Se ne è andato uno dei registi-pilastro della mia infanzia ed adolescenza, uno che sempre regnerà incontrastato nella zona del mio cuore dedicata al cinema, in uno nei posti più belli, quello straripante, più degli altri, di tenerezza, entusiasmo, scoperta. E' un posto preziosissimo, in cui anche cose dal valore oggettivamente non altissimo possono trovare spazio, perchè quelle sensazioni di meraviglia trascendono il cinema e diventano vita. Per molti, probabilmente, è soltanto colui che ha firmato il leggendario film "DI STALLONE" e il cult TEEN marziale degli anni ottanta. Per me era una narratore elegante, gentile, romantico; Se dovessi definire che livello di regista era, direi semplicemente un "regista da amare", non mi importa nient'altro. "Rocky" è leggenda assoluta, c'è poco da aggiungere. L'ascesa di Rocky, al margine della società ma dal cuore grande, non sarebbe potuto essere narrato in maniera più elegante, visivamente mitica (uno dei primi film ad utilizzare la steadicam), ma la primissima immagine a cui associo Avildsen è quella di Morita-Miyagi e Daniel San- Macchio. Nel 1984 venne fuori "Per vincere domani - The Karate Kid". Dietro a quel film talvolta classificato superficialmente come "commerciale teen di formazione col karate", c'è un'anima grande, un'analisi semplice ma intelligente della cultura orientale ed un amore profondo per per l'arte di vivere che è il Karate, attraverso una della amicizie più belle e toccanti mai apparse sul grande schermo (riporto, sempre con grande orgoglio, le 4 stelle su 4 che Roger Ebert gli conferi'). Fu questo che mi scosse, quando lo vidi per la prima volta a 7 anni, e nelle decine di altre volte che l'ho trovato su Italia 1 o Sky e l'ho rivisto senza dubbi fino alla fine, non l'attrazione e concezione folcloristica che molti hanno nei confronti del Karate, sulla cui dissipazione si basa appunto il film, che amo tanto. Ciao John R.I.P
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