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CASUAL - Sesso occasionale e altre relazioni
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Casual è fin qui sicuramente la più riuscita tra le serie di Hulu, servizio in streaming che aspira a sfidare Netflix e Amazon ma che ancora non ha ottenuto la visibilità auspicata in termini di pubblico e critica. Eppure Casual avrebbe le carte giuste a partire dal pedigree: la serie è sceneggiata da Zander Lehmann (figlio del regista Michael Lehmann) e prodotta e parzialmente diretta da Jason Reitman (figlio di Ivan Retiman). Insomma una produzione da dinastia regale hollywoodiana, che si muove in una sfera da cinema indie sulla borghesia losangelina. La protagonista è Valerie, interpretata da Michaela Watkins, già presente in altre serie di qualità come Enlightened e Transparent e a rafforzare il feeling da prodotto d’autore hanno provveduto, nella prima stagione, Frances Conroy (Six Feet Under) e, nella seconda, la partecipazione alla regia di Karyn Kusama, reduce dall’ottimo successo di critica di The Invitation.

Se la prima stagione si concentrava per lo più sul tema del titolo, che si riferisce al sesso occasionale, e raccontava soprattutto avventure di letto, nella seconda annata l’interesse si espande verso altre sfere della vita privata, dall’amicizia fino alla morte. La prima parte della stagione vede infatti Valerie realizzare di essere senza amici, tanto da decidere di frequentare la psicologa che occupa lo studio accanto e il suo giro di conoscenze. In questo modo Casual affronta le relazioni tra persone adulte della Los Angeles abbiente e istruita, alle prese con semplici giochi di società che portano però alla luce una serie di insofferenze ed egocentrismi. Contemporaneamente la figlia Laura, cacciata da scuola per via dello scandalo sessuale dell’annata precedente, sceglie di continuare la propria istruzione insieme a un gruppo di studenti, le cui famiglie organizzano privatamente l’educazione con diversi docenti. Un ambiente dunque più familiare, dove Laura fa amicizia con una compagna di classe – che vorrebbe però una relazione diversa – e con un ragazzo malato di cancro e destinato a pochi mesi di vita.

Attraverso quest’ultima relazione la serie passa ad affrontare il tema della morte, che per Laura assume un’aura romantica. Figlia di genitori divorziati non riesce a immaginarsi coinvolta in una relazione che non si risolva in un fallimento, mentre l’idea di una storia d’amore che rimanga cristallizzata nella sua fase più felice - seppure per via della morte del partner - ha su di lei un fascino irresistibile. Se la dovranno inoltre vedere con la morte anche Valerie e suo fratello Alex (il terzo protagonista della serie), che si ritrovano a dover affrontare il progetto di eutanasia del padre.

Alex si ritrova poi coinvolto con una vecchia fiamma e deve lottare (contro il Pete di Mad Men Vincent Kartheiser) per conservare la propria azienda. Su quest’ultimo versante la serie risulta però assai carente e non c’è mai la sensazione che il benessere della famiglia sia a rischio. Casual racconta un’America ben lontana dalla crisi economica e che vive senza serie preoccupazioni di spesa e di guadagno, ma a differenza per esempio di Transparent, dove lo sguardo di Jill Soloway è tagliente come un bisturi, Casual osserva i suoi personaggi con divertita complicità, dileggiandone le stranezze senza mai attaccarne la condizione privilegiata. Un peccato considerato che proprio Reitman ha dato il suo meglio al cinema con un film su un tagliatore di teste aziendale, mentre qui ci si limita a criticare come le aziende si divorino a vicenda senza considerare affatto che ne è dei loro dipendenti.

Per quanto insomma Casual abbia allargato il proprio sguardo per abbracciare altro oltre alle scorribande più o meno erotiche dei suoi protagonisti, rimane ancora il ritratto di un mondo chiuso in una bolla dorata, dove i principali problemi sono nevrosi più o meno buffe e genitori assurdamente invadenti. La serie, pur se spesso piacevole, ben diretta e ottimamente interpretata, risulta in ultima analisi un po’ inconsistente. Non si tratta certo dell’unica comedy americana con questi limiti, anzi è molto più raro il contrario, ma trattandosi di Reitman era lecito aspettarsi di più. A ogni modo il finale della stagione presenta un cambiamento di status quo che, nella già confermata terza annata, potrebbe includere in Casual anche un mondo forse meno spensierato.


Qui i precedenti articoli della rubrica CoseSerie.

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