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THE FALL – La cacciatrice e il cacciatore
di Andrea Fornasiero
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Quando è iniziata nel 2013, la coproduzione angloirlandese The Fall si segnalava per un notevole ribaltamento: al posto del solito investigatore che rischia la sua anima scrutando nell’abisso per capire le mosse dell’assassino, abbiamo trovato Stella Gibson, una detective dal comportamento spesso gelido, in apparenza molto più vicina alla sociopatia rispetto al serial killer Paul Spector, che ha una famiglia felice e lavora come assistente sociale che aiuta pazienti in difficoltà. Quindi svolge una professione di natura empatica, molto più della glaciale psicanalisi praticata dal Dr. Hannibal Lecter e sicuramente più di Stella Gibson che indaga su di lui. Per Stella il rapporto umano è qualcosa di prezioso, da difendere con le unghie e da costruire senza ipocrisie - anche con brutale schiettezza se necessario - e a cui aprirsi in momenti rari, quasi altrimenti finisse per svalutarsi. Per Paul invece un contatto socievole con gli altri è la maschera perfetta sotto cui nascondere le proprie spietate pulsioni sadiche e omicide.

Spector prova sia fascinazione sia desideri distruttivi nei confronti dell’algida Stella, che ha una forza intollerabile per la sua misoginia. Allo stesso modo Stella è affascinata dalla mente dell’assassino ma non dimentica mai che il suo obiettivo ultimo è catturarlo e sottoporlo alla giustizia, in modo da svelare una volta per tutte la sua natura malvagia al mondo. Tanto che, quando alla fine della seconda stagione si scatena una sparatoria e, insieme a vari colleghi, Spector cade ferito, lei si preoccupa soprattutto per il killer, che non vuole riesca a sfuggire alla giustizia nemmeno attraverso la morte.

La terza stagione di The Fall

È in questo preciso momento che si riapre la serie con la terza stagione, dove Spector è in fin di vita e in ospedale dovranno lottare con tutti i mezzi per salvarlo, tanto che l’intero primo episodio della nuova annata slitta in territori da medical drama. L’autore Allan Cubitt, che dalla seconda stagione è anche regista di tutti gli episodi, ha tale fiducia nei rapporti psicologici che ha costruito fra i propri personaggi da ritenere il tormento di Stella - preoccupata per la vita dell’uomo che vuole distruggere più che per la salute del collega con cui è andata a letto - sufficientemente magnetico da sostenere un intero episodio (e le puntate di The Fall durano un’ora senza sconti). La Anderson, anche producer, è avvincente nei panni di Stella, ma la rarefazione della serie, che già aveva iniziato a prendere il largo nella seconda stagione, si fa quest’anno quasi esasperante. Spector, ovviamente, non può morire sotto i ferri dei dottori nel primo episodio, quindi se pur si ritiene irresistibile il tormento di Stella lo stesso non si potrà dire delle scene in sala operatoria, che sembrano voler prolungare un’incertezza inesistente.

Quando Spector prevedibilmente si riprende, approfitta del trauma nel più banale dei modi: dicendo di non ricordare. Non potrà quindi essere interrogato sugli omicidi avvenuti nel periodo già investigato dalla detective, che si ritrova a così costretta a risalire ancora più a fondo la storia personale dell’assassino. Ma di nuovo se il percorso di Stella “alle origini del Male” è affascinante, non lo sono le scontate risposte che troverà e non lo è l’amnesia di Spector, a cui non sembra credere nessuno tranne lo psicanalista esperto in amnesia. Questi cade nello stereotipo dello scienziato che, pur di provare le proprie teorie, finisce per autoconvincersi proprio riguardo ai fatti che sarebbe invece chiamato a giudicare nel modo più imparziale e scientifico possibile. Può funzionare in una serie del tutto stilizzata come Hannibal, ma in The Fall che ha fatto la sua forza nel descrivere persino la vita di un serial killer tra varie situazioni ordinarie, questa soluzione risulta veramente indigesta.

Il finale di The Fall

The Fall insomma ha perso per strada parte dell’originalità del suo assunto e gli episodi si trascinano ora lungamente senza sviluppi molto convincenti, dove resta come unico punto di forza l’interpretazione di Gillian Anderson, lei sì davvero lucida come una scienziata e qui messa più che mai sotto pressione (dai gratuitamente cattivissimi affari interni, altro evitabile stereotipo). Stella mostra così finalmente la propria empatia nei confronti di Katie, la ragazzina morbosamente legata da Spector che vive malissimo la prigionia del suo amato e compie spregevoli azioni criminali dai risvolti molto autodistruttivi.

Nonostante i citati limiti, The Fall trova però una conclusione efficace nell’ultimo faccia a faccia tra gli speculari Stella e Paul, quando cadono finalmente le pretese e il cappa e spada processuale ed esplode invece il ferale odio tra i due. A tutto questo si sarebbe potuto arrivare prima e meglio con un bel lavoro di sintesi, forse persino compattando in un’unica annata la seconda e la terza stagione, ma per lo meno il finale lascia il segno. La serie, dice Cubitt, continuerà ma non subito (una pausa per altro non può che far bene all’autore), con l’idea di riprendere le sorti di Stella Gibson e vedere gli effetti degli anni e del caso Spector sulla sua vita.

 

Qui tutti gli articoli della rubrica CoseSerie.

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