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Il Semaforo - Numero 48
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Charles Redon, Mathilde Froustey

In California (2015): Charles Redon, Mathilde Froustey

 Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. 

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In California: Spesso per realizzare documentari si cercano argomenti di grande spessore o personalità note da raccontare, dimenticandosi quanto eccezionale possa essere la banalità dell'esistenza quotidiana. Fortunatamente non è il caso di Charles Redon, che seguendo la sua unione con la ballerina Mathilde Froustey ha tirato fuori un documentario che sa di dramma per temi e toni. 

 

Truth: Il Festival di Roma, tornato nelle mani della direttora Piera Detassis, si appresta a svelare la sua lineup il prossimo 29 settembre. Intanto, sappiamo che l'apertura sarà affidata a Truth di James Vanderbilt, sceneggiatore di Zodiac e The Amazing Spider-Man passato dietro la macchina da presa. Ambientato nel mondo del giornalismo (più precisamente sullo sfondo dello scandalo che coinvolse le news della CBS nel 2004 per le investigazioni sul servizio militare dell'allora presidente Usa George W. Bush), Truth vanta un cast di prim'ordine: attesi sul red carpet Cate Blanchett e Robert Redford, affiancati da Elisabeth Moss, Topher Grace e Dennis Quaid.

 

Orson Welles: Mentre Roma è pronta con la sua lista di film, Torino si porta avanti e lancia in rete il manifesto ufficiale della prossima edizione del TFF. Protagonista del poster è Orson Welles, a cui il festival dedicherà anche una mini rassegna proponendo tre diversi suoi titoli.

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Firenze e gli Uffizi: I documentari d'arte portano al cinema nei due giorni in cui vengono proiettati un pubblico appartenente alla classe medio-alta. Veri fenomeni di costume, arrivano anche a superare il milione d'euro di incassi con produzioni spesso di matrice inglese. Il prossimo 3 novembre, invece, assisteremo al primo prodotto interamente realizzato in Italia e concentrato sull'arte rinascimentale fiorentina. Firma SkyArte.

 

Night and Fog in Zona: Wang Bing è uno dei più apprezzati documentaristi orientali. Il suo mondo, dentro e fuori dagli schermi, è fatto soprattutto di silenzi che lasciano parlare le immagini. Per la prima volta, però, il cineasta ha deciso di raccontare la sua arte e di raccontarsi per un documentario diretto dal critico cinematografico Sung-il Jung e presentato in questi giorni al Busan Film Festival. Invitiamo Enrico Ghezzi ad acqustarlo per Fuori Orario.

 

Sentence Me Guilty: Eutanasia. Dolce morte. Argomento tabù. Non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, pochi sono i film che tentano di affrontare l'argomento (dal nostro Exit a La vanité, si contano sulle punte di due mani i titoli dedicati alla questione). In Cina, però, Liang Sun ha trovato il coraggio per portare in scena una storia il cui perno centrale è l'assassinio di una madre sulla figlia malata terminale. Si spera, prossimamente, al Far East.

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American Guinea Pig: Bouquet of Guts and Gore: Dietro al titolo che fa riferimento alla faccia di uno degli animali domestici più diffusi (il porcellino d'India), si nasconde un truculento film horror con protagonista di ragazze seviziate da un gruppo di cineasti gore, amanti degli snuff movie. Ci si chiede a chi giovi tanta violenza gratuita. Qualcuno dirà che è un genere che proprio noi italiani abbiamo reso popolare: sì, verissimo... ma esiste un limite a ciò che è sopportabile (a confronto il divieto VM18 imposto a The Green Inferno fa ridere).

 

Elstree 1976: Manca poco a dicembre, a quando il nuovo capitolo di Guerre stellari planerà nei cinema di tutto il mondo. Nell'attesa i Luke Skywalker di tutto il mondo possono consolarsi con il documentario firmato da Jon Spira (presentato in pompa magna ai festival di Londra e Sitges), che indaga sul primo capitolo del 1976. Il risultato però non è dei migliori: chilometri di chiacchiere e nessuna curiosità fondamentale soddisfatta, dato che a parlare sono solo alcune delle innumerevoli controfigure assunte ai tempi da George Lucas.

 

NotFilm: Raccontare un film venuto male a distanza di 50 anni dalla sua realizzazione. Nasce da questa basilare premessa il lavoro di Ross Lipman, teso a ricostruire l'atmosfera non certo serena dietro le riprese di Film, del 1965, interpretato da Buster Keaton. La sceneggiatura su cui Keaton lavorò era l'unica firmata da Samuel Beckett per il cinema. A chi giova la narrazione se nessuno dei due grossi nomi coinvolti può ribadire la loro posizione? Ci si limita di conseguenza a prendere con le pinze i vari resoconti contraddittori...

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Proj, Rock the Kasbah, L'opera della mia vita: Dunque, X Factor, Amici, Tu si que vales, Italia's Got Talent The Voice, non vi bastano? Bene, i talent invadono anche il cinema con titoli costruiti su misura. E, se credete che sia una tendenza tutta occidentale, vi sbagliate. Spopolano persino in Corea del Sud. Una vera e propria invasione (narrativa). 

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Shion Sono: Shion Sono is the new Takashi Miike. Sono ben 5 i titoli datati 2015 già pronti e a essere firmati dal regista, sceneggiatore, scrittore, compositore e attore, giapponese. Alla veneranda età di 53 anni, Sono spazia dall'adattamento manga all'action sanguinolento senza farsi mancare il titolo esistenzialista. Considerata la diversità delle opere, che aspettano i nostri distributori a sdoganare Sono nelle sale italiche? A tal proposito, sovviene come l'interessante Himizu sia chiuso da qualche parte nei cassetti della Fandango, che lo acquistò durante il festival di Venezia 2011 facendolo poi scomparire (insieme a Life Without Principle di Johnnie To e Café de Flore di Jean-Marc Vallée). 

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