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"Non dirlo al mio capo": dalla nuova fiction Rai uno sguardo sul Mondo delle super mamme
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Ieri sera su Rai 1 è iniziata la nuova fiction “Non dirlo al mio capo”, diretta da Giulio Manfredonia e che vede, tra i protagonisti, Lino Guanciale e Vanessa Incontrada. Mi soffermo subito su Vanessa Incontrada: modella, conduttrice e attrice che personalmente apprezzo... e non poco. Dopo aver recitato in pellicole quali “Il cuore altrove” (film del 2003 diretto da Pupi Avati con protagonista Neri Marcorè), “Ti sposo ma non troppo” (film del 2014 diretto ed interpretato da Gabriele Pignotta), “A/R Andata + Ritorno” (film del 2014 diretto da Marco Ponti), inizia a prendere parte a numerose fiction, nelle quali sfoggia grandi interpretazioni. Ho avuto modo di apprezzare, e rimanere positivamente colpito, dell'interpretazione di Vanessa Incontrada in una fiction (sempre trasmessa dalla Rai l'anno scorso) dal titolo “Un'altra vita”, diretta da Cinzia TH Torrini (la regista di "Elisa di Rivombrosa") e che vede tra i protagonisti Loretta Goggi e Cesare Bocci.

Sperando di non aver già assopito tutti con queste informazioni, enuncio subito quali sono le qualità di Vanessa Incontrada. Oltre al suo fascino, sa recitare veramente bene: sa far ridere ma allo stesso tempo riesce ad interpretare scene drammatiche e tristi in maniera impeccabile... con il suo sguardo, la sua espressione, riesce a far commuovere anche il “cuore di pietra” più incallito. Perciò, sinceri complimenti da boychick a Vanessa Incontrada!

 

Tornando a noi, prendendo spunto proprio dalle interpretazioni di Vanessa Incontrada sulle due fiction sopra richiamate, ho riflettuto sul tipo di ruolo che ella rappresenta in entrambe le pellicole. Sia in “Un'altra vita” che in “Non dirlo al mio capo”, Vanessa Incontrada raffigura la parte di una mamma che, per aggiunta da sola, ogni giorno deve accudire i suoi figli, aiutarli nei loro numerosi problemi e vicissitudini, lavorare come una stacanovista (termine che deve il suo nome ad Aleksej Stachanov, lavoratore sovietico che si guadagnò la copertina del Time per il suo svolgimento prolungato e l'impegno che ci metteva nel lavoro) ed occuparsi della casa. Insomma... quella che noi oggi chiameremmo una super mamma. Nel cinema tutto questo viene rappresentato bene e Vanessa Incontrada interpreta egregiamente il ruolo della super mamma, ma... quanto di realistico c'è in questo? Rappresenta una visione distorta e fuori dalla realtà? Ebbene, cercherò di rispondere oggettivamente a queste domande, partendo dal presupposto che, non potendo dire la mia esperienza personale (in quanto BOYchick), mi affiderò ai numeri. Che ci dicono i numeri? I numeri non ci dicono nulla di buono purtroppo: a fronte di un mercato del lavoro sempre più in crisi, essere madre di certo non aiuta. Solo una donna su tre in Italia lavora se ha due o più figli, e la possibilità di trovare lavoro dopo una gravidanza non è molto alta. Infatti, a fronte di un mercato del lavoro che chiede sempre più flessibilità, riuscire a combinare lavoro/figli/casa è un'impresa veramente difficile. Senza ricadere in lunghi e “inutili” polemiche (esse sono utili, ma a chi frega del pensiero di un boychick qualunque?), mi limito solamente ad evidenziare un paradosso: i tg e i mezzi di informazione, sottolineano il fatto che in Italia (così come anche in Europa) non si fanno più figli e che fra qualche anno il numero di anziani sarà elevatissimo, quasi a farci sentire in colpa... ma dall'altro lato si richiede sempre più flessibilità e un impegno devoto alla carriera. Non so voi, ma a me sembra proprio un ossimoro, una paradosso.

