Espandi menu
cerca
L'Academy e la batteria: in calce a Birdman
di Database ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

Database

Database

Iscritto dal 31 gennaio 2005 Vai al suo profilo
  • Seguaci 212
  • Post 227
  • Recensioni 8
  • Playlist 32
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Se siete andati a vedere Birdman non potete non averla notata. Se non ci siete andati non potrete fare a meno di notarla. È la colonna sonora, che accompagna quasi tutto il film e che rappresenta una scelta stilistica indubbia: una batteria, sola. Anzi, spesso addirittura solo rullante, charleston e cassa. Groove molto portati, asciutti, nervosi: niente eccessi, jazz nello spirito non nella lettera.

Insieme ai lunghi e studiatissimi piani sequenza quella batteria è la cosa stilisticamente più visibile, quasi tangibile, del film di Inarritu. Segna i dialoghi, dà loro un ritmo, un impulso, e la voci sembrano quasi “rappare” sopra al ritmo.

Extra diegetica nella maggior parte delle scene, la batteria entra in scena in un paio di occasioni, inaspettatamente: in un corridoio, per strada, all’improvviso, per un attimo, appare il batterista. 

A suonarla nella realtà non è l’uomo che si intravede nella scena qui sopra, ma Antonio Sanchez, vincitore di 4 Grammy, messicano trasferitosi a NYC, che molti ri-conosceranno per esser dal 2000 quasi sempre al fianco di Pat Metheney, ma che ha suonato un po’ con tutti i grandi nomi del jazz contemporaneo: da Chick Corea a Micheal Brecker, da Charlie Haden a Gary Burton.

La storia di come Inarritu abbia scelto di usare (quasi sempre) una sola batteria è un po’ speciale, ed è anche costellata di polemiche. Perché quella colonna sonora non è stata accettata dall’Academy come “colonna sonora originale” e quindi la sua nominations agli Oscar è stata scartata.

Improvvisando

In un’intervista a "Vanity Fair Hollywood", Sanchez ha raccontato di come la proposta fattagli da Inarritu lo abbia riempito all’inizio di allegria e terrore. Figlio di un critico cinematografico e nipote di Ignacio Lopez Tarso (il cui film Macario fu il primo film messicano ad esser nominato come miglior film straniero per gli Oscar del 1960) Sanchez ha sempre molto amato il cinema e poter ora mettere la sua musica al servizio delle immagini di uno dei maggiori registi della sua nazione gli è parso una sfida e una ricompensa al tempo stesso

“All’inizio non sapevo proprio dove andare”. Ha detto Sanchez E così, la scelta è stata di seguire un metodo “classico”, comporre un brano - in questo caso puramente ritmico - per ognuno dei personaggi. Ma quando Inarritu ha ascoltato la demo con questa prima idea, gli ha detto che la cosa andava esattamente nella direzione opposta a quella a cui lui pensava. Quello che Inarritu voleva era qualcosa di molto sciolto, viscerale e jazz.

E così si è andati su una strada completamente diversa: improvvisare sulla sceneggiatura. Inarritu si è seduto davanti alla batteria di Sanchez, raccontandogli le scene, cercando di spiegare quale tipo di tensione emotiva stesse cercando in ogni dato passaggio, mentre Sanchez - raccogliendo quegli stimoli - suonava e registrava.

Attraverso tutta una serie di modifiche e di prove, che hanno incluso anche suonare alle prove degli attori e poi suonare realmente per strada, si è arrivati al risultato finale.

Questa colonna sonora non è originale

Nonostante l’eccellente lavoro sperimentale e l’ottimo risultato l’Academy Motion Picture Arts and Sciences - l’ente che da sempre assegna i premi Oscar - ha deciso di rifiutarne l’inclusione ai fini dell’assegnazione del premio per la miglior colonna sonora originale. Il motivo? La presenza all’interno della colonna sonora di altri brani di repertorio: la Pavana di Ravel, la 9a sinfonia di Mahler e la 5a e la 4a di Ciaikovskij e altro ancora. Una presenza che la Academy ha considerato di tale impatto da rendere ineleggibile il lavoro di Sanchez.

Naturalmente poi c’è stato chi ha fatto i conti: la musica eseguita da Sanchez copre in totale 29 minuti e 30 secondi, i brani di repertorio solo 17 minuti. E per di più si tratta di brani diegetici: suonati cioè nel film come se fossero ascoltati dai protagonisti.

Il lungo carteggio tra Inarritu, Sanchez e l’Academy, che trovate riassunto su Hollywoodreporter, non ha sortito effetti. E una delle colonne sonori più originali degli ultimi anni è diventata non originale per l’Academy. Che certo, da tempo, si distingue per l‘assenza di originalità delle sue scelte.

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati