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Meridiano di sangue. Fantacasting
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Chi conosce e apprezza Cormac McCarthy non può che sperare che l’ipotetica trasposizione cinematografica di Meridiano di sangue (1985) finisca nelle mani giuste e che diventi un capolavoro tanto quanto l’originale letterario. Chi invece come me ama incondizionatamente la narrativa di Cormac McCarthy pretende molto di più. Il desiderio è quello di vedere rappresentato in bidimensione quello che ci è stato suggerito sulla carta, tra una riga e l’altra.

Innanzitutto partiamo dal tipo di film. Meridiano di sangue, o meglio Blood Meridian – ben più accattivante nel suono e nella grafia – è un romanzo molto crudele e cruento. Se ci sono aggettivi che descrivono al meglio il cinema che farei, quelli sono: disperato, spregiudicato, perturbante, avventuroso, virile, ambiguo, nero. Insomma, più o meno gli stessi che si possono utilizzare per descrivere la narrativa di McCarthy. Sono anche un ragazzo solare e particolarmente portato alla battuta di spirito, cinica e lapidaria, surreal-pozzettiana e popolaresca, ma quando vado al cinema o leggo un libro non ci sono santi che tengano: voglio emozioni forti.

Detto questo non si può fare a meno di immaginare Blood Meridian come un film violento e crudele dove l’orrore e la perturbazione non restano fuori quadro, bensì che impregnano l’immagine con la propria forza iconografica. Al tempo stesso cercherei uno sguardo distaccato e molto fotografico. Il regista dovrebbe essere il meno barocco e il più naturalista possibile. Con questo non vuol dire che non ci possa essere spazio per inquadrature o coreografie prettamente espressionistiche piuttosto che per primissimi piani leoniani, anche se l’apoteosi del dialogo epico e mitico è l’assenza di campo e controcampo, ma la presenza dei due attori nella stessa inquadratura uno di fronte all’altro. Inoltre, nell’irreversibile epoca/tendenza della forma audiovisiva breve, come gli episodi delle fiction televisive o le clip e i post del mondo veloce della rete, opterei per un film lento, dallo sguardo contemplativo e che si sviluppa in almeno due ore piene di durata. Seppur asciugato dell’inutile, il film dovrebbe saper concedersi il gusto del dettaglio come della visione d’insieme.

Ci ho pensato molto, ma non riesco a non vederci nessun’altro se non Clint Eastwood alla regia di Blood Meridian, ma visto che non sarà mai il vecchio saggio di Carmel a dirigerlo, posso fare il tifo per James Franco, più utile dietro che davanti la macchina da presa, sperando non si sia già bruciato la sua carta dopo quel short-test cassato dal produttore Scott Rudin – lo dicevo già qui //www.filmtv.it/post/31648/back-in-the-saddle-il-western-che-vedremo-ii

Scott Rudin è un produttore di successo, ma i due film dei fratelli Coen che ha prodotto e che sono ovviamente i più vicini a Blood Meridian, ovvero Non è un paese per vecchi (2007) tratto appunto da McCarthy e Il Grinta (2010) terza trasposizione del romanzo western di Charles Portis, True Grit (1968), non son venuti un granché bene. Soprattutto il film tratto da McCarthy, nonostante l’ottima interpretazione di Javier Bardém e il ritorno al grande pubblico del cazzuto Josh Brolin, non riesce a colpire. È un’operazione molto fredda. Non distaccata. Fredda. Quasi svogliata. Quindi anche i Coen credo siano fuori dai giochi, sperando che Rudin, produttore fisso anche di Wes Anderson, sia in stato di grazia quando affiderà il progetto – o sta forse aspettando che McCarthy vinca il Premio Nobel com’è giusto che sia?

Dopo aver pensato alla tipologia del film e al regista più adatto – Eastwood o Franco o anche Herzog perché no?, il suo sguardo contemplativo potrebbe essere utile, ma anche registi come Andrew Dominik o Denis Villeneuve avrebbero il piglio giusto – si passa così al succo, alla polpa saporita che ci fa fremere la notte quando il giorno dopo andiamo a vedere un film a lungo atteso – un po’ come sto facendo io aspettando Wild Horses (2015) con Duvall, Franco e Josh Hartnett che torneranno di nuovo insieme nella trasposizione di Twilight (2006), southern disperato del autore culto William Gay.

Bene, vediamo quindi chi sono i personaggi di questa storia crudele.

Il Kid. Il protagonista, guarda un po’, si chiama Kid, ed è un ragazzo del Tennessee che scappa in Texas. La sua predisposizione alla violenza lo porta a immischiarsi in lavori pochi puliti. Tra questi lavori c’è la caccia allo scalpo indiano e messicano sotto gli ordini del fine stratega Glanton. È in questa occasione che si incontra con il giudice Holden, figura centrale del romanzo. Considerando che il Kid tornerà a riunirsi con il giudice tren’anni dopo averlo conosciuto, abbiamo due Kid, uno giovane e l’altro adulto. Non credo di sbagliarmi nel indicare Tye Sheridan come il miglior attore per questo ruolo – anche se non è male la candidatura di Chandler Riggs, mentre fuori luogo quella dell’algido Kodi Smit-McPhee. Il di lui adulto invece potrebbe ben essere Jake Gyllenhaal che ha dato prova di avere una certa classe attoriale in ruoli insani. Può anche essere considerata l’alternativa Elijah Wood. Scrollati di dosso i panni dell’elfo di Tolkien, l’ormai ultra trentenne Wood s’è dato a un certo tipo di cinema, prediligendo soprattutto l’horror anche in veste di produttore. Dopo il cannibale di Sin City (2005) e il serial killer di Maniac (2012), può ben essere il desesperado Kid di McCarthy, tenendo presente che nonostante l’età preserva sempre tratti adolescenti potrebbe anche non avere bisogno di un secondo attore più maturo, ma solo di un po’ di trucco.

