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Rileggere Kracauer. Note a margine per la Giornata della Memoria. Parte prima
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DA CALIGARI A HITLER. UNA STORIA PSICOLOGICA DEL CINEMA TEDESCO

1947- la Princeton University Press pubblica Da Caligari a Hitler. Storia psicologica del cinema tedesco di Siegfried Kracauer (1889 - 1966).

2017- settanta anni dopo, in piena terza età, quel testo conserva lo splendore della giovinezza, con qualche ruga che l’età consente.

 

Nel 2001, dopo decenni trascorsi tra momenti di gloria e lunghe fasi di silenzio, per i tipi di Lindau viene pubblicata una nuova edizione italiana dell’opera, corredata da un’appendice di recensioni cinematografiche degli anni venti e trenta, periodo di collaborazione del critico con Frankfurter Zeitung.

La nuova edizione, curata da Leonardo Quaresima, reca un’ampia introduzione, Rileggere Krakauer, in cui si fa il punto sulla prospettiva critica dell’autore. Le nuove strade prese dalla ricerca storiografica nella seconda metà del secolo e i mutati orizzonti della critica cinematografica hanno imposto puntualizzazioni di merito e di metodo, e lo sguardo di Kracauer, frutto del suo tempo, sembra oggi per alcuni aspetti superato.

Eppure la sua sarà sempre una voce necessaria per capire il cinema e la storia di quella parte del ventesimo secolo.

Al di là dei circostanziati rilievi fatti dal curatore dell’edizione, resta intatto il fascino di una scrittura che, con minuzia filologica e passione civile, piana scorrevolezza di linguaggio e profondità di giudizio, non alieno a tratti da sottilissima arguzia, studia il fenomeno cinema nella prospettiva ontologica di arte legata profondamente al reale, una “redenzione del reale” è la definizione, da cui emerge una conoscenza più profonda e rivelatrice della realtà stessa.

Al di là dell’impostazione socio-psicologica- afferma infatti Quaresimaquesto studio si è affermato come un testo di riferimento… Ciò che colpisce è la coerenza dell’insieme, in cui ogni aspetto di una storia cinematografica così ricca come quella weimariana trova un riscontro preciso e motivato, in cui anche gli elementi più diversi (tematico, tecnico, iconografico) si inseriscono in un medesimo quadro, contribuendo ad accrescere la saldezza e la persuasività dello stesso … Già dopo poche pagine le ipotesi avanzate si impongono e coinvolgono il lettore nella sorpresa di riscontri e conferme. Tutto si tiene e ogni parte del libro sembra sostenere le altre ”

Il cinema tedesco fra le due guerre è il nucleo dell’opera, Da Caligari a Hitler. Storia psicologica del cinema tedesco il titolo che segna i due termini estremi e indica la qualità del percorso.

Nella mente dello storico, sociologo e critico, nonché giornalista e filosofo, si è sedimentata una lunga esperienza dal vivo di un’età cruciale per l’Europa e la Germania.

La fuga a Parigi nel ’33, seguita da quella del ’41 in America, sulla scia di tanti esuli volontari dal regime nazista, gli fornì i mezzi per i suoi studi e la giusta distanza per rielaborare il suo pensiero.

L’obiettivo, una volta lontano dall’orrore, fu capire e far capire. Scoprire nel cinema le ramificazioni sotterranee dei fenomeni sociali e storici lo accomuna ad un altro genio del ‘900, Elias Canetti, che compie lo stesso percorso attraverso la letteratura e dedica la sua vita all’elaborazione del concetto di massa (Massa e potere, 1960, edito in Italia da Adelphi nel 1981) uno dei capisaldi per capire i fenomeni del ventesimo secolo.

Perché parlare di Kracauer oggi.

Fin dalla sua istituzione il Giorno della Memoria, dedicato alla Shoah, ha trovato nel cinema il mezzo privilegiato per il ricordo. Molto è stato prodotto sul tema, alcune opere eccellenti, altre meno, ma tutte strette intorno allo sterminio, con sguardo attonito, a raccontare storie.

Uniche eccezioni Lanzmann, Resnais e, ultimo, a Venezia73, Loznitsa con Austerlitz, mdp ferma davanti all’ingresso di un lager a registrare l’andirivieni dei turisti con panini al prosciutto e formaggio e chiacchiericcio incontenibile.

Lanzmann e Resnais elaborarono invece un percorso a-posteriori nei luoghi, registrando il tempo del dopo, che continua a scorrere nonostante tutto, mentre la memoria scompare.

Oggi l’esigenza che si pone è però un’altra, ed è la stessa di Kracauer, ebreo esule a New York che, partendo dal lungo lavoro di critico cinematografico iniziato nel 1921, volle sciogliere il nodo delle domande irrisolte sulla Germania pre-hitleriana e capire lo spirito dei tempi partendo dal cinema, arte a cui attribuiva un valore documentario e rivelatore eccezionale nello scoprire gli stati d’animo, i desideri inconsci, i sogni del popolo tedesco.

Al di là di alcune forzature ideologiche che gli vengono addebitate (anticipazionismo e antistoricismo che portano a nozioni di proto-nazismo non del tutto condivisibili sul piano metodologico) andando oltre una certa ambiguità che gli viene attribuita quando l’applicazione del metodo psicanalitico e sociologico sembra qua e là mancare di sistematicità, lo sguardo di Kracauer sul cinema, gli spettacoli, la vita quotidiana nella Germania del suo tempo continua a convincere e ad affascinare. 

C’è nelle sue opere (v. ad esempio Gli impiegati, ritratto della Berlino impiegatizia degli anni Trenta del secolo scorso che sembra scritto oggi) una contemporaneità ed una verificabilità che si spingono oltre le puntigliose benchè importanti questioni di metodo.

La nostra conoscenza della Germania pre-hitleriana esce arricchita da questa lettura, i film che l’autore porta a sostegno della sua tesi sono in gran parte poco noti al pubblico odierno, fatta eccezione per quei capolavori del cinema tedesco fra le due guerre che tutti conosciamo (Caligari, Mabuse, M, L’angelo azzurro ecc.)

 

locandina italiana 2016

Il gabinetto del dottor Caligari (1920): locandina italiana 2016

locandina

Il dottor Mabuse (1922): locandina

Ma essere andato a scavare in una produzione oggi ampiamente dimenticata, aver passato innumerevoli giorni a vedere e schedare film nella buia sala del Museo d’Arte Moderna di New York che gli aveva messo a disposizione un archivio sterminato, dà al suo lavoro lo stesso pregio che si dà al minuzioso lavoro dell’archeologo dedito allo scavo stratigrafico.

Egli non porta alla luce stele famose, colonne e fregi marmorei, solo piccoli frammenti apparentemente irrilevanti sparsi sul terreno, ma è attraverso quelli che si scrivono le pagine perdute di grandi civiltà.

La storia della Germania fra le due guerre è in gran parte scritta nei suoi film, che Hitler si sia o meno ispirato a loro, che si muovano o meno in ambiti autonomi non importa, la matrice è comune, l’aria dei tempi che si respirava la stessa, capire lo spirito dell’epoca rispecchiato nei suoi prodotti artistici può fornire molte chiavi per capire anche l’incomprensibile.

 parte seconda

www.paoladigiuseppe.it

 

 

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