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OLTRECONFINE#39: JOURS DE FRANCE - UNA "QUINDICINA" DI REGISTI FRANCESI ORGOGLIOSAMENTE "MEDI" CHE CI PUO' AIUTARE A CAPIRE LO STATO (PIù CHE BUONO) DEL CINEMA ODIERNO IN TERRA D'OLTRALPE
di alan smithee ultimo aggiornamento
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Jours de France (2016): locandina

ANTEPRIME DALLA FRANCIA:

"Appunti veloci e primo impatto sul cinema che ci precede, su quello che ci sfiora, o addirittura ci evita; film che attendiamo da tempo, quelli che speriamo di riuscire a vedere presto, ma pure quelli che, temiamo, non riusciremo mai a goderci, almeno in sala." 

 

Si parla, e ci si scontra pure con veemenza, sugli eventuali pregi e limiti di una certa cinematografia che caratterizza un paese piuttosto che un altro.

Così facendo, si deve senz'altro procedere a generalizzare, sia nel difendere che nello stroncare, procedendo a trovare una "liaison" che riesca a confutare un proprio parere o una vera e propria convinzione accalorata ed intransigente.

Da molto tempo ormai la mia (relativa) vicinanza di residenza col territorio francese, mi consente di partecipare alla vera e propria festa (o indigestione) distributiva che si celebra in terra d'Oltralpe in modo consueto ed organizzato dal mercoledi di ogni settimana, forti come sono gli inappuntabili cugini, di un gran numero di sale (si parla del doppio di quanto esiste da noi!), di una costanza distributiva che non ha quasi eguali in sala, e di una industria forte, che trova il coraggio di investire anche capitali ingenti in produzioni dall'ampio spettro distributivo (Besson, nel bene come nel male, ma non solo, con prodotti che sfidano direttamente l'establishment made in USA), in grado di valicare spesso senza problema alcuno, i confini pur vasti di uno degli stati euroopei più grandi, forte di colonie o ex possedimenti che in qualche modo consentono di allargare la fascia di pubblico in modo estremamente più vasto di quanto può accadere da noi.

Ma la Francia, oltre ad osannare letteralmente - considerandoli come veri e propri eroi della patria - i propri autori, attori e cineasti - riesce a produrre una fascia di film medi - sia per qualità che per tematica - in grado di saper uscire dalla limitata sfera provinciale che invece oggi più che mai affligge le nostre sparute e sprovvedute produzioni nazionali, tutte improntate queste ultime a sfruttare - sinché dura, ma ormai durerà più poco - quel filone ormai arido e scontato della commedia spensierata, giovanilistica o meno - che ci rende ripetitivi, auto-citazionisti, superflui, superficiali, e soprattutto poco esportabili..... senza voler citare il triste capitolo di natale e dei "cinepacchi" ormai nemmeno più redditizi come nei '90.

Quando poi, come succede oggi, si arriva a lanciare un film italiano che neppure riesce più ad essere originale sin dal titolo (e il riferimento a "Non è un paese per giovani", che osa impunito scimmiottare il titolo di un grande autore letterario premio Pulitzer, oltre che il film che due grandi autori fratelli hanno saputo trasporvi (è noto a tutti, ma preciso che sto parlando rispettivamente di Corman McCarthy e di Joel e Ethan Coen), vuol dire che forse siamo arrivati alla resa dei conti, ovvero alla frutta; e che quacosa ormai è necessario che cambi se si vuole ancora parlare di industria cinematografica italiana.

Non so come, né in che modo, ma qualcosa cambierà di sicuro.

In questo post vi presento una abbondante "quindicina di film" (nome che evoca l'ormai imminente atmosfera festivaliera di Cannes e della sua ormai leggendaria sezione collaterale "sessantottina") e di altrettanti registi bravi senza essere geni o necessariamente (ancora) dei maestri, che hanno saputo ricavare, da sceneggiature originali o meno, opere per nulla indimenticabili, ma quasi sempre, se non davvero sempre, dignitose, medie, attente a porsi ad un pubblico che sappia guardare anche oltre i confini del proprio orto, e guadagnarsi in tal modo una visibilità almeno tendenzialmente globale.

Un "mucchio selvaggio" e variegato per generi ed ambientazioni, di produzioni che, lungi dall'essere o voler essere capolavori, ci racconta storie contemporanee o del passato che ci parlano del mondo, di ciò che è stato e ciò che è, e non solo di ciò che accade nel nostro ormai piccolo quartiere, bello e caro, che si chiama Italia.