Il Giudice Holden. Come già detto, figura centrale e mitologica del romanzo è il giudice Holden, questo pachiderma bianco e glabro che non può non ricordare l’ossessione americana per antonomasia, ovvero Moby Dick. Purtroppo attori così se ci sono, sono pochi e magari poco idonei. Marlon Brando e John Candy non ci sono più, ma abbiamo John Goodman e John Travolta che potrebbero andare bene, soprattutto il secondo che ispira molta inquietudine da qualche decennio a questa parte.

La rete si è chiaramente sbizzarrita sulle candidature, visto l’aura mitica che pervade il personaggio che richiama figure titaniche come Achab o il colonnello Kurtz proprio di Marlon Brando, già figlio del Kurtz conradiano. Vengono fatti i nomi di John Carroll Lynch, Daniel Day-Lewis, Mark Pellegrino, Clancy Brown, Tom Hardy e Liam Neeson. Benché Carroll Lynch abbia il physique du role e l’opzione Neeson è alquanto accattivante, le altre non mi soddisfano. Credo che non bisogni cercare a tutti i costi l’aderenza estetica del personaggio letterario, ma suggerire quella pesantezza e laidità, quella viscidità e ambiguità androgena attraverso altre caratteristiche. Così il campo si aprirebbe a qualsiasi tipo di attore. I nomi più interessanti che mi vengono in mente sono Woody Harrelson, Michael Rooker, Michael Shannon, ma anche un grande vecchio come Gene Hackman che sarebbe dovuto essere addirittura Hannibal the Cannibal potrebbe rivestire quei panni con classe inimitabile. Credo comunque che la pole position, cioè Woody Harrelson sia il più intrigante e apporterebbe al ruolo del giudice Holden tutto il suo background che va da Proposta indecente (1993) e da Natural Born Killers (1994) a Verso il sole (1996) e a Larry Flint (1996), da The Hi-Lo Country (1998) fino a I maghi del crimine (2013), passando per Oltre le regole (2009), Zombieland (2009), Bunraku (2010), Hunger Games (2012), Il fuoco della vendetta (2013) e ovviamente True Detective #1 (2014).

John Joel Glanton. John Glanton è uno spregiudicato capobanda di mercenari devoti allo sterminio di indiani e messicani. Con questa scusa predano villaggi e uccidono anche civili. Manca giusto un pizzico di cannibalismo e il mostro sarebbe servito. Se non è zuppa è pan bagnato: se Michael Rooker non è il Giudice Holden è sicuramente Glanton.

Capitano White. Il capitano di una banda di invasati nazionalisti crede il Messico sia un terra senza ordine e senza padroni e che solo l’uomo bianco può governarla. Ex soldato, fanatico militarista, White conduce i suoi uomini al massacro come in una nuova Sierra Charriba (1965). Ci vedo un Charlie Hunnam dal lungo capello biondo che ricorda Custer e il Brad Pitt di Vento di passione (1994).

Louis Todavine. Un ladro di cavalli che porta scritte in fronte le iniziali della sua onta: H T, Horse Thief. Fa amicizia con il kid ed è il meno depravato del gruppo. Non so perché ma Josh Brolin non mi riesce di vederlo sadico e violento, piuttosto antieroe di razza con più ombre che luci sul modello eastwoodiano, ma non un depravato. Sarebbe il perfetto Todavine.

Benjamin Tobin. L’ex novizio della banda è l’opposto del Giudice. Si contrappongono su questioni filosofiche e sono nemici giurati. Fa anche amicizia con il Kid e potrebbe essere la parte defilata, da regista in campo, di James Franco qualora fosse anche dietro la macchina da presa.

David Brown. Un nome molto comune, per nulla pittoresco, per uno dei più violenti assassini della banda di Glanton. Porta al collo le orecchie umane delle sue vittime. Qui ci si può sbizzarrire molto, da Brad Dourif a Sid Haig, da Ben Foster a Cillian Murpy, ma credo che Dane DeHaan, tra i migliori attori di oggi e particolarmente suo agio in ruoli negativi, borderline se non proprio cattivi, sia la scelta più giusta.

Anche perché i personaggi che intervengono nel romanzo sono molti e tutti molto interessanti, con caratterizzazioni proprie tali per cui possono essere ben resi ed interpretati anche da attori di primo piano. Così ci può essere posto un po’ per tutt nel violento e selvaggio West di Cormac McCarthy: Josh Hartnett, Robert Duvall, Javier Bardem, Johnny Depp, Tom Hardy, Brad Pitt, Liam Neeson, Danny Trejo, Jon Voight, Kevin Bacon, Nick Nolte, Billy Drago, Gary Oldman, Charles Dance, Robert Englund, Willem Defoe, Michael Parks, Kenneth Welsh e David “Sledge Hammer” Rasche. Sapete qual è un gran peccato? A parte non esserci più Jack Palance e Christopher Lee, avrei trovato un ruolo sadico e laido per Richard Lynch. Già.

Colonna sonora? Bah… The Handsome Family, Brother Dege, Otis Tayor possono andare?

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