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Svolte e Deviazioni: Lino Banfi
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Questa piccola rubrica è riservata a quegli attori o registi o “altro”, che hanno cominciato la propria carriera, o devono il loro successo, ad un genere cinematografico specifico e che poi hanno deviato improvvisamente verso un altro.

Alcune volte per scelta, altre per opportunità, altre volte ancora perché è la vita che comanda svolte importanti. Si guarda al passato sempre con una certa nostalgia e i cambiamenti fanno sempre un po' timore, ma è sempre meglio il “prima”?

Dedico questo post ad una mia “deviazione” personale: Lino Banfi.

Una delle mie numerose debolezze è ridere in maniera sconsiderata ai suoi film sul Commissario Lo Gatto, piuttosto che quando è Oronzo Canà, l'allenatore nel pallone. Per quanto mi riguarda Lino Banfi era decisamente meglio prima... ma diamo uno sguardo alla sua carriera.

Generalità:

-Nome: Pasquale

-Cognome: Zagaria

-Nasce ad Andria (Puglia) il 9 Luglio 1936

-Stato civile: sposato nel 1962

-Figli: 2: Walter e Rosanna.

-Lavoro: attore comico conosciuto con il nome di Lino Banfi.

Lino Banfi comincia la sua carriera nel dopoguerra, trasferitosi a Milano si cimenta come attore di cabaret e della rivista. I suoi sono personaggi caratteristici pugliesi, che l'attore riproporrà poi successivamente negli anni. Dopo anni di gavetta riesce a partecipare ai primi programmi televisivi di varietà, ma il primo vero successo personale lo ottiene grazie allo “scopritore di talenti” per eccellenza: Renzo Arbore e il suo programma “Speciale per voi” del 1969.

Il cinema negli anni '60 per Banfi è solamente fatto di comparsate accanto ai comici di successo di allora come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, sempre come spalla mai come vero protagonista.

Sono gli anni '70 a consacrarlo al successo del grande pubblico e del botteghino. Il primo film da protagonista è una commedia che cavalca l'onda dei poliziotteschi che vanno tanto di moda in quegli anni. Banfi non interpreta un commissario “cazzuto” ma un semplice brigadiere: “Il brigadiere Pasquale Zagaria, ama la mamma e la polizia”-1973 di Mario Forges Davanzati.

Lino Banfi riscuote un successo immediato da parte del pubblico che in quegli anni difficili ha voglia di ridere spensieratamente nelle ore di svago che il cinema propone.

L'Italia cinematografica negli anni '70 ha una doppia faccia: quella del cinema d'autore, del cinema impegnato e quello del cinema più popolare.

Nascono i western spaghetti, i poliziotteschi, i gialli all'italiana, e la commedia sexi. Banfi (insieme ad Alvaro Vitali, Renzo Montagnani e Lando Buzzanca) è senza dubbio uno dei portavoce ufficiali di questo ultimo genere. Affiancato sempre a donne bellissime, Banfi è l'amante per antonomasia, il professore guardone, il marito cornuto, il politicamente scorretto, il colonnello “arrapato”, tutti personaggi sempliciotti, protagonisti di storie senza vere trame, se non l'unico obbiettivo di mostrare qualche bel fondoschiena e qualche scollatura provocante.

Eppure Banfi riesce nonostante tutto a farsi notare per alcune battute che negli anni rimangono poi dei veri e propri cult. L'accento marcatamente pugliese e la simpatia dell'attore riescono a far superare quella che può essere la prima impressione volgare che certi film provocano. La commedia sexi ha vita breve (per fortuna?), per molti “attori” e “attrici” è la fine dei lavori e i loro volti, i loro nomi e qualche altra cosa finiscono nel dimenticatoio. I film della commedia sexi hanno fatto fare i soldoni ai produttori di cassetta (come si suol dire), che hanno però lo sguardo lungo su chi può ancora dare qualcosa a livello di incasso cinematografico. Lino Banfi ha dalla sua non solo la gran simpatia e il dialetto pugliese accattivante che strappa sempre una risata, ma ha soprattutto alle spalle la grande scuola del varietà dell'avanspettacolo, dove la spalla era un personaggio indispensabile per far funzionare il comico. Banfi affianca così “mostri sacri” del botteghino come Renato Pozzetto e Paolo Villaggio che negli anni '80 spopolano con le loro commedie mantenendo però una propria personalità ben distinta senza mai cadere nell'ombra. Contemporaneamente gira come protagonista alcune commedie riuscite che confermano la sua capacità ad entrare nelle grazie del grande pubblico.

 

Lino Banfi all'inizio degli anni '80 gira anche 4 o 5 film l'anno, quasi come se l'attore pugliese sapesse di dover fare la formichina per tempi peggiori.

Negli anni '90 le cose cambiano per i comici italiani, la commedia così come era conosciuta pare non andare più bene. Dalla televisione arriva una comicità differente che taglia fuori completamente quelli che erano stati i punti di riferimento conosciuti. Banfi che fa? Torna in tv, prima con il varietà che all'inizio degli anni '90 accontenta ancora un pubblico più maturo, poi il grande successo con le serie televisive di prima serata, una su tutte “Un medico in famiglia”, che dal 1998 va ancora in onda oggi.

E' qui che Lino Banfi ha la sua vera svolta.

Imprigionato da molti anni come comico legato alla battuta volgare (ma erano poi volgari certe battute?), ai doppi sensi e al politicamente scorretto, Banfi indossa i panni di Nonno Libero.

L'accento pugliese rimane ovviamente, ma non è più utilizzato per strappare la risata o la battuta, il suo è un personaggio del quotidiano, famigliare, adatto alla prima serata. Tutti vorrebbero un Nonno Libero così in famiglia (io no!), e Banfi vive una seconda giovinezza grazie ad un personaggio così maturo. Premi, riconoscenze per l'attore pugliese finalmente accolto nei salotti e nelle cucine delle famiglie italiane senza arrossire. I padri e i figli possono ridere con Nonno Libero senza vergognarsi di guardare da un buco della serratura. La grande popolarità di Banfi come Nonno d'Italia, lo fanno riscoprire anche come attore comico nelle sue commedie più riuscite, tanto che nel 2008 Sergio Martino lo dirige ancora ne “L'allenatore nel pallone 2” sequel del più fortunato film cult “L'allenatore nel pallone” del 1984.

Lino Banfi ha dichiarato più volte che gli sarebbe piaciuto ricevere una proposta per un ruolo “serio”, in un film dei così detti “Autori”, un po' come è successo a Paolo Villaggio o a Roberto Benigni. Personalmente lo preferivo quando era il “brigadiere Zagaria” o meglio ancora il commissario Lo Gatto, per non parlare dell'immortale commissario Auricchio e la sua perla di stornello “...non sono ricchione, non sono frì frì...sono il commissario e ti faccio un culo così...”.

 

questa invece un'altra dimostrazione di comicità di doppi sensi, che a rivederla oggi fa quasi tenerezza: Lino Banfi in "Vieni avanti cretino" del 1982 di Luciano Salce.

 

 

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