A questo punto mi sono chiesto: “Il cinema sta facendo, o può fare qualcosa in tal senso?” “Fiction simpatiche come quella di ieri che messaggio ci lasciano?” Personalmente credo che il cinema possa fare molto, per questo sicuramente dovrebbe smettere di illudere le persone. A chi non piace sognare? A chi non piacerebbe avere un quadretto familiare felice come quello che vediamo nei film americani?... Le cose non stanno così purtroppo: riuscire a lavorare otto ore al giorno, avere il tempo di risolvere i problemi ai figli e agli estranei, occuparsi della casa, è pressoché impossibile. E ritengo che vedere film nei quali ciò avviene possa far credere allo spettatore di essere un incapace, di essere un inetto, per dirla alla Gabriele D'Annunzio... anche se io sono più per la visione di Italo Svevo riguardo l'inetto: non un incapace, ma bensì un eroe, capace di sottrarsi ai meccanismi perversi della società. Il cinema invece, che risposta fornisce in merito a questo? Meglio sognare e illudersi, o rassegnarsi ma stare con i piedi per terra? A questa domanda, lascio rispondere Robin Williams e Leon Pownall, riportando il loro dialogo (con le due differenti visioni) tratto da uno dei miei film preferiti, “L'attimo fuggente”. In una scena, il Professor Keating (interpretato da Robin Williams) e il Professor McAllister (interpretato da Leon Pownall) hanno un confronto di idee in merito all'educazione dei ragazzi e le loro aspettative per il futuro. Il Professor McAllister dice: “Mostratemi un cuore non contaminato da folli sogni e io vi mostrerò un uomo felice”, mentre la risposta di John Keating fu: “Ma solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi. E' da sempre così e così sarà per sempre”. Queste due risposte sono più che pertinenti alla domanda di prima, la verità assoluta non c'è, sta ad ognuno (come giusto che sia) avere una propria opinione in merito. Una cosa è sicura però: sono tantissime le madri che in Italia si trovano a dover lavorare e occuparsi della famiglia (nonostante le mille difficoltà) e sono altresì tante le madri che non riescono a trovare lavoro in quanto non riuscirebbero a fare tutto, oppure semplicemente i datori di lavoro preferiscono rivolgersi a chi mostra flessibilità completa. Per esempio, tornando alla ficiton di ieri sera, il protagonista Lino Guanciale (che rappresenta Enrico, un avvocato) fa intendere che non vuole avere segretarie con bambini, poiché i figli sono poi causa di ritardi sul lavoro, distrazioni, richieste di permessi... Certamente è un film, ma nella realtà è una cosa che accade con grande frequenza.

A fronte di tutto ciò, ritengo che il cinema, in quanto strumento che ha il potere di sensibilizzare l'opinione pubblica più di altri mezzi di comunicazione, dovrebbe presentare più spesso storie di mamme alla dura ricerca di un lavoro e delle mille difficoltà che incontrano nel trovarlo. Però, a differenza di cosa spesso accade, non ci dovrebbero essere i soliti “happy ends”, poiché nella vita reale così non è. In particolare, il cinema italiano ha dei grandi registi: bravi, scrupolosi e soprattutto coraggiosi. Mi piacerebbe vedere sul grande schermo un film di qualche regista, famoso o no, che presenta, in tutta verità, la storia di qualche madre e delle numerose difficoltà che incontrano nella vita di tutti i giorni per mantenere i loro figli e tutti i sacrifici che fanno. Perchè trovare lavoro oggi è dura per tutti, in modo maggiore se si è madri. Un bel film che presenta questi problemi non sarebbe male.

 

Comunque, l'inizio della fiction di ieri mi è piaciuto e spero che non mi deluderà nelle puntate a venire. Ciò mi ha confermato una cosa che penso da tempo, vale a dire che il cinema italiano riesce a dare il suo meglio con le fiction più che con i film, ma questa è solo una mia impressione.

Poiché fra due giorni è il primo Maggio, dedico questo post a tutte le super mamme e a coloro che non lavorano o in questo periodo si trovano in difficoltà, con la speranza e l'augurio che arrivino presto tempi migliori.

 

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo e auguro a tutti un buon proseguimento e un buon cinema!

 

 

 

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