Ecco i film, visti quasi tutti al cinema e di recente, in lingua originale, distribuiti nelle sale di Francia nell'ultimo anno o poco tempo più addietro: nessun ordine di prefernza, questa volta, ma solo il rispetto di una cronologia di visione, ad eccezione di Jours de France, il film più piccolo certo, il meno distribuito, il più spigoloso, ma in fondo più degno di nota, di stima, e d'affetto, e che per questo apre senza indugi e meritatamente questo forse sin troppo lungo elenco di visioni convulse, ma affrontate con la passione di sempre.

JOURS DE FRANCE

scena

Jours de France (2016): scena

Road movie attraverso una Francia vera ed affascinante, poco utilizzata come sfondo di vicende cinematografiche. Fuga dalla coppia alla ricerca di piaceri occasionali, che diviene motivo per riflettere sui valori e le priorità della propria esistenza. Solitudini ricercate, contemplazioni meditate, poesia da incontri preziosi che insegnano a vivere.

VOTO ***1/2

MARIE ET LES NAUFRAGES

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Marie et les naufragés (2016): locandina

Il bravo e brioso Sebastien Betbeder torna a parlarci di storie di uomini come in Viaggio in Groenlandia e nel suo prequel in formato corto Inupiluk, e di uomini divisi da una presenza femminile carismatica come in "2 automnes, 3 hivers", in concorso al TFF di alcuni anni fa. La vicenda - bizzarra contesa amorosa con al centro una donna sexy e buffa nello stesso tempo - possiede brio e vivacità con tocchi da fiaba, senza mai risultare sciocca, e sonda a fondo i sentimenti contrastati di coppie mal assortite senza mai risultare pesante o pomposa.

VOTO ***1/2

LE SERPENT AUX MILLE COUPURES

locandina

Le serpent aux mille coupures (2017): locandina

Una resa dei conti tra due bande di killer e trafficanti miete vittime e mette in fuga un killer che si rifugia in una casa contadina. Alle sue calcagna polizia e soprattutto un assassino spietato e folle molto abile con l'arma bianca. Un thriller fosco e pulp curioso, calato in una Francia agricola e feroce che nasconde bene il peggio di sé.

VOTO ***

LA VACHE

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In viaggio con Jacqueline (2016): locandina

Un semplice ed onesto contadino algerino, che riesce ad intendersi molto meglio con la sua bella mucca di razza francese che con la bellissima giovane moglie, sogna di poter partecipare e aggiudicarsi un premio all'annuale prestigioso Salone dell'agricoltura di Parigi, facendo sfilare il suo amato mammifero. Un film, spesso anche divertente e sdrammatizzante, che tuttavia si paluda tuttavia nei sottofondi un po' stagnanti della classica e un po' semplicistica e puerile commedia buonista, della favoletta a sfondo edificante che guarda ad una soddisfazione epidemica del pubblico, più che alla realtà spesso cruda dei fatti.

VOTO **1/2

I'M ALL YOURS

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I'm All Yours (2015): locandina

Una bella trentenne, Hanna, è  incapace di dire di no o negarsi a chi le chiede favori. Per uno scherzo beffardo della sorte ella lavora presso il personale di una agenzia che si occupa di licenziamenti, ed il suo ingrato compito si scontra con la sua più naturale ed incorreggibile indole sacrificale. L'esordio alla regia della sceneggiatrice di "Il medico di campagna", Baya Kasmi, è una commedia semiseria che non rinuncia ad un umorismo ed un sarcasmo molto ben orchestrato, che aiutano a far riflettere mantenendosi sui binari della farsa e della satira sociale di una società multietnica come quella francese, in cui pare impossibile omologarsi, ma non certo accettarsi e rispettarsi.

VOTO ***1/2

CAROLE MATTHIEU

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Carole Matthieu (2016): locandina

Thriller d'atmosfera ambientato nella giungla dell'ambiente lavorativo più teso e competitivo dove vincere significa non perdere il posto. Adjani domina il personaggio, ma rimane succube per eccessiva fissità espressiva, forse a causa di un ripetuto uso sconsiderato del bisturi.

VOTO ***

SKY

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Sky (2015): locandina

Il viaggio terapeutico negli States di una coppia francese in crisi si trasforma in un drammatico movimentato viatico d'addio in salsa thriller, con una svolta rosa. Thriller sentimentale più suggestivo che realmente riuscito.

VOTO **1/2

CORPORATE

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Corporate (2017): locandina

Il percorso intenso e metamorfico che scandisce la maturazione interiore di una tenace manager, responsabile delle risorse umane di un grande gruppo economico e per questo padrona di destini di interi gruppi familiari. Intenso, attualissimo, non proprio folgorante nella trattazione.

