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Anni fa ho scritto una sceneggiatura, per caso, per gioco: aiutando un amico regista che aveva un bel soggetto ma si era impantanato. Non vi sto a raccontare la storia del mio/nostro fallimento (anche se meriterebbe): il film non si fece. Ma vi dico solo che al momento di scrivere i dialoghi ho iniziato a fare un gioco che non ho mai smesso di fare. Nel tentativo di pensare a cosa potessero dire dei personaggi per i quali non avevo un minimo di empatia, nel tentativo di non usare la mia voce e le mie parole, mi sono messo ad ascoltare la gente. Non semplicemente ad ascoltare il senso dei discorsi (dovrebbe essere un esercizio quotidiano e comune, dovrebbe… ), ma concentrandomi proprio sulle parole: trascrivendo mentalmente il loro parlato, osservando le frasi, le costruzioni.
Non solo. Mi sono anche e soprattutto messo a origliare per strada. Cosa si dicono due studenti delle medie sul tram? E due ragazze ben vestite al bar? E cosa si dicono due uomini che escono dall’ufficio?
Nella mia sceneggiatura mi sarebbe piaciuto che i discorsi fossero anche stati sorprendenti, che gli scambi fossero stati pieni di energia: ma man mano che andavo avanti con il mio gioco mi sembrava che la realtà pazzescamente mi smentisse. Gli studenti delle medie - origliati sul tram - parlavano di videogame e di zainetti, le due ragazze al bar parlavano di trucchi e borsette, gli uomini che uscivano dall’ufficio parlavano di macchine o di soldi.
Volevo personaggi sorprendenti, ma la realtà non lo era. Ciascuno sembrava avere dietro uno sceneggiatore che gli scriveva le battute in maniera convenzionale, consone all'identità del parlante. Provate anche voi a fare questo esercizio: guatate le vostre prede per strada, immaginate cosa potrebbero dire, avvicinateli di soppiatto, poi origliate senza farvi vedere. Raccontateci cosa sentite.

 

Pensavo a questo quando leggevo l’ultimo messaggio dello scambio che ho avuto con una utentessa che ci accusava di infarcire le pagine del sito con nudi femminili e di “lucrare” così sul corpo delle donne. Le ho risposto che mi sembrava che così non fosse, cercando di farle contare le immagini dei nostri abstract in home page per avere un parametro obiettivo. Le ho detto che non era nostra intenzione: c’è sì un articolo ricorrente che usa immagini provocatorie (o provocanti). È una scelta di chi lo fa: ne abbiamo parlato e, insomma… non siamo soliti qui in redazione imporre nulla. Cerchiamo di parlarci e di capirci.
Ma una cosa è certa: non ce ne viene nulla. Non abbiamo più traffico per questo. Non funziona così, non qui. Noi facciamo traffico solo se lavoriamo bene, se siamo utili, completi e aggiornati, se a voi piace stare qui su FilmTv.it anziché altrove. Non ci servono le tette di nessuna e se dovessero servirci, se qualcuno ce lo chiedesse, allora io probabilmente finirei per fare un altro lavoro: ci ho messo una vita a scansare i prodotti editoriali dozzinali.
Ma non c’è stato verso di spiegarsi e capirsi davvero. L’utentessa in questione si dichiarava femminista: mi dichiaro femminista anche io, se a qualcuno importa. Lo faccio con convinzione, se a qualcuno importa. Ma mi è sembrato che le sue parole fossero esattamente quelle che una femminista doveva dire, come da copione. ma poiché voglio capire davvero, vi chiedo pertanto un confronto su questo: percepite FilmTv.it come un luogo dove si esercita uno sfruttamento sul corpo delle donne? Vi è mai passato per la mente? Vi siete mai infastiditi per qualcosa del genere? Siamo in ascolto, se necessario pronti a correggere, a patto di capire. Forse parlarne, senza preconcetti, farà bene alla causa che io e la mia amica femminista abbiamo in comune. Anche se lei proprio non mi crede.

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