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Cuccurucucu Paloma
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Sono letteralmente innamorato della canzone Cuccurucucu Paloma scritta da Tomás Méndez nel 1954 ed eseguita dal cantante brasiliano Caetano Veloso.
Tutte le volte che la sento, un brivido mi scorre lungo la schiena ed un'inevitabile commozione scioglie la mia scorza di cinico.
Tre grandi maestri del cinema contemporaneo hanno usato questa struggente canzone per commentare le loro immagini; andiamo ad iniziare:

 

In "Parla con lei" Pedro Almodovar gira una sequenza dove compare proprio Caetano Veloso che canta in versione live. Si tratta di un flashback dove il protagonista rimembra la sua bella torera - che giace in coma su un letto di ospedale - dopo essere stata incornata durante la corrida.

In "Happy Together" Wong Kar Wai utilizza la canzone per rappresentare il rimpianto per un luogo non visitato e la conseguente interruzione di una bellissima storia d'amore gay; il luogo in questione sono le cascate Iguazu in Argentina.

È la volta di Werner Herzog ed il suo "My Son, My Son, What Have Ye Done"; in questo caso non sono in grado di dare una spiegazione sull'inserimento della canzone: rimane comunque un suggestivo "climax" visivo, forse fine a se stesso...

Mi sembra doveroso inserire anche questa sequenza un po'più vintage; dal grande Robert Aldrich "L'occhio Caldo Del Cielo". Il mitico Kirk Douglas che canta Cuccurucucu Paloma al bivacco western vale il prezzo del biglietto.

Dulcis in fundo il testo della canzone:

 

Dicen que por las noches
no más se le iba en puro llorar;
dicen que no comía,
no más se le iba en puro tomar.
Juran que el mismo cielo
se estremecía al oír su llanto,
cómo sufrió por ella,
que hasta en su muerte la fue llamando:
Ay, ay, ay, ay, ay cantaba,
ay, ay, ay, ay, ay gemía,
Ay, ay, ay, ay, ay cantaba,
de pasión mortal moría.
Que una paloma triste
muy de mañana le va a cantar
a la casita sola
con sus puertitas de par en par;
juran que esa paloma
no es otra cosa más que su alma,
que todavía espera a que regrese la desdichada.
Cucurrucucú paloma, cucurrucucú no llores.
Las piedras jamás, paloma,
¿qué van a saber de amores?
Cucurrucucú, cucurrucucú,
cucurrucucú, cucurrucucú,
cucurrucucú, paloma, ya no le llores.

 

e la relativa traduzione:

 

 “Dicono che durante la notte
non se ne andò più via piangendo
dicono che non mangiava
non se ne andò più via tormentato
Giurano che lo stesso cielo
si sia straziato sentendo il suo canto
come ha sofferto per lei
e anche alla sua morte la stava chiamando:

Ay, ay, ay, cantava
ay, ay, ay piangeva
ay, ay , ay cantava
di passione mortale moriva

Che una colomba triste
di mattino presto gli và a cantare
alla casina sola
con le sue porte aperte
giurano che questa colomba
altro non sia che la sua anima
che spera ancora
che la sfortuna torni indietro

Cucurucucù colomba
cucurucucù non piangere
Le pietre giammai, colomba,
che possono sapere dell’amore?”


 

 

 

 

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