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considerazioni di un fruitore di immagini televisive: ricordi, delusioni, conferme.
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i ricordi sono strani. rivedendo un pò di tempo fa "edward mani di forbici", l'ho dovuto sospendere perchè mi infastidiva. l'ho trovato irritante nonostante in giovinezza consumai la videocassetta a furia di rivederlo. è successo altrettanto con due film di salvatores "mediterraneo", ma soprattutto "puerto escondido" che mi ha fatto chiedere cosa mai ci trovai all'epoca di così interessante e piacevole. recentemente ho visto "quando la moglie è in vacanza", "ad ovest di paperino", "i predatori dell'arca perduta", "sinfonia d'autunno" e "la paura mangia l'anima". in un arco di tempo che va dal 31 agosto al 29 di settembre. ho visto altri films e soprattutto un pò di serie televisive americane.

Tom Ewell, Marilyn Monroe

Quando la moglie è in vacanza (1955): Tom Ewell, Marilyn Monroe

il film di billy wilder è quello che ha retto meglio nel corso del tempo. un film del 1955 non può essere per un giovincello nato nel 1971 un film dell'infanzia, anche se poi è vero. io ricordo di averlo visto da sempre. in casa mia hanno sempre amato ridere davanti alla tivì. i film di don camillo e peppone, totò, le commedie italiane del tempo d'oro, louis de funes... rivisto un mesetto fa più o meno mi piacque esattamente come ricordavo che mi era piaciuto quando ero più giovane. ha retto nel tempo l'incanto di quell'estate ricreata in studio in cui tom ewell sogna tanto e si ritrova marylin monroe nuda che tenta inconsapevolmente e maldestramente di ucciderlo con un vaso di pomodori. l'uomo qualunque che si ritrova tra le mani il sogno dell'uomo medio(se stesso) ma non lo inquina con un affrettato adulterio per amore della famiglia. quindi, ricordato come capolavoro, lo rimane a pieno titolo. ritmo sostenuto e dialoghi fulminanti quasi tutto in interni. e poi il mito marylin.  

un altro mito, americano pure questo, nel titolo di un film italiano. esordio cinematografico del gruppo comico "giancattivi". lo ricordo con affetto, purtroppo sbiadito dal tempo. lo ripesco e lo rivedo e i primi 40 minuti almeno sono travolgenti. spesso e volentieri devo riavvolgere per riascoltare i dialoghi o le battute. 1982 e sembra di parlare di un altro secolo. estate anche qui e tre giovani che vagano alla ricerca di non si sa bene cosa. diretti forse ad ovest di paperino, verso un'isola che non c'è, basta che non sia lì e in quel momento. alla fine della visione non sono per niente deluso, anzi una sorta di malinconia mi pervade per quei tre ragazzi che forse diventeranno amici, ma che per il momento non lo sono, che s'incamminano in una notte che inevitabilmente diverrà un altro giorno esattamente come quello trascorso.

"i predatori dell'arca perduta" è legato ad un preciso momento. ero ragazzino era estate e in giro per cervia, facevano bella mostra di sè i manifesti del film. di prossima visione. mio cugino bramava di vederlo. avrei voluto anch'io, ma l'avrei visto solamente molti anni dopo in televisione. l'archeologo-avventuriero mi è sempre piaciuto. poi nonostante harrison ford sia invecchiato veramente molto male, all'epoca era un bel tocchettino di manzo mica male. me lo sono voluto rivedere di recente dall'inizio alla fine e devo dire che non mi ha per nulla soddisfatto. cosa si era inceppato nel meraviglioso parco divertimento a soggetto ideato da spielberg?... un ingranaggio troppo arrugginito?... una sceneggiatura fantasiosa benchè basata su fatti reali?... l'azzeccata idea di rendere pop la bibbia e oggetto da gadget l'arca contenente le tavole di mosè?..... credo che ad infastidirmi sia il fatto che non sono stato più disposto a salire sulle montagne russe ideate dal regista dè "lo squalo" e di conseguenza tutto il parco giochi si è dimostrato per ciò che era... impalcature e ingranaggi e facciate finte. il sogno è crollato quando ne ho scoperto "l'inganno". 

locandina

La paura mangia l'anima (1973): locandina

 se il film di fassbinder appartiene indelebilmente ad una visione scolastica quando ero alle superiore tra le risatine dei compagni e le insistenze della prof. di tedesco(che ancora oggi ringrazio) a tacere e seguire il film in lingua originale sottotitolata, dandomi la possibilità di scoprire un autore, un mondo e un modo di fare cinema a me totalmente sconosciuto all'epoca, 

 il film di bergman invece appartiene ad un ricordo ben più generale legato ad un periodo di scoperta più lungo. di bergman ricordo la visione pomeridiana per diverse domeniche invernali, di "scene da un matrimonio"; su raitre. entrambi rivisti dopo svariati anni, comprati in dvd di recente. mi sono piaciuti entrambi, ma di entrambi avevo un ricordo per certi versi sbagliato. il confronto-scontro di "sinfonia d'autunno" è per certi versi un horror splatter in cui i sentimenti di rancore sepolti per tanti anni riemergono prepotentemente con l'intento di distruggere e far soffrire la fonte della propria sofferenza. un finale per niente lieto, si parla in camera e quindi al regista, al pubblico come in una seduta psicoterapeutica, ma si ha la netta terrificante sensazione che tutto quell'orrore alla fine non sia servito assolutamente a niente, se non a reiterare all'infinito, l'incontro-scontro iniziale, come se non fosse mai avvenuto; semplicemente rimosso. fassbinder mi ha sorpreso invece come ha affrontato un dramma come quello dell'integrazione, quasi rimuovendolo con la distaccata freddezza dei piani fissi e silenziosi. un melodramma rinsecchito dove anche le emozioni più strazianti sono interpretate con un'apatia quasi robotica. i muri scrostati, le vernici sollevate, le prese molli, gli arredi poveri sono la mancanza di empatia con gli altri e con se stessi. è solo il vile bisogno che rende l'egoismo asservito ad uno schifoso sorriso di facciata. "la felicità non è sempre divertente" recita una frase all'inizio del film. i ricordi vanno trattati con cura e non darli per scontato.

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