VOTO **1/2

 ORPHELINE

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Orphan (2016): locandina

Quattro drammatiche vite di donne differenti , scoprono i dettagli - cronologicamente organizzati in senso contrario - di una unica vita sregolata e sopra le righe, ma di certo non senza sentimento. Un film enigmatico e sconnesso, interessante e popolato di grandi nomi.

VOTO ***

CE SENTIMENT DE L'ETE

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This Summer Feeling (2015): locandina

Una scomparsa improvvisa che crea il vuoto, ma poi riavvicina i superstiti e li porta ad approfondire la reciproca conoscenza maturando una nuova concezione dell'esistenza. Un buon film d'esordio forte di due giovani protagonisti affascinanti e molto coesi in grado di creare una alchimia contagiosa ed attraente.

VOTO ***1/2

PARISIENNE

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Parisienne (2015): locandina

La vita, i tormenti, gli amori esplosivi, in pieni anni ’90, della bella Lina, appena maggiorenne, mandata dai genitori lontano dalla tormentata terra libanese ove è nata e risiede la sua famiglia da generazioni, a studiare a Parigi, ospite presso una zia. “Peur de rien”, questo il titolo originale decisamente più azzeccato e strettamente inerente lo stato d’animo della protagonista, è un racconto di ampia ispirazione autobiografica con cui la regista libanese Danielle Arbid ci parla di stati d’animo realmente vissuti nel suo tentativo di trovare nuove aperture col trasferimento da Beirut alla capitale francese.

VOTO ***

WRONG ELEMENTS

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Wrong Elements (2016): scena

Il famoso scrittore Littell, diventato famoso con un romanzo incentrato sulle stragi naziste, cambia strumento di narrazione e passa al cinema documentandoci trent'anni di guerra civile in Uganda,e la manipolazione che ha reso assassini una molteplicità di gioventù resa in killers senza scrupoli da una mente criminale e diabolica.

VOTO ***1/2

FELICITE'

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Félicité (2017): locandina

Epopea neorealista riuscita su una cantante apprezzata di notte in un bar della capitale congolese,donna solitaria ed indipendente di giorno.Un grave incidente metterà a dura prova la capacità di tener testa ai problemi, rendendola più vulnerabile all'amore, manifesto sotto le spoglie di uno zotico, enorme, tenero amante offuscato da troppo alcol.

VOTO ***1/2

SAGE FEMME

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Quello che so di lei (2017): locandina

“Sage-femme” (titolo originale ben più significativo del titoletto italiano che tergiversa sul nulla) sta a significare in lingua francese ostetrica, ovvero la levatrice.

Tale è infatti Claire, cinquantenne molto ricercata ed apprezzata nella struttura ospedaliera in cui opera, peraltro in fase di dismissione, per questo suo dono innato di riuscire ad alleviare e a risolvere anche i parti più complicati e pericolosi.

Il confronto forzato con la diametralmente opposta Beatrice regalerà ad ognuna di esse l’opportunità di riflettere sulla propria esistenza, chiarendo ad ognuna circostanze rimaste oscure dalla crudeltà della vita, o semplicemente soffocate per cause contingenti o fortuite. Un confronto caratteriale perfettamente nelle corde di un regista intenso e sempre positivamente sperimentato come Martin Provost.

VOTO ***

PATIENTS

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Patients (2017): locandina

Il racconto fortemente autobiografico di una rinascita: uno sportivo ventenne immobilizzato a causa di un incidente ritrova la forza per tornare a camminare e la consapevolezza di rinunciare ai suoi condivisibili sogni di gloria. Un film che punta ai sentimenti più schietti senza sconfinare nell'inutile melodramma.

VOTO ***1/2

ROCK'N ROLL

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Rock'n Roll (2017): locandina

La coppia più glamour di Francia si racconta ironizzando sulla ipotetica crisi dei 40 anni di Guillaume, in crisi mentre sta interpretando il ruolo di un padre di una ventenne. Una commedia divertente, ma anche inquietante che riflette, non senza riderci sopra, sulla frenesia del rimanere giovani in eterno....anche a costo di sprofondare nel kitch.

VOTO ***

LA CONFESSION

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La confession (2016): locandina

"Il diavolo e l'acqua santa" o ancora "Il diavolo è femmina"... si potrebbe azzardare. Ma La Confession si risolve invece in una storia d'amore più concettuale che vissuta, in grado di condizionare, nel bene, una vita apparentemente ostile alla dottrina religiosa e al rito cattolico. Ottima intesa tra i due protagonisti, sexy ma senza strafare.

VOTO ***

 

 

 

 

 

 

 

 

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