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Ode a “La vera natura di Caravaggio” di T. Montanari (e L. Criscenti)
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Un viaggio in dodici puntate, nelle opere di un maestro di cui si è detto e scritto moltissimo. La rivoluzione pittorica di Caravaggio, il suo naturalismo, l’aderenza al vero, il gioco dei contrasti, la modernità. Ma anche il rapporto con la committenza e il mondo di cui amava circondarsi.” (dalla presentazione del programma sul sito di Rai5)

Pur non essendo un film né una serie di fiction credo sia davvero il caso di riservare un particolare elogio a questo documentario di ambito artistico che dovrebbe a buona ragione essere considerato sin da ora tra i rarissimi vanti della nostra recente produzione televisiva.

Il lavoro dello storico d’arte Tomaso Montanari, coadiuvato per la messa in scena dall’efficace contributo del regista/produttore Luca Criscenti, è di assoluto rilievo, non avendo nulla da invidiare a molti dei progetti di simile impianto realizzati ad esempio dalla celebrata Bbc Arts (con Simon Schama, Simon Sebag Montefiore o Waldemar Januszczak per intenderci), per cui spero vivamente verrà a sua volta venduto e apprezzato su qualche mercato estero.

Nell’arco delle 12 puntate il minuzioso racconto riesce a mantenere notevole intensità e un costante interesse persino per i non appassionati di pittura seicentesca (cosa nient’affatto scontata se pensiamo al rigore analitico/documentale adottato dallo storico), senza cedere mai al fascino e all’eterogeneità delle numerose speculazioni critiche generate dalla rinomata parabola, esistenziale più ancora che artistica, dell’immenso pittore lombardo.

La formula è quella vincente derivata dalla precedente fatica sul Bernini, e saggiamente Montanari ne preserva la coerenza narrativa evitando la più comune e pericolosa delle trappola in questo tipo di operazioni, ovverossia che l’infinita letteratura sorta intorno all’opera e alla vita del maestro possa in qualche modo deviare l’interpretazione verso un’ermeneutica più spettacolare che scientifica, più dispersiva che organica, e in taluni casi finanche aleatoria (pure qui non mancano disparate teorie complottistiche).

Montanari, forte delle sue indubbie qualità professionali, tiene la barra a dritta, glissa sulle tematiche prive di pilastri documentali (comprese quelle ormai assodate sull’omosessualità del pittore o sui compromessi a dir poco licenziosi subiti all’interno dei palazzi cardinalizie o cercati nei caotici vicoli cittadini del tempo), e con altrettanto riconosciuta abilità oratoria dispiega un’imponente mole di dati, notizie, considerazioni, quasi sempre circostanziate, basate in massima parte sulle limitate e attendibili fonti scritte attualmente disponibili, come nel caso dei biografi quasi coevi Mancini e Bellori (conosciuto per l’astio nutrito avverso il Merisi, spicca invece per le informazioni salaci e piuttosto accurate), oltre ovviamente al nume tutelare dei critici d’arte caravaggeschi, quel Roberto Longhi cui si deve la capitale iniziativa di rivalutazione primo novecentesca allargatasi poi a livello mondiale.

Montanari veste con disinvoltura i panni del "degnissimo discepolo” proseguendo e integrando da par suo quella ricerca ormai entrata nel mito.

Altra originale prerogativa del professore universitario toscano la frequente lettura, durante la narrazione, di spezzoni tratti da testi originali in lingua volgare, che tra certificati, verbali giudiziari, corrispondenze, versi poetici e frasi in prosa risuonano al nostro udito male avvezzo di un incanto e una profondità sorprendenti.

L’intesa con uno staff tecnico-produttivo di eminente valore (oltre a Criscenti, la fotografia di Francesco LoGullo e le musiche di Giorgio Giampà), capace di coniugare con sapienti movimenti di macchina e l’uso equilibrato del montaggio e della colonna sonora, il minimo dettaglio alla composizione d’insieme, l’essenzialità del gesto pittorico all'ammirazione complessiva per una poetica, concorre a darci un profilo esaustivo non solo su quanto sia stato finora accertato della vita e delle opere del Caravaggio, ma soprattutto sulla sua preminente importanza come caposcuola della modernità artistica occidentale e ispiratore ante-litteram di gran parte del suo immaginario visivo.

Se dovessi stemperare l’entusiasmo trovandovi comunque un difetto, direi che Montanari pecca a volte nel dare libero sfogo all’attualità del suo impegno civile e politico finendo per travalicare (raramente per fortuna) l’oggetto specifico del documentario.

Impiegando una scontata, seppur ineccepibile, vis polemica nei confronti di alcuni atavici e drammatici vizi nostrani, si cala in piccole parentesi fuori contesto, diremmo oggi palesemente off topic (vedi l’inserto fotografico del cadavere del povero Stefano Cucchi), difficilmente comprensibili ed appunto esportabili nell’ottica di un prodotto a evidente vocazione divulgativa di ampio respiro internazionale.

Sono infatti convinto che il programma si candidi a rivestire nei prossimi decenni carattere d’esemplarità in materia, rappresentando un punto fermo per la disamina e per successive indagini sul “maestro dell’ombra e della luce”.

Last but not least, si deve un indiscutibile plauso al finale della serie concepito dall’estro di Montanari laddove si trova a commentare lo straordinario capolavoro del “Davide e Golia con autoritratto” o più probabilmente con doppio autoritratto intergenerazionale, epitome di tutta un’esistenza e di un corpus ineguagliabile di opere (tra l’altro personalmente ad ogni contemplazione finisce per trascendere invariabilmente la sua immanenza gettandomi in un’estasi commossa e dolente).

Lo studioso porta ad epigrafe alcune meravigliose e lancinanti frasi di Foucault, estrapolate dal suo ultimo corso di studi “Il coraggio della verità. Il governo di sé e degli altri”, e con un vero colpo di genio le connette all’essenza più intima del Caravaggio, le parole del filosofo aderiscono come una seconda pelle al Merisi uomo e artista, contribuendo sostanzialmente alla magnifica conclusione di una serie documentaria da mandare a memoria.

Alla Rai esistono ancora dei fortini con il loro piccolo drappello di intellettuali e “cinematografari sconosciuti” votati alla (semi-defunta) funzione di pubblica utilità. Meritano tanto di cappello!

Le puntate (consigliatissime) sono al momento reperibili all’indirizzo: http://www.rai5.rai.it/programmi/la-vera-natura-di-caravaggio/252/1/default.aspx#Puntate

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