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La piccola posta del cuore di Maghella (9)
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Maghella come “Donna Letizia”, come “Natalia Aspesi” o meglio ancora come “Lady Eva” di Franca Valeri in “Piccola Posta” -1955- di Steno.

Cosa sarebbe successo se Jack Torrance (Shining), Cora (Il postino suona sempre due volte), Gilda (Gilda), il porfessor Humbert (Lolita) e tanti altri avessero avuto la possibilità di scrivere ad una piccola rubrica de “La posta del cuore”? Forse si sarebbero evitati molti finali tragici di tanti film. Nessun suicidio, nessun omicidio, forse solo qualche bisticcio domestico. Questa sarà la rubrica de “La posta del cuore di Maghella”, che risponderà a tutte le lettere dei nostri eroi cinematografici in crisi.

Buongiorno signora Maghella,

mi chiamo Sophie e sono analfabeta. Non so né scrivere né leggere, perciò non so davvero per quale strana magia possa riuscire a scriverle in questa rubrica.

Non sono mai riuscita ad imparare, nemmeno da bambina a scuola. Ho subito smesso dopo pochi giorni di frequentazione perché i compagni mi prendevano in giro, e la maestra mi intimoriva facendomi rinchiudere maggiormente nel mio mutismo. Ho anche provato a cimentarmi da sola, utilizzando appositi libretti con gli alfabeti. Ma per me rimane tutto troppo complicato e faccio smorfie e versi che mi fanno vergognare.

Da qualche tempo ho cominciato a lavorare presso una famiglia benestante come donna di servizio. Sono molto brava a mantenere in ordine le case. Sono precisa, onesta, brava in cucina. So rammendare, lavare e smacchiare, stirare alla perfezione. Non mi stanco quasi mai. Purtroppo queste persone hanno sempre troppo da fare, e hanno la brutta abitudine di lasciare i biglietti scritti.

Liste della spesa, indirizzi dove andare a ritirare la roba, suggerimenti per la cena, commissioni dell'ultimo momento, tutte cose che saprei svolgere in pochi minuti, ma che per comprenderle sulla carta mi ci vogliono delle ore.

Fino ad ora sono riuscita a nascondere questo mio handicap fingendo problemi con la vista, distrazioni, perdite dei fogli... ma sinceramente non so fino a quanto potrò durare con questa sceneggiata. Odio quando mi guardano con quegli occhi di commiserazione, quando mi scrivono le cose sotto gli occhi e me le mostrano con noncuranza dicendomi “mi raccomando, non scordartelo questa volta!”.

Da qualche settimana ho conosciuto Jeanne, la postina del paese. Lei è diversa da tutti gli altri, non le importa se sono analfabeta, le piaccio così come sono. Apprezza quello che so fare, le piace stare con me, la mia compagnia. Lei dice che non è giusto che dorma in una soffitta fredda d'inverno e calda d'estate. Che ho diritto al mio giorno libero durante la settimana. Che non devo accettare i loro vestiti dismessi. Che non devo essere sempre disponibile ad ogni loro comando. Jeanne mi ha aperto gli occhi. Mi ha raccontato che la famiglia dove lavoro non è così perfetta come fanno credere. La padrona ha fatto le corna al marito più volte. La figlia è incinta. Il marito è forse impotente... Loro senza di me non saprebbero farsi da mangiare. Non terrebbero la casa in ordine, non troverebbero le loro cose. Le loro cose – ha detto Jeanne – dovrebbero essere le mie.

Vogliamo scappare. Io e Jeanne scapperemo presto da questo mondo che non ci capisce e che non capiamo. Ma prima voglio prendermi ciò che mi spetta. Non so ancora come... ma lo prenderò.

Con me la saluta anche Jeanne. Appena troviamo il posto giusto per noi le daremo nostre notizie. Credo che ci amiamo.

Sophie.

 

Cara Sophie (e Jeanne),

Mi chiedo se la magia che le ha concesso di scrivermi la sua lettera durerà abbastanza per farle leggere anche la mia risposta. Mi auguro di sì. Sono molto preoccupata per lei. Convivere con un segreto come il suo non deve essere stato semplice, e mi immagino che aver incontrato una persona come Jeanne che l'ha accettata senza troppi problemi, deve essere stata una liberazione. Quello che mi preoccupa è il senso di rivalsa che ha verso i suoi datori di lavoro. Capisco la sua frustrazione nel dover far finta di saper leggere e scrivere, e accettare rimproveri ingiusti. Ma non si lasci influenzare dalla sua amica. Ora che ha gli occhi ben aperti, provi a guardarsi anche dentro. E' sicura che dovrebbe essere sua la roba di quella famiglia? Io credo che lei ha diritto a costruirsi una sua vita senza prendere quella degli altri. Ha trovato una persona che non la fa vergognare, provi a cominciare da lì. Andate lontano senza guardarvi indietro, imparando insieme un nuovo modo di parlare, di leggere e scrivere. Questo nuovo spirito glielo invidio molto, e le auguro tanta felicità.

Saluto anche io Jeanne, e spero che la prossima lettera sia accompagnata anche da un saluto di suo pugno. A presto.

 

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