la metà del festival, la stanchezza comincia a farsi sentire, sembra un regalo concedersi 6 ore di sonno filate.

cosa mi è piaciuto di più:

Spaggy: "Mother!"

Maghella: "The rape of Racy Taylor"

Eightandhalf: ""Mother!"

Supadany: "Mother!"

Alan Smithee: "Les garcons sauvages"

 

Cosa mi è piaciuto di meno:

Spaggy: "Mother!"

Maghella: "L'equilibrio"

Eightandhalf: "Loving Pablo"

Supadany: "Loving Pablo"

Alan Smithee: "Mother!"

 

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