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A me...codesto Roberto Benigni di ora non mi garba più!
di maghella
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A me codesto Benigni non mi vole garbà... mi spiace, sul serio! Capisco che lui, nel senso dell'artista medesimo per rispetto del popolo italiano, abbia vorsuto impegnarsi con massimo rispetto per il popolo al divino (una volta Guido)... ma proprio non mi vole garbà.

Non è più il Benigni che comprendo e che intendo, quello che pole arrivare ai cittadini cor dibattito curturale per farmi capire oggi in Italia“la donna la donna la donna... o l'omo?”. Non vole più bene a Berlinguer e non dà più il via per la rivoluzione... non parla più l'inglese che comprendo anco io - “mai mader Isolina kuk de rabbit veri gud!” -... ora l'è tutto sul divino curturale, sul senso della vita (che pare sia Bella... bah), ora la guadagna dei milioni e si fa prendere dall'estasi nel raccontare roba di catechismo... e tutti che l'ascoltano e si soddisfano, soddisfatti nell'animo e nel corpo, sessualmente parlando, anda e rianda.

A me, personalmente parlando... e non mi garba più, non mi fa più dire “quanto l'è simpatico sto Benigni”...e mi pare che mi prenda anche un po' in giro...(per non dire culo, ma voglio continuare ad essere rispettosa del popolo italiano medesimo nei giorni santissimi del Natale)... e preferivo -e lo capivo anche meglio- quando mi parlava di Abele(e) e Caino(o) in Tutto Benigni 1983.

Son passati più di trent'anni e il Benigni pare le racconti diversamente le cose... sembra più altolocato e rispettoso, ci guadagna sicuramente di più e fa bene... la curtura deve avere un prezzo e il Benigni in quanto a curtura non deve chiedere nulla a nessuno.

Ma a me garbava prima... assai prima... quando faceva le rime improvvisate in ottava rima, quando andava in bicicletta col Monni, quando cantava “Playboy” o meglio ancora quando cantava “L'inno del corpo sciolto”.

Ora pare abbia davvero assai più fortuna, per lui pare sia finito il tempo del creativo e abbia cominciato quello del curturale, di quello tosto davvero, di quello che cheta tutti e tutti mette d'accordo.

Ovviamente il tono di questo post voleva essere ironico, per ricordare un Benigni che difficilmente potrà ritornare. Un Benigni che rappresentava un tipo di Toscana che rischia di scomparire, quella delle Case del Popolo, delle piazze, delle Feste dell'Unità, dell'irriverenza, della battuta pungente, dei moccoli e delle “madonne”. Roberto Benigni è un uomo molto intelligente che è stato capace come pochi di impersonare un modo di essere e di fare tutto toscano e renderlo universale. Oggi è un'artista internazionale, amato da molti, che fa ascolti da record (e questo giustifica sempre tutto)... ma a me non mi garba più, non mi fa più ridere, non mi dice niente di particolare, non mi sembra così eccezionale come lo vogliono far apparire. Mi garbava di più quando era più “piccolo”(diavolo), più Mario Cioni, più uno che voleva raccontare anche cose divine ma in maniera più “terra terra”.

Lo preferivo quando era “di quella razza”....

"Noi siamo quella razza che non sta troppo bene, che di giorno salta i fossi e la sera le cene, lo posso grida' forte, fino a diventa' fioco; noi siamo quella razza che tromba tanto poco, noi siamo quella razza che al cinema si intasa pe' vede' donne ignude, e farsi seghe a casa; eppure la natura ci insegna sia sui monti sia a valle, che si po' nasce bruchi pe' diventà farfalle, ecco noi siamo quella razza che l'è fra le più strane, che bruchi siamo nati e bruchi si rimane, quella razza semo noi è inutile fa' finta, c'ha trombato la miseria e semo rimasti incinta."

 

 

 

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